Virtua Fighter 5 – Recensione Virtua Fighter 5

Il primo picchiaduro di nuova generazione a sbarcare su Playstation3 porta il celeberrimo marchio SEGA ed un nome altrettanto blasonato, Virtua Fighter 5. Continua così sulla console "ammiraglia" l’idillio tra SONY e il popolare brand di beat’em up 3d, creato nel lontano 1993 come arcade dallo studio AM2 del  geniale Yu Suzuki. Virtua Fighter, capostipite del genere picchiaduro 3d (VF2, basato sulla scheda Model2, fu il primo a girare a 60 frame al secondo, presentando, novità assoluta nel ’95, textures ad alta risoluzione ), dopo un glorioso passato su Saturn, Sega Mega Drive e Dreamcast., segnò nel 2001 il suo debutto su Playstation2, con il quarto capitolo ( o meglio ancora con VF4 Evolution, la sua versione "migliorata") che riscosse immediatamente grandi consensi. I Motivi di questo successo di pubblico e critica risiedono nella grafica sbalorditiva e soprattutto in un sistema di gioco rigoroso e senza sbavature. Il quinto episodio di questa fortunata serie sembra mantenere le buone premesse di VF4 Evolution, sia dal punto di vista prettamente visivo, con nuovi effetti grafici di luce e riflessi e modelli poligonali di notevole bellezza,  sia sul piano del solido gameplay.

 
Lottatore Virtuale

 Come ben si sa, il titolo AM2  si è sempre distinto nel suo genere come il più tecnico dei picchiaduro 3d, e per questa ragione è stato spesso snobbato dai casual gamers o dai cosiddetti "button-smashers": il motico è presto detto: per padroneggiare le mosse e le abilità dei lottatori, ognuno dei quali specializzato nel proprio peculiare stile di combattimento (esattamente conforme alla controparte reale), serviranno tanto allenamento ed una buona dose di pazienza. Niente mosse al limite dell’assurdo, ma l’arte marziale così com’è. Tutto questo a favore della verosimiglianza e della strategia, senza intaccare il fattore divertimento. Virtua Fighter ci ha sempre abituato a questo e il quinto capitolo non si distacca dalla tradizione, anzi presenta un ulteriore bilanciamento per quanto riguarda i personaggi. Il giocatore potrà scegliere in un roster di diciassette combattenti, di cui due nuove entrate: il messicano El Blaze, campione di Lucha Libre, e la piccola cinese Eileen, che eccelle nel Kou-ken. Il primo è agile, forte e spettacolare, mentre la seconda è caratterizzata da una rapidità impressionante con la quale riesce ad inanellare con  facilità una serie di combo fulminee o spiazzare l’avversario con improvvise schivate.
I comandi base sono schivata, pugno e calcio, ma le combinazioni disponibili sono molteplici per ciascun lottatore, che avrà, oltre ad un proprio stile, anche differenti parametri di velocità, forza, difesa ecc. , che influenzeranno pesantemente l’approccio alla lotta. del giocatore.
Le modalità di gioco vanno dalla classica sfida Arcade al multiplayer del VS, passando dalla modalità Quest (molto simile al Kumite del quarto capitolo) fino all’allenamento dei personaggi nella sezione Dojo.
Ma vediamo nel dettaglio:
L’Arcade è la modalità da sala giochi, la sfida contro la CPU lungo sette livelli, terminante , come ogni Virtua Fighter che si rispetti, nello scontro con l’inossidabile (è il caso di dirlo) Dural.
Nella VS mode invece, si potranno sfidare i nostri amici utilizzando i nostri combattenti preferiti personalizzati a nostro piacimento. Come editare il nostro personaggio? Attraverso la modalità Quest ovviamente, succosa aggiunta di questo titolo;
La Quest mode consiste essenzialmente in una simulazione dei tornei da sala giochi, durante i quali assisteremo ad una vera e propria evoluzione: una volta selezionato il lottatore, ne potremo editare nome e urlo di battaglia, personalizzarne l’abbigliamento scegliendo in una ristretta cerchia di opzioni, che potrà essere allargata  soltanto progredendo in questa modalità, e , nella fattispecie, guadagnando i soldi virtuali da spendere nell’apposito "negozio" del gioco. Fatto ciò, si sceglie una tra le otto "sale giochi" virtuali presenti, suddivise tra loro in base all’abilità dei giocatori che le popolano. Avremo così luoghi più abbordabili dove muovere i primi passi e vere e proprie "Tane delle Tigri" dove sfidare  avversari decisamente più ostici ed esperti.
Le vittorie porteranno al personaggio ricompense in denaro oppure oggetti  indossabili, oltre che gli permetteranno di salire di rango, dal decimo kyu fino ai dan più elevati: occasionalmente poi, verranno indetti alcuni tornei speciale nell’Event Arena, utili per ottenere premi più cospicui oppure oggetti più rari. Man mano che si prosegue nella quest, si possono sbloccare, oltre ai vari articoli coi quali personalizzare il look dei combattenti, vari emblemi e delle sfere: quest’ultime verranno raccolte in un portasfere in dotazione, e quanso se ne avranno conquistate sette, si otterrà un oggetto particolarmente raro.
Il Dojo è il luogo ideale dove allenarsi con le numerosissime mosse dei personaggi, dove sviscerarne le particolarità e padroneggiare le tecniche; naturale che, in un gioco profondo come Virtua Fighter, per poter sviluppare tutte le potenzialità e conoscere i segreti delle arti marziali, occorreranno pazienza e costanza. In questa modalità potremo provare e riprovare queste tecniche di combattimento (schivate, contromosse, tech roll e combo varie) fino alla  completa assimilazione , potendo optare tra l’allenamento libero e quello in cui saranno ben visibili i comandi da immettere per eseguire le mosse richieste. A differenza della modalità di allenamento di Virtua Fighter 4, ci sono delle piccole mancanze- ad esempio non potremo assistere alla dimostrazione simulata di tutte le mosse, ma solo di quelle più complesse- che rappresentano una sorta di passo indietro, sebbene non tale da inficiarne la qualità totale.
VF Tv infine è la galleria dei replay della VS mode e contiene anche alcuni filmati promozionali del gioco.

 

 Una nuova generazione di picchiaduro

Ad un gameplay ineccepibile, complesso ed appassionante, si accompagna in questo titolo di nuova generazione un comparto grafico sbalorditivo, che raggiunge l’apice nella resa dei modelli poligonali dei lottatori, in una fluidità impeccabile,  merito di un frame rate di 60 fotogrammi al secondo. Animazioni realistiche e look rinnovato per i personaggi, tra i quali spiccano per dettaglio e resa visiva proprio le new entries, per il fatto che sono stati sviluppati sfruttando la potenza di Lindbergh, l’hardware su cui è nato il coin-op , solo successivamente convertito per console domestica. Il risultato finale è comunque impressionante -tessuti, capelli, il tutto assolutamente verosimigliante- anche se, proprio volendo trovare un difetto, la pelle dei lottatori è così lucida da sembrare di plastica.
Il discorso della bellezza grafica dei personaggi non vale però per gli sfondi. Ben lungi dall’essere inguardabili, non superano nè eguagliano la qualitù dei fondali riscontrata nel quarto capitolo: nonostante siano poligonali, sono statici, ricopperti di textures in bassa risoluzione e difettano di sporadici effetti di aliasing. Esclusi i buoni effetti di riflesso e di luce visibili in alcuni stage, sono una totale delusione, in parte giustificata dal fatto che  tuttavia, l’attenzione del giocatore non dovrebbe essere distolta dall’azione tra i contendenti.
Il gioco gode in ogni sua parte della traduzione italiana, sebbene quest’ultima non sia decisamente eccellente. Nulla da dire al comparto sonoro invece, che assolve con onestà il compito di accompagnare sia le concitate fasi di combattimento che l’esplorazione dei menu e la modalità di editing.

 

 Il grande assente

 Un’assenza che si fa particolarmente sentire, è quella di una modalità online, quindi scordatevi la possibilità di mostrare le vostre abilità di lottatori a sfidanti dall’altro capo del globo; l’unica modalità che contempla il multiplayer è la Versus, nè tantomeno sono presenti classifiche o replay di altri giocatori, o contenuti scaricabili. Certo, è ben difficile portare in rete, dove il rischio lag è sempre dietro l’angolo, un gameplay rigoroso in cui ogni singolo frame fa la differenza, ma questa lacuna nella conversione PS3, diventerebbe quasi decisiva, se nel giudizio finale includessimo un paragone con la versione di VF5 per Xbox360 (in cui è previsto il gioco online).

Concludendo, ancora una volta i ragazzi dell’AM2 Studio hanno confezionato un prodotto coi fiocchi, non esente da difetti , che però scompaiono davanti alla profondità e alla meravigliosa complessità che da sempre caratterizzano questa serie. Per molti, anche se non per tutti.

 

 

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