HUAWEI annuncia HarmonyOS tra mille dubbi

Il dato è tratto: riuscirà Huawei a convincere consumatori e sviluppatori?

Huawei ha annunciato ufficialmente HarmonyOS durante una “Developer Conference” andata in scena a Dongguan di fronte a quattromila persone. Il sistema operativo sul quale il produttore cinese ha iniziato a lavorare nel 2017 – al fine di cessare la sua dipendenza da Android – punta su una filosofia completamente differente. In Cina, il software sarà noto come “Hongmeng” e verrà inizialmente implementato sulle smart tv Huawei, in uscita verso Dicembre 2019.

HarmonyOS

Cenni generali

La società afferma che il sistema operativo basato su micro-kernel, potrà essere utilizzato in qualsiasi dispositivo, dagli smartphone agli altoparlanti intelligenti, ai dispositivi indossabili e ai sistemi di bordo per creare un ecosistema condiviso su tutti gli apparecchi. Questa flessibilità totale è garantita dalla bassa latenza di I/O e da una maggiore sicurezza. Il sistema operativo verrà rilasciato come piattaforma open source in tutto il mondo per incoraggiarne l’adozione e non è stato ideato per essere un competitor di Android.

Ci sono state molte speculazioni sul sistema operativo interno di Huawei da quando Google a seguito della decisione del governo degli Stati Uniti di inserire Huawei nella famigerata “Entity List”, ha sospeso ogni rapporto commerciale con il produttore cinese. Huawei sostiene la bontà del proprio sistema operativo, ma non è chiaro fino a che punto sarebbe in grado di agire come sostituto di Android.

Huawei prevede di lanciare HarmonyOS su “prodotti per smart screen” entro la fine dell’anno, prima di espanderlo per farlo funzionare su altri dispositivi come gli smart watch, nei prossimi tre anni. Il primo di questi prodotti sarà l’Honor Smart Screen.

In una dichiarazione, l’amministratore delegato del gruppo di consumatori di Huawei, Richard Yu, afferma che HarmonyOS è completamente diverso da Android e iOS a causa della sua capacità di adattarsi a diversi tipi di dispositivi.

“Puoi sviluppare le tue app una volta sola, quindi distribuirle in modo flessibile su una vasta gamma di dispositivi diversi”

HarmonyOS

Il problema USA non sembra essere di facile risoluzione

In precedenza, non era bene chiaro se HarmonyOS fosse un sistema operativo per smartphone o per dispositivi “Internet of Things”: ora sembra che sia progettato per alimentare entrambi, in modo simile al sistema operativo sperimentale “Fuchsia” di Google, progettato per funzionare su vari fattori di forma. Sebbene il sistema operativo arriverà su differenti tipologie di apparecchiature entro i prossimi tre anni, in un comunicato stampa Huawei ha dichiarato che per il momento intende continuare a utilizzare Android sui suoi telefoni. Sorge il dubbio che si siano fatti i conti senza l’oste, perchè attualmente Google non si è ancora pronunciata in merito e, il rischio che Huawei possa non poter più utilizzare Android sui nuovi dispositivi è reale, seppur remoto. Richard Yu ha dichiarato a questo proposito che la società “sta aspettando un aggiornamento” per scoprirlo.

Non va dimenticato inoltre che Huawei è stata inserita nella “Entity List” che le impedisce formalmente di acquistare tecnologia dai produttori statunitensi anche se va detto che l’amministrazione Trump è però sembrata disposta ad allentare le restrizioni sulla società. A luglio, alti funzionari hanno affermato che l’amministrazione avrebbe concesso le licenze per trattare con Huawei nei casi in cui la sicurezza nazionale non fosse stata compromessa. A questo proposito sembrerebbe che la Casa Bianca stia ritardando la sua decisione in merito al rilascio di queste licenze a seguito della decisione della Cina di interrompere gli acquisti di prodotti agricoli statunitensi. È quindi evidente che il caso Huawei sia una pedina fondamentale sulla scacchiera della guerra USA-Cina, almeno tanto quanto lo sia in merito alla protezione della sicurezza nazionale. Non è di certo un mistero che all’interno di dispositivi di fabbricazione cinese siano stati trovati programmi spyware.

HarmonyOS

C’è più di una salita da affrontare…

HarmonyOS è ora una realtà consolidata e presentata al mondo, ma ha ancora alcuni ostacoli importanti da superare: il problema più grande è che Huawei si aspetta che gli sviluppatori ricompilino le loro App per questo nuovo sistema operativo, con la possibilità di codificare una volta sola i programmi e distribuirli su più dispositivi con diverso layout dello schermo, interazioni e altro ancora. Huawei afferma che gli sviluppatori possono compilare una serie di lingue in codice macchina in un unico ambiente, ma non è chiaro quanto sarà facile o economicamente sostenibile. In parole povere, Huawei è certa di poter costruire un ecosistema di App in grado di competere con il progetto Open Source (AOSP).

La scelta di testare HarmonyOS sulle Smart TV è di per sè azzeccata, poiché permetterebbe al sistema operativo di iniziare a girare su dispositivi che non vengono costantemente sollecitati da un utilizzo incessante, con implementazioni, modifiche e download praticamente giornalieri. Questo approccio “soft” alla nuova creatura del produttore cinese potrebbe permettere di correggere i primi bug e di portare Harmony OS ad un livello senz’altro superiore rispetto alla data di lancio. Al netto di questo processo di “shake-down” le perplessità rimangono forti: la conferenza stampa, per quanto brillante e in pompa magna, non ha affatto chiarito come Huawei pensi di approcciarsi non solo al mercato ma anche e soprattutto agli sviluppatori di App: perchè uno sviluppatore dovrebbe impiegare risorse per riprogrammare e adattare una App al fine di renderla compatibile con HarmonyOS?

HarmonyOS

La difficile lettura del mercato

Quello della “ri-compilazione” è un processo difficile e costellato da possibili imprevisti e problemi da risolvere: il software applicativo è indissolubilmente legato non solo all’hardware ma anche e soprattutto al sistema operativo sul quale è chiamato a girare. Un progetto concepito e ideato per girare su Android o iOS, potrebbe dover essere riprogettato quasi integralmente per potersi adattare in maniera funzionale ad un sistema operativo completamente diverso, destinato ad un utilizzo multi piattaforma. Decideranno gli sviluppatori di sobbarcarsi gli onori (e soprattutto gli oneri) di metter mano ai loro prodotti? Il rischio di finire nella classica spirale discendente in cui i consumatori non si fidano e migrano presso altri produttori e gli sviluppatori non lavorano alle App a causa della bassa richiesta di dispositivi, è purtroppo concreto. Se non siete convinti, avete mai provato a comprare uno smartphone Microsoft negli anni in cui iOS era il punto di riferimento e Android si stava espandendo? Quel senso di smarrimento dovuto ad uno Store praticamente deserto, rischia di tornare prepotentemente d’attualità.

Al netto delle speculazioni politico-economiche, Huawei è chiamata a dover dimostrare qualcosa non solo a chi sviluppa, ma anche e soprattutto ai propri consumatori. Il mondo hi-tech, specialmente nel comparto mobile, è cambiato profondamente rispetto a qualche anno fa e veleggiare su mari inesplorati, dovendosi fare tutto in casa, potrebbe risultare catastrofico. Al momento le nebulose sul progetto del produttore cinese sono ancora troppo dense, anche perchè molte cose non sono state chiarite: Huawei al momento non ha certezze, nemmeno dal punto di vista dell’utilizzabilità di Android.

HarmonyOS

L’unica speranza risiede nella gradualità del passaggio da Android a HarmonyOS. Dare il tempo ai consumatori di fidarsi e, allo stesso tempo, agli sviluppatori di capire il sistema operativo, potrebbe essere la scelta vincente. Rimane comunque da stabilire l’eventuale contromossa di Android: state pur certi che Google non rimarrà con le mani in mano, dovendo già fronteggiare la concorrenza di iOS. La speranza è che Huawei abbia fatto bene i suoi conti e che all’interno dell’azienda abbiano tutte le risposte che non sono riusciti a dare all’interno dei loro comunicati stampa, altrimenti il rischio di entrare a far parte della ben poco lusinghiera lista di colossi accusati di non conoscere la storia, è decisamente elevato.

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