Indiana Jones e il Quadrante del Destino – Recensione

Dopo ormai quindici anni Indiana Jones torna sul grande schermo e ancora una volta è riuscito a emozionarci e sorprenderci.

Sono passati ormai quindici anni da quando il cappello e la frusta più famosi del cinema illuminavano i nostri visi al cinema, ma Indiana Jones è finalmente tornato nelle sue avventure nonostante il tempo trascorso. Il primo grande cambiamento riguarda la regia con Steven Spielberg che ha solo fatto da produttore esecutivo insieme a George Lucas.

Il nuovo regista è James Mangold che può vantare sul proprio curriculum già film come Logan e Le Mans ’66La grande sfida vincitore di un oscar al montaggio e un altro al montaggio sonoro, in Indiana Jones il regista newyorkese  è riuscito sicuramente a non far sentire eccessivamente la mancanza di uno dei migliori registi di sempre pur senza impressionare.

Complice della buona riuscita di questo sequel è sicuramente l’intento con cui crediamo sia stato scritto: si tratta di un progetto nostalgia che sin da subito parla molto ai propri fan. Nonostante il film tenda a fare leva sui ricordi degli appassionati non poggia solo su quest’elemento, cercando di inserire nuovi personaggi e qualche nuova idea.

La prima nota positiva è sicuramente Harrison Ford che sembra non essere mai uscito dal personaggio quasi come se ormai Indy fosse una parte di lui, anche gli s

Un nuovo vecchio Indiana Jones

L’approdo ad un nuova generazione cinematografica è ovvia considerando tutti gli anni passati ma purtroppo non tutto è stato utilizzato al meglio, infatti alcuni visi in CGI su cui ci fu qualche dubbio e discussione all’uscita del trailer non sono all’altezza di un film tanto importante. Per fortuna i minuti a schermo con facce ricostruite con IA sono davvero pochi.

James Mangold è riuscito sicuramente a cogliere l’essenza d’Indiana Jones e, probabilmente anche per amplificare l’effetto nostalgia, non ne ha intaccato minimamente la classica struttura narrativa rendendo questo sequel molto appetibile per chi sentiva la mancanza dell’archeologo più fortunato del cinema. L’aspetto negativo è ovviamente la ripetitività di una narrazione già vista e parecchio vecchia.

Il regista newyorkese e il suo team di sceneggiatori hanno fatto però un lavoro eccellente con i personaggi con un’unica eccezione di cui ti parlerò dopo. Il professor Jones è stato trattato egregiamente, cadendo a volte in qualche cliché, ma senza privarlo mai della caratterizzazione che ha fatto innamorare noi fan anche grazie alla magistrale interpretazione di Harrison Ford.

Phoebe Waller-Bridge è stata la ciliegina sulla torta sia per la bravura dell’attrice che abbiamo già visto in Fleabag, con cui ha vinto Emmy, Golden Globe, BAFTA e Critics Choice Award, sia per un’ottima scrittura di un personaggio che tranquillamente sarebbe potuto essere molto scontato e dimenticabile. Non parliamo di qualcosa d’incredibile e innovativo ma di un buon lavoro.

Discorso diverso per Mads Mikkelsen che pur offrendo sempre performance stupende è stato rinchiuso in un personaggio molto limitato e classico, che forse è l’unico aspetto che potremmo definire davvero invecchiato male.

Indiana Jones e il quadrante del destino

La chiusura perfetta per Indiana Jones?

Harrison Ford ha dato il triste annuncio che tutti ci aspettavamo: questo sarà l’ultimo capitolo della saga per Indy, notizia anche ovvia considerando che parliamo di un film d’azione e ormai le primavere per l’attore di Chicago iniziano ad essere tante (pur rimanendo perfetto per il ruolo) ed essendo Indiana Jones impegnativo per ritmi e scene d’azione da interpretare.

Da precisare che anche al Taormina Film Fest(di cui trovate il programma qui) si è parlato dell’ultimo film ma con Ford, quindi non è detto che la sua eredità non venga raccolta da altri personaggi oppure da qualche reboot. Sicuramente Disney sta facendo risorgere il brand sia cinematograficamente, sia con il videogioco di cui ti abbiamo raccontato qui.

Il fatto che anche Steven Spielberg abbia speso parole al miele per il lavoro di Mangold fa capire quanto questo sia un vero e proprio film di Indiana Jones, che cerca di proseguire e dare una conclusione ai fan, orfani di una delle più importanti saghe cinematografiche partita ben quarant’anni fa e magari d’indirizzarli verso il futuro del brand.

Il film potrebbe fare fatica ad affascinare coloro che si avvicinano solo ora alle avventure del professor Jones proprio perché mantiene una narrativa non nuovissima, e con soluzioni che ormai nel 2023 sono già state viste milioni di volte privandola di quella magia ed emozione che poteva trasmettere nei primi capitoli.

Qualora dovessero esserci spin-off o eventuali sequel sarà interessante vedere come si evolverà la narrativa e i vari personaggi per cui la base è stata già costruita.

Addio Indy

In conclusione vogliamo parlare di ciò che Indiana Jones e il quadrante del destino è riuscito a trasmetterci. Purtroppo il trasporto delle scene d’azione (per quanto registicamente buone e ordinate) è calato già nel quarto film e qui continua a mancare quella tensione che le prime tre pellicole sono riuscite a regalarci, anche perché non tutto può durare per sempre.

Innovarsi non è sempre semplice e forse questa pellicola emoziona anche perché sembra un poco fuori dal tempo, affascinante ma non nell’epoca giusta. Vedere Indiana Jones in questo film può scaldare il cuore, dando l’effetto di quando si rivede un proprio parente dopo tanto tanto tempo, pur accorgendosi e un poco dispiacendosi che molto è cambiato in questi anni.

Le lacrime versate indubbiamente sono tante sia per le emozioni trasmesse dalla sceneggiatura, sia per il saluto ad un personaggio che ha accompagnato tanti fan di diverse generazioni incredibilmente distanti tra loro trattandosi di ben quattro decenni, e anche se in questo caso l’avventura ha dato meno brividi: Grazie Indy, speriamo di rivederti presto in qualche modo.

7
Il film è un tipico Indiana Jones per molte cose, simile a quello che ricordiamo. Proprio questo rischia di essere l'unico suo problema, affidandosi a un tipo di scrittura risalente al 1981 che ovviamente sente il peso dell'età e non trasmette le stesse emozioni dell'epoca. La visione è perfetta per i nostalgici, gli appassionati e le famiglie che vogliono spendere un paio d'ore abbondanti insieme e far conoscere i propri idoli del passato alle nuove generazioni.

Pro

  • Il personaggio di Phoebe Waller-Bridge è introdotto e scritto molto bene
  • Un sequel che riesce a mantenere l'anima della saga
  • Harrison Ford è Indy e riesce a dimostrarlo ogni volta che impugna la frusta
  • Scene d'azione quasi mai confuse anche se abbastanza nella norma

Contro

  • La struttura narrativa è indubbiamente vecchia e, per quanto si volesse lasciare lo spirito di Indiana Jones immutato, andava ritoccata
  • Il personaggio di Mads Mikkelsen spicca solo per la sua interpretazione
  • La scelta di utilizzare un'IA per la ricostruzione di alcuni visi non ha ripagato, apparendo come CGI non all'altezza del film
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