Incolpi i videogiochi per le stragi? Sei un razzista

La rivista Forbes ha intervistato lo psicologo Christopher Ferguson, esperto studioso della violenza nei videogiochi e dei loro effetti alla Texas A&M International University, che ha negato qualsiasi correlazione tra i videogiochi e la strage di Oslo e ha fornito un interessante punto di vista sulla vicenda.

Secondo Ferguson dare la colpa ai videogiochi violenti per le stragi compiute da un giovane maschio bianco è una forma di razzismo.

"Mi rendo conto che sia un po’ controverso affermare che quando avvengono queste uccisioni salta fuori un certo tipo di razzismo", ha dichiarato Ferguson, "[ma] quando una sparatoria avviene in una parte degradata della città, in una scuola molto popolata dalle minoranze, nessuno tira fuori i videogiochi. Quando queste cose avvengono nelle zone "bene" e nelle scuole a maggioranza di bianchi la gente inizia a dare di matto, e viene inevitabilmente data la colpa ai videogiochi. Credo ci sia una certa quantità di razzismo o ignoranza."


Christopher Ferguson


Quello che Ferguson afferma in sostanza è che i videogiochi vengano presi come caprio espiatorio
quando l’assassino è un bianco della classe media, mentre quando l’assassino fa parte di una delle minoranze o è di condizione fortemente disagiata, nessuno cerca di dare la colpa ad altro.

Per il bianco benestante si cerca una causa esterna, che possa sollevare le paure della comunità da sé stessa, individuando un "corruttore" esterno come unica e sola causa di tutto.

Per gli altri l’elemento corruttore è inevitabilmente nella comunità stessa, come se il pensiero fosse quello che prima o poi sarebbe successo comunque.

Ferguson fa notare anche che quando l’omicida è una persona più avanti con gli anni a nessuno viene in mente di tirare in ballo i videogiochi, anche se magari quella persona rientra ancora pienamente nella fascia di età in cui i videogiocatori sono più numerosi (studi statistici hanno stabilito che il videogiocatore medio ha 37 anni).

Inoltre, sempre secondo quanto affermato da Ferguson, il 95% circa dei giovani maschi ha giocato almeno ad un videogioco violento nella sua vita. Se esistesse una correlazione diretta, saremmo letteralmente circondati da possibili assassini, e le stragi dovrebbe susseguirsi a ripetizione.

Fortunatamente non è così, e a tal proposito Ferguson afferma: "Legare il giocare ad un videogioco violento ad un omicidio di massa quando l’assassino è un giovane maschio è come dare la colpa dell’omicidio al fatto che indossasse delle scarpe da ginnastica. La percentuale di diffusione di quel comportamento è così ampia che non ha alcun tipo di valore di predizione".

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