Dark Sector – Recensione Dark Sector

Annunciati Frogger e Dark Sector

Dopo una lunghissima gestazione è finalmente giunto tra noi Dark Sector. Il periodo di sviluppo del gioco è stato molto lungo e travagliato: è iniziato nel 2004, e si sono alternati ben quattro produttori. Le attese non sono state tradite del tutto come spesso accade in questi casi, ma di certo ci sono alcune imperfezioni. Scendiamo nel dettaglio e cerchiamo di focalizzarci sui singoli aspetti del gioco.

Altissima, purissima, levissima

Il protagonista che controllerete nel gioco è Hayden Tenno, agente speciale tutto di un pezzo (di ferro) che, durante la Guerra fredda, viene mandato in missione in Europa dell’Est per indagare su un losco figuro di nome Mezner, creatore e diffusore di un virus che trasforma le persone in orribili mostri rivestiti di metallo. Durante la prima missione, molto stile Splinter Cell, verrete catturati proprio da Mezner che vi omaggerà del virus, dando inizio alla vostra trasformazione metallica. Questa trasformazione, partendo dal braccio dove vi è stato iniettato il virus, vi porterà molti vantaggi in combattimento: avrete infatti la capacità di creare campi di forza e la facoltà di generare un devastante shuriken-boomerang, aspetti di cui parleremo nella sezione giocabilità. Sarà compito vostro, facendo buon uso di questi vantaggi, fermare Mezner e i suoi intenti diabolici e, contemporaneamente, cercare l’antidoto per il virus. Come avrete capito la trama non è il massimo dell’originalità (come altri aspetti dell’intera produzione tra l’altro), ma non sarà un problema per proseguire nell’avventura.

Grafica e sonoro molto buoni…

Nonostante il lungo periodo di sviluppo, graficamente parlando Dark Sector si difende benissimo anche da titoli più recenti: le animazioni sono ben realizzate e piuttosto varie, gli ambienti discretamente vasti e “densi” di oggetti e nemici. I rallentamenti sono pochi, anzi quasi assenti, e gli effetti particellari e le esplosioni regalano soddisfazioni visive. Il design di nemici e boss è buono, ma nonostante ciò questi verranno presto rimossi dai vostri ricordi. Manca il colpo di genio che faccia si che vi rimanga in testa un personaggio: Hayden sarebbe piuttosto anonimo se si escludesse il braccio, e lo stesso discorso vale anche per le ambientazioni. 
II comparto audio invece brilla per cura e realizzazione puramente tecnica, ma non per efficacia e “cuore”.

… Giocabilità anche migliore.

La poca creatività degli sviluppatori si manifesta anche nel settore giocabilità, dove si vedono qua e là spunti presi di peso da altri titoli di successo (Resident Evil 4 su tutti): un esempio può essere la telecamera, che sembra esattamente quella del titolo sopraccitato. Il Glaive, forse l’unico elemento veramente nuovo del titolo, non è altro che lo shuriken creato dal vostro braccio metallico: oltre alle solite armi da fuoco, tutte potenziabili nel mercato nero, avrete a disposizione questa ulteriore arma con cui potrete comodamente affettare i nemici. Inoltre, sempre con il Glaive, potrete “assorbire” fuoco ed elettricità che saranno utili per uccidere creativamente i nemici, o per risolvere basilari enigmi. Una volta lanciato, potrà anche essere controllato manualmente, ma in questo frangente i comandi sono poco precisi e reattivi. Nonostante la varietà d’attacco, le meccaniche di gioco prendono di peso l’elemento “copertura” (come in Gears of war) e, per sopravvivere, dovrete sapientemente sfruttare i numerosi ripari presenti nello scenario senza buttarvi a capofitto sul nemico. Qui emerge un altro difetto del sistema di controllo, che non per nulla caratterizzava anche il capolavoro di Epic games: lo scatto, il ripararsi dietro oggetti e la capriola sono tutti assegnati allo stesso pulsante, ed in alcuni frangenti particolarmente concitati questo può provocare morti premature. Il gioco comunque diverte sempre e la difficoltà molto ben calibrata ed i checkpoint ben distanziati fanno si che sia impegnativo e quasi mai frustrante.

 
Tana per te!

Per il genere a cui appartiene Dark Sector, la longevità è molto buona: siamo sulle 13 ore circa di gioco, con in più una buona componente online che aumenta considerevolmente il tempo di fruibilità del titolo. Le modalità disponibili online sono due: il classicissimo deathmatch e una modalità più particolare. Si gioca in sedici, con un giocatore che fa la preda e che deve resistere agli altri quindici; quando uno di questi uccide la preda ne prende il posto, più si rimane preda, più punti si guadagnano. La modalità single player è discretamente lunga, e se da un lato la trama non vi spingerà più di tanto a proseguire, l’ottima giocabilità vi potrebbe invogliare a finirlo più di una volta, magari cambiando il livello di difficoltà.

Originalità cercasi

In conclusione possiamo dire che Dark Sector è un buonissimo titolo. Di certo non raggiunge vette assolute in nessun campo particolare, ma è altresì vero che non ha nemmeno difetti gravi. L’unica pecca che veramente si fa sentire è la cronica mancanza di originalità e idee nuove, a parte il Glaive, sia nel game design (saranno poche le cose che vi sorprenderanno), sia nella trama un po’ scontata. 
Altri piccoli difetti sono sulla mappatura dei tasti e sul sistema di controllo, ma questi non influiscono più di tanto sull’esperienza di gioco che rimane sempre molto, molto divertente… e scusate se è poco.

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