The Witcher 3: Wild Hunt

Era il 1986 quando un allora trentottenne Andrzej Sapkowski debuttò sulla rivista polacca Fantastyka con il breve racconto Wiedźmin, Lo Strigo. La popolarità che si creò in breve attorno a quella storia, permise a Sapkowski di gettare le basi per un ampio mondo dal respiro dark fantasy, dove al centro delle vicende ci sono lo strigo Geralt di Rivia e i suoi compagni, alle prese con intrighi politici, numerosi colpi di scena, campi di guerra e storie amorose. Contando di ben otto libri (di cui gli ultimi due ancora inediti in Italia, NdR), la saga dello strigo è diventata ben presto uno dei fantasy più apprezzati dai lettori europei, tanto da elevare l’autore polacco tra la schiera dei più talentuosi autori di storie fantasy.

I libri tuttavia non sono l’unico mezzo con cui poter percorrere le gesta dello strigo, ma esistono anche una serie TV dal titolo The Hexer e un film dal medesimo titolo che purtroppo non riuscirono a trovare il favore di critica e pubblico, sfociando in un clamoroso buco nell’acqua. Ma Geralt si riprese la sua rivincita grazie a un piccolo studio polacco nato nell’ormai lontano 2002, CD Projekt RED. Il team polacco riuscì a ritagliarsi un ruolo di nicchia nel campo degli RPG nel 2007, quando uscì il primo The Witcher che riuscì a strappare consensi dalla stampa specializzata e dagli utenti PC. La vera svolta ci fu però con il seguito The Witcher 2: Assassins of Kings, uscito per PC nel corso del 2011 e un anno dopo con un porting su Xbox 360, il quale seppe sfruttare a dovere la console Microsoft a sette anni dal suo arrivo nel mercato.

Questa volta i ragazzi di CD Projekt RED intendono dare una degna conclusione all’epopea ludica dello strigo, grazie a un maestoso The Witcher 3: Wild Hunt mosso da un incredibile motore grafico proprietario, il RED Engine 3, capace di mettere in campo un mondo open world vasto e liberamente esplorabile che saprà catturare il giocatore sin dai primi minuti gioco, merito di una cura per i dettagli maniacale e un’incredibile atmosfera.

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Ciri è tornata

The Witcher 3: Wild Hunt rappresenta per CD Projekt RED il coronamento di un sogno, prefissatosi già nel  2007 con l’uscita del primo The Witcher, un mondo liberamente esplorabile dal grande impatto visivo ed emotivo. Privo di qualsiasi caricamento (o quasi), Wild Hunt è studiato per essere l’epica conclusione della trilogia legata a Geralt, occasione per cui attirare anche chi di The Witcher ne è completamente a digiuno. Lo strigo Geralt ha finalmente riacquistato la memoria privatagli dall’amnesia che lo aveva colpito nel primo capitolo e che gli aveva privato dei suoi ultimi cinque anni di vita, compreso il ricordo delle persone a lui più care: Yennefer e Ciri. Con questo espediente narrativo anche i neofiti della saga si ritroveranno a loro agio, pur non avendo giocato i precedenti titoli (che consigliamo tuttavia di recuperare per una maggior visione dell’opera nella sua interezza, NdR). Oltre a loro due, i fan ricorderanno bene anche la fida giumenta dello strigo, Rutilia, introdotta finalmente in quest’ultimo capitolo della trilogia, la quale ci accompagnerà fino agli estremi di questo vastissimo open world.

Ciri non è un nome nuovo per gli amanti dei romanzi di Sapkowski, costituendo una figura molto importante sia per lo strigo che per la narrazione, oltra a essere uno tra i più importanti pilastri su cui si sorregge l’intera opera dello scrittore polacco. Gli sviluppatori hanno quindi deciso di introdurla in questo ultimo capitolo come la chiusura di un cerchio, figurando anche qui con il ruolo di protagonista, profondamente legata allo strigo, il quale la vede come una figlia. Cirilla Fiona Elen Riannon (il nome completo della giovane fanciulla, NdR) è finalmente tornata dopo una lunga assenza durata cinque anni – non vi diremo da dove per non far spoiler soprattutto sull’ultimo capitolo della serie letteraria, ancora inedito in Italia – e con lei è tornata anche la caccia selvaggia con cui abbiamo già avuto a che fare nei precedenti capitolo della serie. Un evento parecchio importante, tanto da suscitare l’interesse dello stesso imperatore Nilfgaardiano Emhyr var Emreis, il quale convocherà lo stesso Geralt affinché rintracci la fanciulla scomparsa da tempo.

Con una guerra sanguinolenta a far da sfondo, che ormai impazza da mesi tra gli schieramenti del nord e dell’impero a sud, lo strigo dovrà usare le sue doti di cacciatore di mostri e i suoi sensi amplificati affinché possa ritrovare la figlia a lungo perduta. La vostra avventura si concluderà successivamente con uno dei tre finali creati dagli sviluppatori polacchi, risultato delle vostre scelte nel corso delle innumerevoli ore di gioco che spenderete con The Witcher 3.

Dalla carta al videogioco

Geralt di Rivia è uno strigo, un umano addestrato per dar la caccia ai mostri attraverso estenuanti allenamenti e mutageni potenzialmente mortali. Questo suo ruolo di cacciatore è stato rivisto ed enfatizzato rispetto al passato, “trasformando” i contratti affissi alle bacheche in vere missioni investigative, dove dovremo procurarci più informazioni possibili sul nostro obiettivo, così da scoprirne le maggiori debolezze e aver un vantaggio su di esso. Con noi avremo le immancabili due spade che Geralt porta dietro la schiena, una di acciaio e una di argento, quest’ultima forgiata per abbattere le creature sovrannaturali come drowner, nekker, necrofagi, lupi mannari, dragonidi, e tanti altri che sapranno come tenerci impegnati.
Potremo inoltre ricorrere alle pozioni che andranno a darci dei bonus attivi da sfruttare in modo strategico prima e durante uno scontro, e utilizzare i segni – magie di base usate dagli strighi – come supporto ai fendenti. Queste saranno azioni molto utili soprattutto ai livelli di difficoltà Lacrime di Sangue e Marcia della Morte, capaci di portarci al game over più e più volte, a causa di una distrazione o di una strategia debole. Essendo poi i contratti e le sub quest delle vere e proprie missioni investigative, ecco che sono stati introdotti i sensi dello strigo che potremo attivare premendo il dorsale sinistri. In questo modo vedremo la telecamera avvicinarsi alle spalle di Geralt, i lati dello schermo offuscati, i rumori e la percezione dell’ambiente intorno a noi amplificati, e gli elementi importanti ai fini della missione contrassegnati di rosso con cui potremo interagire. Una meccanica interessante che strizza l’occhio a quanto fatto da Rocksteady con la modalità investigativa presente all’interno della serie di Batman. Uccisa infine una o più creature, queste verranno inserite nel “Bestiario”, una enciclopedia dove troveremo elencate le descrizioni di tutti i mostri con cui avremo avuto a che fare, impreziositi da un breve trafiletto e da una descrizione, oltre al vedere riportate le debolezze sotto la figura del soggetto. Portato a termine il contratto tornate dal commissionario per riscuotete la vostra meritata ricompensa e accumulare esperienza.

Tra gli elementi che sono stati rivisti in questo terzo capitolo evidenziamo sicuramente il sistema alchemico e l’albero delle abilità, adattati al mondo vasto e mutevole di The Witcher 3: Wild Hunt. Nella sezione “Alchimia” sarà collocato l’elenco di tutte le formule necessarie per la preparazione di pozioni, unguenti, decotti, bombe, e mutageni che avremo raccolto nel corso delle nostre esplorazioni. Per preparare l’elemento scelto dovremo procurarci tutti i materiali necessari che potremo reperire alla vecchia maniera, ovvero raccogliendoli personalmente nei vari meandri delle regioni di gioco, oppure recandoci presso gli erboristi o le botteghe dove potremo inoltre acquistare ulteriori formule. Per sfavorire qualsiasi azione di farming CD Projekt RED ha pensato di far rigenerare qualsiasi elemento prodotto attraverso la meditazione, così da non costringere il giocare a dover girare continuamente per le aree di gioco ripetutamente, in modo da snellire il tutto, data la mole di oggetti che potremo preparare dopo svariate ore di gioco.
Passando all’albero delle abilità invece, come abbiamo detto, è stato completamente rivisto: a ogni passaggio di livello ci verrà conferito un punto abilità da spendere in una delle quattro categorie adibite allo stile di combattimento, ai segni, all’alchimia e alle abilità fisiche. È poi presente anche una quinta sezione dedicata ai mutageni che troveremo sui cadaveri dei mostri e che potremo collocarli in quattro slot nell’albero delle abilità, i quali si sbloccheranno man mano che saliremo di livello. Come per i mutageni, anche le abilità dovranno essere collocate negli slot a loro dedicati, tuttavia gli sviluppatori hanno lasciato piena libertà al giocatore, in quanto sarà lui a scegliere come “plasmare” il proprio protagonista, cambiando e modificando le abilità assegnate tutte le volte che vorrà, così da poter ricercare le caratteristiche che più si sposano con il proprio modo di giocare. Attenzione però che i punti sono limitati e non basteranno per sbloccare tutte le abilità, quindi dovrete comunque decidere sin da subito a quale aspetto di Geralt dare più importanza, trascurando magari l’alchimia in favore dello stile di combattimento e il supporto dei segni, o viceversa, costruirsi uno strigo più improntato all’uso di pozioni e decotti che non alla magia. Questo spingerà i più completisti tra di voi a giocare più di una volta per sperimentare approcci differenti.

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Nel precedente paragrafo vi abbiamo parlato di come Ciri sia l’elemento attorno a cui ruotano l’intera trama principale del gioco e i protagonisti, tralasciando di proposito un dettaglio fondamentale: potremo vestire anche i suoi panni in una serie di missioni chiave, e non solo quelli di Geralt. Come descritto nelle pagine dei libri di Sapkowski, Ciri si è allenata nell’arte della spada tramandata all’interno della scuola del lupo a cui appartengono anche Geralt e Vesemir – mentore del lupo bianco – senza però sottoporsi al processo di mutazione previsto come stadio finale del processo di formazione di uno strigo. Cresciuta nell’arco dei cinque anni che intercorrono tra il finale della saga letteraria e The Witcher 3, la giovane fanciulla ha perfezionato il suo stile di combattimento a una spada, adattandolo alle sue caratteristiche fisiche. Non stupisce quindi che i ragazzi di CD Projekt RED abbiano donato a Ciri movimenti più veloci e fluidi, legati inoltre a doppia mandata con i poteri che essa possiede, grazie al sangue antico che scorre dentro di lei. Premendo i tasti assegnati alla schivata e alla capriola assisteremo a una sorta di “teletrasporto”, diversificandosi in modo netto dal tradizionale stile di Geralt. Oltre a questo, il grilletto destro del pad – attraverso il quale possiamo lanciare il segno selezionato nei panni dello strigo veterano – con Ciri creeremo un’area in cui colpiremo velocemente più nemici teletrasportandoci alle loro spalle. Altro particolare è il fattore salute che si rigenera abbastanza velocemente, elemento che non avviene con Geralt alle difficoltà Lacrime di Sangue e Marcia di Morte, se non attraverso un particolare abilità che comunque avrà un effetto rigenerativo molto più lieve rispetto quello descritto per la prima.

Tra un mostro e l’altro, una partita a carte

The Witcher 3: Wild Hunt contiene molte attività secondarie slegate dal corso degli eventi della main quest e dalle subquest, ampliando in modo considerevole il numero di momenti che potremo trascorrere all’infuori dei già illustrati contratti. Detto questo non possiamo non citare per primo il gioco di carte Gwent che va a sostituire il gioco dei dadi del predente capitolo. Quello del Gwent costituisce un “gioco nel gioco”, ben costruito e che saprà regalare più di una soddisfazione se approfondito dal giocatore. Le regole di gioco sono semplici, padroneggiarle tuttavia non lo è altrettanto. Con lo scopo di vincere due round, avremo dieci carte da gestire per tutto il corso della partita, cercando di costruire una strategia che possa permetterci di vincere, stando attenti a non giocarle tutte velocemente, a meno che non si voglia incappare in una sconfitta rapida. Alcune carte hanno effetti speciali in grado di farci pescare più carte, a patto di innalzare il contatore del potenziale bellico avversario, mentre altre permettono di ripescare altre carte dalla pila degli scarti. Esistono inoltre quelle capaci di influenzare una specifica parte del campo di battaglia, abbassando il livello combattivo di ogni carta presente su quella parte di campo. Dopo qualche tempo ne verrete letteralmente risucchiati, e inizierete una ricerca spasmodica per le carte più rare che attendono solo di essere trovate nei vari angoli del mondo di Geralt.

Gwent non è, però, l’unico modo alternativo con cui poter spendere il proprio tempo perché oltre a potersi perdere nell’osservare il fantastico scenario che ci viene messo davanti, potremo infatti dedicarci a delle sane scazzottate che tornano anche in questo capitolo. Dovremo menare le mani per diventare i campioni indiscussi tra le varie regioni, affrontando avversari sempre più forti e dalla pelle dura. Oltre a questo con Rutilia sarà invece possibile partecipare a innumerevoli corse a cavallo con cui poter vincere oggetti per la personalizzazione della nostra cavalcatura, e l’immancabile premio in denaro da spendere a nostro piacimento in armature, armi, rifornimenti, pergamene e via discorrendo.

Per i più curiosi tra di voi, vi capiterà di imbattervi in schemi di armature uniche dello strigo, suddiviso nelle cinque scuole esistenti: quella del lupo – a cui appartiene Geralt – quella del gatto, del grifone, dell’orso e della vipera – la stessa a cui appartiene lo strigo Letho incontrato in The Witcher 2. Ognuna di queste armature ha pezzi sparsi per tutta la mappa di gioco, oltre alla peculiarità di poter essere potenziate di volta in volta, passando da un livello base fino al livello Mastercrafted, migliorando inoltre gli effetti passivi delle armature e armi del set. Non mancano tuttavia altre armature che potrete trovare o comprare nel corso della vostra avventura, suddivise tra armature leggere, medie e pesanti, ognuna personalizzata e curata nel minimo dettaglio affinché possiate combinare svariati elementi e trovare il set che più vi aggrada e che si sposa con le vostre necessità.

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REDengine 3 a piena potenza

The Witcher 3: Wild Hunt segna, come detto, il raggiungimento di un sogno per il team CD Projekt RED, a lungo atteso e che finalmente è stato possibile realizzare dopo anni di perfezionamento del proprio motore grafico, il REDengine. In quest’ultimo capitolo è possibile ammirare la sua terza incarnazione, oltre la potenza dei nuovi hardware, che hanno permesso agli sviluppatori polacchi di creare un mondo ricco e vasto, liberamente esplorabile: dalla montagna più alta al mare più profondo – mare e flussi d’acqua che potremo anche navigare con l’ausilio di barche – passando per città e villaggi tutti curati con dettagli minuziosi. Passeggiare per le via della città più grande del nord Novigrad sarà un’esperienza unica, data dalla sua vivacità e dal suo respiro tipicamente medioevale, così come correre al galoppo con Rutilia nelle lande incontaminate delle Isole Skellige rimarrà marchiata nell’animo del videogiocatore in modo indelebile. Non potrete tenere sulle mani il conto di quante volte rimarrete fermi a osservare semplicemente il paesaggio mozzafiato che vi si parerà davanti con un realistico ciclo giorno/notte e cambiamenti atmosferici.

Il realismo di tutta l’esperienza è merito, inoltre, dell’ottimo sistema di illuminazione che dona spessore a oggetti e persone, regalando meravigliosi tramonti e notti indimenticabili. Ad affiancare il sistema di illuminazione sono i particellari di ottima fattura, soprattutto nella resa delle fiamme e del pulviscolo che si alzerà dalla strada. Inoltre tecnologie come il PhysX di Nvidia rendono vivi e realistici i movimenti degli alberi e della vegetazione, simulando egregiamente il movimento del vento e le variazioni del tempo. Molto lavoro è stato inoltre svolto dal team per la realizzazione del face capture con cui è stato possibile dare realismo alle espressività di ogni personaggio, trasmettendo in modo efficace i sentimenti e l’umore dei protagonisti e di tutti i comprimari, quindi anche il più sperduto tra i contadini.

Certo, The Witcher 3 non è esente da bug e glitch grafici dove si segnalano pop-up degli elementi dello scenario e pop-in delle texture, così come vanno evidenziati cali di framerate e stuttering, soprattutto nelle aree più aperte della mappa e nei combattimenti più concitati contro svariati avversari. Oltre a bug e glitch, un neo di quest’opera mastodontica sono i caricamenti più o meno lunghi che diventano interminabili in caso di game over. Tutto questo è risolvibile nel corso del tempo con l’intervento di patch correttive. C’è da dire però che non vanno a intaccare in modo pesante l’intera esperienza di gioco, senza quindi togliere l’attenzione del giocatore verso tutto quello che i ragazzi di CD Projekt RED hanno da dire.

Infine si segnala un’ottima colonna sonora che ci accompagnerà in ogni momento, evocativa e di grande impatto, mai invasiva, ma sempre azzeccata alla situazione su schermo. Potrà capitarvi di fermarvi e chiudere gli occhi per assaporare ogni nota e ritornello che vi resteranno impressi nella memoria per molto tempo, soprattutto se siete assidui ascoltatori della musica celtica e degli arrangiamenti tipici dell’Europa Occidentale, che potrete ascoltare anche all’infuori del gioco grazie al disco contenente la soundtrack ufficiale posto all’interno di ogni custodia. Di paragonabile qualità è quella del doppiaggio ancora una volta inglese che dona carattere e spessore a Gerlat e compagni, piazzandosi come uno dei migliori presenti nel panorama videoludico.

[signoff icon=”quote-circled”]Un’esperienza unica per il giocatore, una tappa fondamentale per CD Projekt RED. Questo è The Witcher 3: Wild Hunt, un titolo di riferimento all’interno del genere action GDR, un gioco immenso e dalla forte componente narrativa che potrete godervi appieno solo se avrete letto tutta la saga letteraria dello scrittore polacco Andrzej Sapkowski da cui è tratta l’intera trilogia degli sviluppatori polacchi. Impreziosito da un combat system migliorato, da innumerevoli missioni e contratti da portare a termine, e da una colonna sonora letteralmente da brivido. Perdersi The Witcher 3 sarebbe un peccato immenso, anche per coloro che non masticano il genere e che non hanno mai sentito parlare prima della serie. [/signoff]

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