Antro Recensione

Recensito su PC

Antro

Antro ci trasporta in un futuro in cui la terra, privata delle sue risorse, è ormai divenuta inabitabile, lo hanno chiamato il “Collasso”. L’umanità a seguito di questo evento è stata decimata e la sopravvivenza è confinata nel sottosuolo di Barcellona, dove si trova Antro, un buco sporco e oscuro diviso in strati geografici dove gli abitanti dei livelli più bassi lottano per sopravvivere svolgendo lavori forzati, mentre quelli dei livelli più alti governano il nuovo mondo con la forza grazie a droni e robot.

La società è rigidamente stratificata, con i poveri che vivono nelle zone più basse e sporche, mentre “La Cùpula” osserva dall’alto. Questo sistema totalitario soffoca ogni speranza di riscatto sul nascere, imponendo censure e bandendo ogni svago: la libertà di espressione è stata annullata, l’arte e la musica proibite. La città stessa è un monumento al degrado, un amalgama di metallo e marciume che crea scenari lugubri e freddi.

Inevitabilmente una ribellione cresce assieme al malcontento, e sembra prendere forma, lenta quanto inesorabile. Dapprima un semplice borbottio, che lentamente cresce diventando pensieri e parole, infine musica. Un’onda sonora che racconta di una situazione insostenibile: turni di lavoro massacranti da 12 ore, gente lasciata a marcire in giganteschi dormitori grigi dove la massima ambizione è arrivare al giorno successivo, dove il cibo è razionato ed insufficiente tanto da costringere gli abitanti a ricorrere al cannibalismo per disperazione. Con i figli destinati allo stesso lavoro dei padri, un destino già scritto in fasce: nessuna crescita, speranza, ambizione, svago. Pura e sempice sopravvivenza.

Un esempio piuttosto chiaro del livello di dettaglio grafico.

E’ in uno di questi loculi nel settore D1 che ci alziamo, vestendo i panni di Nittch, un ragazzino scaltro con la passione per i graffiti e il rap spagnolo, che cerca di sopravvivere nelle viscere di questo nuovo mondo. La tua missione? Consegnare un pacco misterioso. Un semplice corriere, ingranaggio di un meccanismo più grande che comincia a muoversi: un simbolo di rivolta, un filo nella trama dei Los Discordantes, la resistenza che lotta contro il regime de La Cúpula.

Un incipit forte quello di Antro che trova solo parziale riscontro nel gioco vero e proprio. Una scelta appare evidente sin da subito: il gameplay è stato costruito attorno alle tracce musicali e non il contrario. Più o meno l’esatto opposto di quello che succede normalmente, questo è sia un bene che un male. Presta anche attenzione: ogni traccia, in ogni livello, non solo trasmette ed enfatizza le emozioni, ma supporta anche il filo narrativo della storia. E’ la musica il vero protagonista, non Nittch che oltre ad essere silenzioso è persino senza volto, messaggero di una rivoluzione, portavoce di un malcontento ed eroe per caso.

Il primo titolo di Gatera Studio, pubblicato da Selecta Play in collaborazione con Astroabe Games è dunque un platform 2.5D a scorrimento orizzontale immerso in un mondo cupo e una narrativa lineare, che ad una prima occhiata distratta può ricordare Inside, ma che in realtà in comune ha solo l’ambientazione e si discosta radicalmente dal punto di vista ludico. Preparatevi a scoprire se questa breve avventura vale la pena.

Antro
Una delle tante ottime scene che descrivono la situazione sociale di Antro

Antro: Rebel Yell

Non c’è troppo tempo per le spiegazioni, mentre la voce della ribellione è affidata alla musica ed a qualche cutscene, la chiave per comprendere la lore del gioco risiede infatti nei documenti sparsi per i livelli, che svelano dettagli e svelano un po’ di contesto. L’avventura è piuttosto breve, completabile in circa due ore, rendendola un’esperienza concentrata e pensata per essere affrontata tutta d’un fiato.

Antro si presenta come un mix di tipologie diverse di platform, alternandole per offrire varietà. Ci sono parti da platfom puro con elementari enigmi ambientali, brevi e scarne sezioni stealth, qualche enigma ambientale e dei quick time event in stile rhythm game, ma a dominare la scena sono le sezioni di corsa automatica con il tempo scandito dalla musica. A questo proposito, va detto che una buona metà del gioco si sviluppa come un Auto-Runner, dove il giocatore deve reagire rapidamente agli ostacoli al ritmo della musica.

Le fasi stealth sono brevi e superficiali, aggiungendo più che altro varietà senza approfondire troppo la meccanica. In generale risulta tutto un po’ approssimativo e poco rifinito e non c’è una vera e propria evoluzione del gameplay dai comandi base. Inizialmente all’inizio si potrà soltanto saltare e scivolare con dei tasti appositi, a cui verrà quasi subito aggiunta la possibilità di colpire con un bastone di legno per distruggere strutture, vetrate o colpire robot e droni.

Purtroppo anche come auto-runner il livello è decisamente basso e si finisce a fare sempre la stessa cosa senza alcuno spunto interessante di gameplay, sono stupito di quello che sto per scrivere, ma anche solo super meat boy forever è avanti anni luce nel genere.In aggiunta, l’esperienza non è esente da problemi tecnici. Ho riscontrato diversi bug che occasionalmente interrompono il flusso di gioco, compenetrazioni a glitch grafici minori, niente di drammatico sia chiaro ma anche tecnicamente, il gioco mostra alcune incertezze, con animazioni che si spostano dal semplice per arrivare a risolutare a volte grezze e poco rifinite.

Antro
Scena che sembra uscita direttamente dalla penna di Orwell

Antro: Prisoner of society

E’ evenidente che Antro non punta sulla complessità poligonale ma sul ricreare un certo tipo d’impatto sul giocatore, e le ambientazioni sono molto rappresentative e fanno il loro lavoro egregiamente. Però, quando la telecamera si avvicina, i limiti tecnici diventano evidenti e sarebbe disonesto non rilevarlo. Tuttavia, durante le frenetiche sequenze di corsa, gli sfondi cupi, sporchi e monocromatici riescono a creare un’atmosfera coerente con l’ambientazione distopica che funziona decisamente bene, in particolare un paio di sequenze che sembrano uscite direttamente dal 1894 di Orwell.

Il vero fiore all’occhiello, come facilmente intuibile, è il sonoro. La musica non è un semplice accompagnamento, ma una parte integrante della narrazione. Le canzoni, soprattutto nelle fasi di corsa automatica, sono veri e propri inni di ribellione, canti di mondi devastati e sonorità elettriche e cupe che arricchiscono enormemente l’esperienza. Si passa dall’Hip Hop al Drill passando per R&B e la musica elettronica. Non proprio una cosa usuale per il mondo dei videogiochi.

Le tracce sono in spagnolo ma c’è la possibilità di aggiungere i testi in sovrimpressione mentre si gioca, un tocco che ho particolarmente apprezzato. Le tracce pulsano di identità: crude, emotive, arrabbiate, riflessive. I testi (spesso in spagnolo) e i beat non sono lì per sapore, riflettono gli stati emotivi del mondo. Anche la struttura di ogni livello segue il ritmo della musica. E mentre il doppiaggio è limitato, ANTRO lascia che la sua atmosfera parli. Non è verboso, ma è forte dove conta.

L’assenza della lingua italiana è una pecca: pur non essendoci molti dialoghi, seguire i sottotitoli in una lingua straniera mentre si corrono e si schivano ostacoli può risultare scomodo. Sarebbe stata gradita la possibilità di avere i sottotitoli anche per le canzoni in italiano, per immergersi completamente nel messaggio, anche vista la mole di testo complessivo davvero esigua ed il numero di lingue presenti.

I suoi temi sono nitidi: soppressione dell’arte, censura dell’espressione, eccesso autoritario, divisione di classe. Nittch non corre solo per la sua vita, corre per un significato. In un mondo dove la musica è illegale, la colonna sonora diventa ribellione. Non è solo rumore di fondo, è il cuore della narrazione e dell’atmosfera.

5.9
Antro è un'opera che ha coraggio. Urla attraverso le sue tracce un messaggio forte in un mondo che ha smesso di ascoltare. L’incipit colpisce, la direzione artistica affascina, e l'uso della musica come colonna portante della narrazione è senza dubbio originale e potente. Tuttavia, quando si passa dalla teoria alla pratica, il gioco fatica a reggere il peso delle sue ambizioni. Il gameplay, ripetitivo e poco rifinito, la scarsa evoluzione delle meccaniche e i problemi tecnici finiscono per offuscare un’esperienza che avrebbe potuto lasciare un segno più profondo, traguardo che, per ora, resta fuori portata. È un titolo che si fa apprezzare per ciò che rappresenta più che per come lo fa. Ed è forse questo il suo più grande limite: affascinante da lontano, ma fragile da vicino.

Pro

  • Atmosfera riuscita: ambientazione distopica forte, cupa e coerente.
  • Direzione artistica efficace: nonostante i limiti tecnici, gli ambienti comunicano bene il degrado.
  • Colonna sonora eccezionale: parte integrante della narrazione, potente, variegata e significativa.

Contro

  • Gameplay poco profondo: auto-runner ripetitivo, fasi stealth ed enigmi poco sviluppati.
  • Problemi tecnici: bug, glitch grafici e animazioni grezze.
  • Assenza di evoluzione nelle meccaniche: i comandi restano basilari per tutto il gioco.
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