Eriksholm The Stolen Dream Recensione

Recensito su Steam

Eriksholm The Stolen Dream Recensione
Affetta dalla misteriosa Heartpox, Hanna si risveglia nel mondo oppressivo di Eriksholm The Stolen Dream, pronta a scoprire la verità.

Ti è mai capitato di giocare a uno stealth in cui il fallimento non ti fa arrabbiare, ma ti spinge a ragionare meglio, ad affinare la tua strategia, a pensare “ok, la prossima volta lo faccio meglio”?  In Eriksholm: The Stolen Dream parleremo di un titolo che non punta sull’azione, né sulla spettacolarità. Non cerca di stupirti con effetti speciali o colpi di scena ogni cinque minuti. Quello che vuole davvero è tenerti in tensione, in silenzio, con il fiato sospeso per tutto il tempo.

E ci riesce con una sorprendente coerenza tra gameplay, atmosfera e narrazione. Ti muovi nell’ombra non perché è più semplice, ma perché è l’unica scelta che hai.

Sviluppato da River End Games, un piccolo team svedese, composto da veterani ex EA, il gioco si presenta come un’avventura stealth in terza persona, con visuale isometrica semi-libera, puoi ruotare la telecamera, gestire la profondità e scegliere con cura angolazioni strategiche. Non si tratta di un isometrico puro e semplice, ma di una visione più dinamica, che supporta l’analisi delle linee visive e delle routine dei nemici.

Più che l’etichetta sul genere, conta come lo vivi: otto capitoli di difficoltà crescente, con una struttura totalmente lineare ma ben congegnata, che ti spinge ad alternare abilità, personaggi e approcci, senza mai darti una vera via d’uscita se vieni scoperto, che ti spinge ad adattarti costantemente.

La regola è semplice e brutale: se vieni visto, ricominci. Non c’è combattimento diretto, nessuna possibilità di affrontare frontalmente un nemico. La tua unica arma è l’intelligenza, e la tua unica difesa è il buio. Per fortuna, i checkpoint sono molto ravvicinati, e il gioco adotta una filosofia di design che premia il tentativo: puoi sbagliare, certo, ma senza essere punito in modo frustrante. Questo rende l’esperienza intensa ma mai ostile, e ti spinge a perseverare per trovare la giusta soluzione.

Una protagonista malata, un fratello in fuga, e una città che ti osserva

Al centro dell’esperienza c’è Hanna, una giovane affetta da una misteriosa malattia chiamata Heartpox. Il nome viene menzionato fin dall’inizio, ma la natura e gli effetti di questa condizione vengono rivelati gradualmente, soprattutto tramite i collezionabili, sotto forma di note e appunti nascosti. L’approccio è diegetico: non ti viene spiegato tutto a voce alta, ma vieni lasciato libero di mettere insieme i pezzi della storia.

La vicenda prende forma nel momento in cui Hanna si ritrova coinvolta nella fuga del fratello Herman, apparentemente colpevole di qualcosa di grosso: abbastanza da mobilitare subito la polizia di uno stato autoritario e iper controllato. Da lì parte una spirale di eventi che ti conduce a esplorare quartieri e zone industriali, ferrovie e complessi sorvegliati, sempre in punta di piedi.

Eriksholm The Stolen Dream Gameplay Part 3
Leggere le annotazioni può essere importante per capirne di più del mondo di gioco

Al tuo fianco ci sono Alva e Sebastian. Alva è la leader di una gilda di ladri locale, è la prima a offrirti un supporto tangibile: ti consegna una cerbottana con dei dardi sedativi che permette di addormentare le guardie e nasconderle nell’ombra. Ma attenzione: anche se non le uccidi, i nemici che trovano un corpo svenuto faranno comunque scattare l’allarme. L’intero equilibrio si basa sull’invisibilità assoluta.

Sebastian, invece, arriva più avanti nella storia, ed è un personaggio fondamentale per introdurre nuove dinamiche: può avvicinarsi da dietro e mettere KO un nemico. Non lo elimina, lo stordisce – ma è l’unico, tra i tre, che può agire fisicamente su una guardia attiva. Questo introduce un elemento di varietà tattica, ma non rompe mai il bilanciamento generale.

Una coreografia di ombre, tempismo e collaborazione

Ogni personaggio ha un set di abilità uniche che definiscono il loro ruolo all’interno del team. Hanna può strisciare nei condotti di aerazione, sfruttando percorsi alternativi. Alva si arrampica su tubi e può lanciare sassi per distrarre le sentinelle. Sebastian, come detto, si muove in acqua e può neutralizzare nemici silenziosamente. Non è una questione di preferenza, ma di necessità: in molte sezioni dovrai usare più personaggi contemporaneamente, passando da uno all’altro nel momento giusto, in modo che le loro azioni siano perfettamente coordinate.

Il gioco diventa quasi una danza, una coreografia silenziosa dove ogni movimento è studiato. Sbagliare anche solo di un paio di secondi può voler dire dover attendere di nuovo il giro di ronda, o essere scoperti. Ma è proprio questa tensione a costruire il ritmo del gameplay: non frenetico, ma continuo, coerente, solido.

L’intelligenza artificiale dei nemici è prevedibile, ma ben strutturata: seguono percorsi precisi, reagiscono a rumori, e soprattutto si attivano quando scoprono corpi. Anche in questo caso, il gioco non ti sorprende mai in modo scorretto. Ti dà gli strumenti per analizzare la situazione e risolver. Tocca a te usarli a tuo vantaggio.

Nel corso dell’avventura incontrerai anche qualche puzzle ambientale, ma non aspettarti enigmi particolarmente complessi. Si tratta di piccoli ostacoli logici, spesso basati sull’interazione con elementi del livello o sulla tempistica tra due azioni. Il loro scopo non è quello di mettere in crisi il giocatore, ma di spezzare il ritmo e offrire una variazione di tono. Sono pochi, e tutto sommato ben integrati.

Eriksholm Gameplay
Hanna usa la cerbottana e si nasconde dietro al carico trasportato per non farsi scoprire

La difficoltà complessiva è medio bassa, ma non nel senso negativo del termine. È un gioco che vuole farti riflettere, non frustrarti. I personaggi suggeriscono spesso cosa fare con dialoghi contestuali, e anche i checkpoint, come detto, sono distribuiti con generosità. Il risultato è un’esperienza “guidata” senza essere ingessata, dove la sfida è più nella pianificazione che nell’esecuzione.

Uno degli aspetti più riusciti è l’ambientazione. La città in cui ti muovi ha un’identità precisa: un luogo freddo, ordinato, sorvegliato. Uno stato totalitario fittizio che però richiama suggestioni molto reali. Non serve che il gioco lo dichiari apertamente: lo senti nella disposizione delle guardie, nei luoghi vuoti dove il silenzio pesa più di mille parole.

Come dicevo in apertura, molte informazioni narrative vengono trasmesse attraverso i collezionabili. Lettere, annotazioni, documenti. sono sempre ben visibili, mai troppo nascosti, e offrono uno sguardo più profondo sulla malattia di Hanna, sui meccanismi del regime, sulle vite delle persone. Non è obbligatorio leggerli, ma se lo fai, l’esperienza guadagna spessore.

Grafica, luci e suoni: una produzione indie che sa dove colpire

Dal punto di vista tecnico, Eriksholm: The Stolen Dream è sorprendente. Grazie alla tecnologia MetaHuman di Epic Games, le cutscene offrono animazioni facciali di livello altissimo, soprattutto considerando le dimensioni del team. Le performance degli attori vengono trasferite ai modelli in modo credibile, e l’effetto finale è notevole.

Per le sequenze di gioco vere e proprie, il team ha optato per una soluzione “baked lightning“, scelta probabilmente legata ai limiti di performance. Ma la qualità visiva resta alta, anche grazie a un’illuminazione sempre leggibile, utile non solo a creare atmosfera, ma anche a supportare il gameplay: la luce è il tuo nemico, l’ombra il tuo rifugio.

Il comparto audio è altrettanto curato. La colonna sonora è minimalista, ma ansiosa al punto giusto: accompagna le fasi stealth senza sovrastarle. Il sound design ambientale è funzionale e intelligente: puoi sfruttare rumori improvvisi – come il passaggio di un treno – per muoverti inosservato. Ogni suono ha un peso, e ti conviene ascoltare.

Il doppiaggio, solo in inglese, è ben eseguito. Non è presente la localizzazione italiana, ma non si tratta di un difetto da considerare in sede di recensione e voto finale: il gioco resta comunque perfettamente fruibile anche così, e il voice acting riesce a trasmettere emozioni e tensioni senza sbavature.

Eriksholm The Stolen Dream Gameplay Part 2
Le luci dei lampioni e delle lanterne dei nemici vanno aggirate per non essere scoperti

Eriksholm The Stolen Dream Recensione – Le conclusioni

Ciò che Eriksholm: The Stolen Dream fa meglio di molti altri stealth è stimolare la tua curiosità. Non ti spinge con ricompense artificiali, ma con la voglia di scoprire di più: perché Hanna è malata? Cosa nasconde davvero Herman? Cosa c’è dietro l’ordine di cattura? A ogni capitolo, una nuova meccanica. A ogni livello, una nuova sfida.

Certo, potrebbe non piacere a tutti. Se cerchi azione, varietà frenetica, esplosioni e boss fight, resterai deluso. Ma se ami la strategia, l’osservazione e il ragionamento, è una proposta solida, coesa, con una durata contenuta (circa 10 ore, 13-15 se esplori tutto) e ben ritmata.

Non un prodotto originalissimo – richiama Shadow Tactics e altri giochi strategici, sia di Mimimi Productions che di altri sviluppatori – ma ha abbastanza personalità visiva e narrativa per ritagliarsi uno spazio tutto suo. Non rivoluziona il genere, ma lo interpreta con intelligenza, rispetto e passione.

8.9
Il silenzio non è solo una meccanica: è l'anima di un'esperienza intensa, intelligente e mai banale.

Pro

  • Atmosfera immersiva, sostenuta da una direzione artistica solida
  • Gameplay ben bilanciato
  • Design dei livelli che premia osservazione e strategia
  • Checkpoint ben distribuiti, mai frustrante
  • Animazioni facciali eccellenti nelle cutscene

Contro

  • Assenza di reali alternative all'approccio stealth
  • Narrazione che potrebbe lasciare indietro chi non esplora
  • I puzzle ambientali sono troppo semplici e sembrano quasi superflui
  • Mancanza della localizzazione italiana
Vai alla scheda di Eriksholm: The Stolen Dream
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