SHINOBI Art of Vengeance Recensione
Inizio con una riflessione: ecco invero un ritorno che aspettavo da anni, da quando SEGA ha annunciato di voler riportare in vita alcune delle sue saghe storiche, il mio pensiero è andato subito a Shinobi, ingolosito oltretutto dalla nostra anteprima che potete recuperare a questo link.
Non è solo per nostalgia, ma perché era una serie con un’identità precisa: azione misurata, ponderata ma non per questo lenta, scenari iconici e un protagonista che non aveva bisogno di troppe parole per farsi ricordare.
Ora, dopo più di venti ore in compagnia di SHINOBI Art of Vengeance, posso dirti che non siamo davanti a un semplice revival. Non è la copia lucidata di un classico, ma un rilancio vero, che prende la formula originale e la evolve senza paura, forse anche troppo.

SHINOBI Art of Vengeance Recensione | La storia
L’alba tinge il cielo di un arancio tenue. Sul portico di casa, sfioro la pancia di mia moglie che tiene al sicuro mio figlio. Sento il peso lieve del bambino che porta in grembo, il suo sguardo deciso ma senza ombra di timore.
Dietro di noi, le giovani reclute si allenano ritmando colpi precisi nel legno, i loro kiai che si mescolano al fruscio del vento.
«Torna vivo», mi dice, e in quell’istante il mondo sembra ridursi al suo volto.
Salgo verso il monte, pronto ad affrontare i demoni che infestano la valle. Ma quando torno… il silenzio.
Il villaggio è cenere e rovine. Le case spezzate come ossa, il dojo crollato. Ogni volto amico è ora una statua di pietra, imprigionato in un grido eterno. Non c’è più spazio per dubbi o paura.
Impugno la katana.
Il mio cammino è tracciato: troverò il male che ha osato sfidare il mio clan, e con ogni colpo, ogni respiro, riscatterò il loro onore.
Da oggi, la mia ombra sarà la loro vendetta.

Colpo di fulmine visivo
La prima cosa che ti cattura è l’estetica. Lizardcube, lo studio dietro Streets of Rage 4, ha disegnato tutto a mano, e il risultato è un mondo che sembra un fumetto animato ma vivo, respirante. Qui il paragone si fa lontano con l’iconica saga, poco o niente la ricorda se non l’aspetto del protagonista.
Gli scenari però sono impeccabili: le basi militari sono fredde e opprimenti, il deserto ti acceca con il suo calore, i quartieri pieni di neon riflettono la pioggia come se stessi guardando un film cyberpunk. E non è solo una questione di sfondo: animazioni fluide e dettagli ambientali reagiscono ai tuoi movimenti, creando una sensazione di immersione costante.
Ogni avversario è riconoscibile al primo sguardo: non solo per il design, ma anche per i movimenti e le armi che impugna. Questo ti permette di reagire d’istinto e costruire un ritmo di gioco che diventa quasi musicale.
Combattere è un’arte
All’inizio hai mosse semplici: katana leggera e pesante, kunai, calcio in picchiata. Poi arrivano Ninpo, Ninjutsu e Ningi, e il combattimento si trasforma in un sistema stratificato.
Concatenare un attacco pesante, correre su un muro, lanciare un kunai in volo e finire con un’esecuzione è pura danza marziale. Il bello è che non esiste un’unica “build” vincente: ogni livello ti costringe a pensare, a scegliere cosa equipaggiare in base a nemici e ambiente.
Il gioco è impegnativo ma onesto. I checkpoint sono distribuiti bene, e anche nelle fasi più intense non senti mai che il fallimento sia ingiusto: se cadi, è perché hai sbagliato tempismo o scelta di mossa.
Sotto il profilo puramente action il titolo è grandioso: si possono concatenare combo infinite e continuare a martoriare i nemici in volo per far salire il counter dei colpi con un feel estremamente soddisfacente.

I livelli
Ogni stage ha un’identità distinta:
- Azioni frenetiche, con ondate di nemici da abbattere in spazi ristretti.
- Platform ragionati, con salti millimetrici e trappole che richiedono concentrazione.
- Enigmi ambientali, mai complessi ma utili per spezzare il ritmo.
- La mappa segna chiaramente il percorso principale, ma evidenzia anche in viola quelli secondari. Questi ultimi non sono semplici “bonus room”: spesso
- portano ad aree segrete, reliquie o shortcut che cambiano l’approccio alla missione.
E c’è il backtracking: sblocchi un Ningi nuovo e ti rendi conto che un’area lasciata indietro nasconde un passaggio che non potevi raggiungere prima.
Ninpo, Ninjutsu e scelte tattiche
- I Ninpo servono per potenziarti o uscire da situazioni di emergenza.
- I Ninjutsu sono mosse spettacolari che puliscono lo schermo.
- Gli amuleti, divisi tra passivi e combo, aggiungono un ulteriore livello di personalizzazione. Puoi potenziare la resistenza, aumentare il danno o rendere certe combo più veloci. È un sistema semplice ma che apre a molte combinazioni.
L’arte della rigiocabilità
Finita la campagna, il gioco ti mette davanti a tre modalità che, di fatto, raddoppiano la longevità:
- Arcade: rigioca i livelli con l’obiettivo di battere punteggi e tempi, perfetto per chi ama ottimizzare.
- Boss Rush: affronta tutti i boss in sequenza, ideale per testare la tua resistenza.
- Prove Ankou: sfide segrete che, se completate tutte, ti premiano con un’arma che cambia l’equilibrio del gameplay.
- Sono pensate per i giocatori che vogliono padroneggiare il sistema di combattimento, non solo per allungare il brodo.

Colonna sonora
Con Tee Lopes e Yuzo Koshiro, la musica alterna momenti di pura adrenalina a pause cariche di tensione. Gli strumenti elettronici si mescolano a melodie che richiamano il passato della serie, creando un ponte tra epoche.
Gli effetti sonori sono una gioia per le orecchie: la lama che fende l’aria, i passi silenziosi di Joe, il rumore della pioggia sulle lamiere. Non c’è un suono fuori posto.
Tecnica e controlli
Ho provato il gioco sia con pad che con tastiera, e la risposta ai comandi è sempre immediata. La precisione è fondamentale in un platform d’azione, e qui ogni pressione di tasto ha un feedback chiaro. Certo il meglio di se lo dà su Steam Deck senza ombra di dubbio
Il frame rate resta stabile anche nei momenti più caotici, segno di un’ottimizzazione curata. E l’interfaccia è pulita: le informazioni ci sono tutte, ma non ingombrano l’azione.
Il passato è rimasto?
Qui purtroppo arriva la grossa nota dolente che però è tutto frutto di una mera considerazione personale. Il vecchio Shinobi, non era propriamente un platform, la sua indole era ragionata e i combattimenti erano precisi e letali, un colpo e via, al massimo due.
Questo donava al titolo un anima ninja che non ho riscontrato in SHINOBI Art of Vengeance.
Per chi è pensato
Se ami l’azione 2D, Art of Vengeance è un must. Se cerchi un’esperienza punitiva estrema, forse lo troverai troppo equilibrato, ma per la maggior parte dei giocatori è il compromesso ideale tra sfida e divertimento.
Per chi non ha mai giocato un Shinobi, questo non è l’originale ma è un comunque un ottimo titolo che rispetta le radici ma parla un linguaggio moderno.

SHINOBI Art of Vengeance Recensione | Il verdetto
SHINOBI Art of Vengeance dimostra che si può riportare in vita una leggenda senza restare bloccati nella nostalgia. Lizardcube e SEGA hanno preso il cuore della serie e lo hanno fatto battere di nuovo, con un’estetica unica, un gameplay preciso e una colonna sonora che ti resta in testa.
Se ami l’azione in 2D, questo è un acquisto sicuro. È elegante, intenso, pieno di personalità. Joe Musashi è tornato… e non è mai stato così affilato.
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Il nostro amato ninja è tornato
Pro
- Grafica disegnata a mano spettacolare
- Combattimento appagante
- Livelli ben studiati
- Colonna sonora di ottimo livello
- Modalità extra
Contro
- Alcune sezioni platform meno ispirate rispetto ai combattimenti
- Forse un po' troppo lontano dall'originale