Yakuza Kiwami 3 Anteprima
Siamo volati in Giappone per provare Yakuza Kiwami 3 e questo è tutto ciò che abbiamo scoperto.
Dopo l’uscita del rifacimento del secondo capitolo della serie “Like a Dragon” sapevamo che l’intento di RGG Studio fosse quello di estendere l’operazione all’intera saga e donare nuova vita alle avventure di Kiryu Kazuma. Con Yakuza Kiwami 3, Sega è pronta a trasportarci nelle soleggiate distese di Okinawa, promettendo non solo di restaurare l’esperienza originale ma di aggiungere una storia inedita con protagonista Mine Yoshitaka.
Il passato dell’iconico antagonista verrà svelato all’interno di “Dark Ties”: un capitolo parallelo che sarà incluso insieme al remake. L’operazione sembra nascere sotto i migliori auspici e presentare una portata che non solo appare di indubbia qualità ma parrebbe essere anche parecchio opulenta.
Siamo volati in Giappone al fine di provare sia Yakuza Kiwami 3 sia l’inedito Dark Ties e siamo riusciti a farci un’idea sugli elementi fondamentali della struttura di entrambi i titoli e sulle ambizioni dello studio Giapponese. Questo è quello che abbiamo scoperto.
Cosa sappiamo su Yakuza Kiwami 3
Durante Yakuza Kiwami 3 non visiteremo solamente la celeberrima Kamurocho, ma esploreremo anche le tropicali spiagge di Okinawa: un luogo marcatamente diverso rispetto a quello dei due titoli precedenti sia dal punto di vista geografico, sia da quello culturale. Il drago di Dojima, infatti, ha deciso di abbandonare il mondo criminale e rifugiarsi nelle calde isole Ryukyu ove gestisce un orfanotrofio insieme alla figlia Haruka.
Purtroppo per lui, Kiryu è una vera e propria calamita per disavventure e ben presto si troverà costretto a difendere con le unghie e con i denti il suo spicchio di paradiso, prima che questo venga abbattuto per dare spazio ad un resort. Proprio qui si è aperta la demo da noi provata presso lo stand Sega, con Kazuma alla ricerca del clan mafioso colpevole di aver cercato di sfrattare i suoi protetti.
In questo momento abbiamo incontrato uno dei personaggi più amati da parte della fanbase: Rikiya Shimabukuro, idealista capitano della famiglia Ryudo, poco tollerante nei confronti degli stranieri. RGG Studio, in una mossa spiazzante, ha deciso di modificare le fattezze dell’uomo al fine di farlo assomigliare maggiormente al suo doppiatore, in tal modo, tuttavia, ha finito per compromettere il suo design trasformando il quasi buffo yakuza sognatore in uno dei tanti giovani di città che affollano il Giappone.
A scanso di alcune scelte alquanto discutibili, l’operazione di remake si assesta sui canoni a cui il team ci ha abituati e restaura Yakuza 3 in maniera soddisfacente, ricordando che il fiore all’occhiello della serie Kiwami non giace nella conta poligonale quanto nei numerosi miglioramenti apportati al gameplay e alla struttura.

Proprio sul gameplay, su cui si è focalizzata la demo del TGS, vogliamo spendere qualche parola in più. Kiryu è un possesso di un duplice stile di combattimento a scelta tra il classico Dragon Style, ora migliorato e ancora più ricco di manovre, e il Ryukyu Style ispirato ai tradizionali strumenti di morte dell’isola.
Il primo è ormai quasi completamente privo di segreti e presenta bene o male le caratteristiche alle quali siamo avvezzi, tra cui la possibilità di sollevare elementi dell’ambiente e servircene come armi improvvisate. Vi è, inoltre, una barra che se portata fino all’orlo permette di aumentare verticalmente le proprie statistiche e disfarsi in men che non si dica di folle immense di nemici.
Ben più intrigante, invece, è lo stile Ryukyu che, memore della lezione di Like a Dragon: Pirate, mette nelle mani di Kazuma un variopinto arsenale ove ogni arma è legata a un tasto differente. Per quanto i singoli strumenti non abbiano utilizzi particolarmente vari, la capacità di combinarli a piacimento genera quello che potrebbe essere uno dei sistemi più malleabili dell’intera saga.
Tra una migliore gestione dell’air time dei nemici, la presenza di uno scudo vero e proprio, numerose soluzioni dalla portata variabile e addirittura una sorta di falcione, lento a caricarsi ma eccelso nel crowd control, non ci sono dubbi che gli amanti dell’azione avranno pane per i loro denti e potranno inventarsi le combo più disparate.
D’altro canto la maggiore varietà e il fattore di novità correlato alle arti marziali isolane rischiano di renderle di gran lunga preferibili al Dragon Style e, soprattutto qualora il bilanciamento propenda per esse, di rendere Yakuza Kiwami 3 di gran lunga più limitato di quanto il team abbia preventivato.
Il gameplay di Dark Ties
Il piatto forte del nostro provato, tuttavia, non è stato tanto Yakuza Kiwami 3, che malgrado i notevoli miglioramenti rimane una cifra nota, ma Dark Ties: spin-off completamente inedito ove si scoprirà il passato di Yoshitaka Mine e la sua ascesa nel mondo della criminalità organizzata nipponica.
Mine è un individuo marcatamente diverso rispetto ai classici protagonisti della serie “Ryu Ga Gotoku” e ne rappresenta uno dei villain più memorabili, un essere teso tra sublime e materia, tra la ricerca di un vincolo di fraternità inscalfibile e le costrizioni di una realtà fondata sul denaro e sugli affari.
Le vicissitudini di Dark Ties si aprono con il nostro aspirante yakuza alla ricerca di Tsuyoshi Kanda, membro della famiglia Nishikiyama appena uscito di galera. Kanda è un criminale di poco conto, un uomo gretto e di scarso intelletto, dunque la pedina perfetta per le ambizioni di Yoshitaka.
Anche lo spin-off, purtroppo, ci ha permesso di osservare ben poco della narrativa ma, al contempo, ci ha concesso di mettere le mani su un’ampia sezione di gameplay che si differenzia considerevolmente rispetto a quella di Yakuza Kiwami 3. Mine è, infatti, in possesso di un unico stile, incentrato su un’elevata mobilità e su raffiche di colpi veloci e precise.

Le sue capacità nella gestione delle grandi folle sono notevolmente inferiori rispetto a quelle di Kiryu e vengono sostituite dalla possibilità di attaccare in salto un determinato nemico, fare perno su di esso e gettarsi verso una minaccia vicina. Tale mossa è estremamente spettacolare ed invero anche funzionale, in quanto tale da modificare il posizionamento del proprio personaggio senza rinunciare all’offensiva.
Il vero fiore all’occhiello di Dark Ties, tuttavia, è la capacità di entrare in “Dark Awakening” raddoppiando o addirittura triplicando il danno inferto sulla base della percentuale di riempimento di una barra apposita. Gli incrementi statistici così ottenuti sono un imperativo durante gli scontri e l’unico modo efficace di disfarsi agevolmente dei propri avversari.
Un’acuta gestione del proprio “risveglio” è, dunque, la dinamica portante dell’intero combat system del titolo e richiede una certa intelligenza tattica sia nel dirigere i propri colpi buffati verso i bersagli adatti, sia nel ricavare gli spazi necessari ad ottenere il tanto agognato “×3” le cui tempistiche di caricamento sono discretamente elevate.
Nonostante ciò, abbiamo ugualmente trovato le risorse di Mine di gran lunga inferiori rispetto a quelle del drago di Dojima e temiamo che la varietà e la tenuta del gameplay di Dark Ties possano non essere particolarmente eccelse. Ovviamente, per trarre un verdetto definito sarà necessario saggiare la longevità di questa side story, che qualora fosse abbastanza limitata, potrebbe evitare di scadere in un’eccessiva ripetitività.
Conclusione
Yakuza Kiwami 3 è un remake la cui fattura non si distacca, nel bene e nel male, dai suoi due predecessori e promette di essere la versione definitiva delle vicende isolane di Kiryu Kazuma. Forte di un doppio stile di combattimento e di nuove armi inedite, il drago di Dojima sembrerebbe potersi fregiare di uno dei sistemi più malleabili della saga e regalare battaglie di notevole complessità.
Estremamente gradita è anche la presenza della side story monografica su Yoshitaka Mine. L’iconico antagonista si è subito mostrato affascinante e magnetico e non vediamo l’ora di scoprirne a pieno l’ascesa e indagarne la psiche, ora così cinica e realista, ora sognatrice; talvolta quasi del tutto inaridita ma altrettanto capace di inaspettati slanci d’orgoglio.
Abbiamo, con riserve, gradito anche il combat system di Dark Ties di cui apprezziamo la possibile dimensione strategica e soprattutto l’interessante implementazione di alcune manovre aeree.. Rimane, purtroppo, una marcata sfiducia nei confronti della varietà dello stesso, che ci è sembrato piuttosto basilare, soprattutto, se comparato a quello del titolo principale.