Tenchu: Wrath of Heaven – Recensione Tenchu: Wrath of Heaven

Rikimaru never die

Quinto in uscita fra i vari Tenchu e ricollegato per trama un anno dopo dalla fine del primo capitolo, Tenchu: Wrath of Heaven riporta sulle scene Rikimaru, scomparso nel primo capitolo, ed assieme a lui la “sempre verde” Ayane. Entrambi seguiranno lo stesso filo narrativo, ma con variazioni piuttosto carnose solo in alcuni punti. Se poi concluderete entrambe le quest coi primi due personaggi si aggiungerà Tesshu Fujioka, che al contrario di Rikimaru ed Ayame non è un ninja sotto il potere del Lord Godha. I tre protagonisti variano per capacità tanto da garantire un’esperienza di gioco varia, ma non abbastanza per differenziare significativamente i livelli percorribili, identici per tutti e tre.
La trama di questo nuovo Tenchu lascia davvero a desiderare rispetto ai capitoli precedenti, rispetto a quella trama che gli episodi principali portavano avanti come loro primo baluardo e come primo vanto. Qui la narrazione è scarna e in particolar modo poco approfondita, se non con delle fuoriuscite sceniche davvero rasenti al banale. Tutti gli elementi che avrebbero composto Tenchu: Wrath of Heaven, fuorché la trama, sarebbero potuti esser messi in dubbio per il loro valore, tuttavia, è arrivata la smentita.
 


All’inizio di ogni missione si decide cosa portare con sé fra gli oggetti ritrovati
 

Noi ninja

Come uno dei primissimi esponenti a mostrare lo stealth fra i videogiochi, questo Tenchu: Wrath of Heaven porta in campo un gameplay classico e fedele ai canoni che ha sempre presentato. Nonostante ciò, la struttura che presentò e affascinò il pubblico di Tenchu 2 è stata sottoposta a una rigida dieta che ha portato il gameplay di questo nuovo capitolo ad una semplificazione dell’azione non troppo entusiasmante.
La componente stealth rimane fissa anch’essa, dove il sorprendere il nemico per poi assassinarlo rimane la consuetudine dell’azione. Ogni volta che uscirete allo scoperto o vi farete notare i nemici non tarderanno a far di voi la loro preda preferita. Rimane comunque poco articolata l’I.A. nemica, che si dimostra sempre troppo sempliciotta e stolta. D’altra parte, i Boss rappresentano un degno esempio di quanto si sarebbe potuto fare per l’I.A. dei nemici random.
Gadget di ogni tipo verranno infine in vostro soccorso per attuare la vostra furia assassina e non solo: dal rampino e le stelle ninja ai kit medici e le sorpresine avvelenate da far assaggiare ai nemici.
Onnipresente l’indicatore della furtività, che v’indicherà il vostro grado d’incognita nel territorio. Ogni qualvolta eseguirete poi un assassinio silenzioso comparirà al fianco di tale indicatore un ideogramma, quando poi raggiungerete un certo numero di questi potrete acquisire un notevole avanzamento per quanto riguarda le vostre capacità ninja.
I salvataggi saranno attuabili solo dopo la fine d’ogni livello, ed è forse ciò che incrementa la difficoltà del titolo. Appunto parlando di difficoltà, si ricordi che la stessa è settabile ad inizio gioco secondo i soliti tre ranghi.
Oltre alla modalità in singolo è presente quella in multiplayer sia operativa che versus. In questa saranno selezionabili più personaggi, fra cui molti degli antagonisti e tutti con caratteristiche ben differenziate.


La modalità versus vi regalerà delle buone ore di divertimento insieme a degli amici!
 

Comparto tecnico da 26

Oltre le animazioni fluide ed i poligoni che adornano i personaggi di rilievo, Tenchu offre uno standard grafico che la PS2 offre in tutta tranquillità. Ma l’aspetto che poteva realmente esser più curato sono le textures. Applicate su di una quantità ragguardevole di poligoni esse propongono tonalità ed effetti fin troppo uniformi nel colore.
Tecnicamente i comandi non sono calibrati nel migliore dei modi, ma la cosa si farà notare solo nei momenti che necessitano di più accuratezza e precisione “ninja”; la telecamera porta con sé un certo grado di “follia” non appena i nemici su schermo aumentano radicalmente, ma continuerà tranquillamente a fare il suo onesto lavoro persino quando vi arrampicherete sui soffitti.
Per quanto riguarda invece il comparto sonoro, Tenchu: Wrath of Heaven si avvale di una colonna sonora che riporta all’ascolto solo alcuni vecchi temi, classici della serie, ma non brilla per originalità né quanto meno per un’omogeneità del valore singolo d’ognuna delle tracce. Gli effetti sonori sono infine l’elemento svalutativo, definitivo, al valore del sonoro di Tenchu: Wrath of Heaven, mal calibrati e di una robustezza indigeribile rispetto allo standard qualitativo del tempo. Il doppiaggio in Italiano rimane accettabile solo in parte, dato che mantiene un’ottima traduzione rispetto all’opera originale, ma non lascerà di certo “a bocca aperta” per lo spirito con cui i doppiatori si sono dedicati a quest’opera. A far da “tappo” verso questa falla c’è comunque il doppiaggio in Giapponese d’ottima qualità.
Per concludere la visione dell’aspetto tecnico del titolo finiamo col dire quante ore si potranno dedicare a questo prodotto di dubbio valore. Se ci sono 10 livelli per Rikimaru ed Ayane, a Tesshu ne vengono riservati solo 6; con un totale di 26 livelli il gioco si pensa possa arrivare a una notevole longevità, e così è, se solo non fosse per la rigiocabilità non troppo enfatizzata da ritmiche troppo scostanti e troppi déjà vu.
 


E’ evidente! Non sa chi ha dietro!

 

Veridicità

Tenchu: Wrath of Heaven se analizzato in ogni suo più minimo dettaglio può risultare un vetro con fin troppe macchie, nonostante ciò, se lo stesso titolo viene preso da una certa distanza e viene visto bene nel complesso, appare comunque come un buon titolo. Le sue modalità sono ispirate ma non complete, e a livello tecnico ci si può tranquillamente accontentare. Ovviamente gli appassionati della saga risentiranno della scarsità della trama, ma lo stesso titolo non è in ogni caso da gettare per questo suo difetto incolmabile.
La mancanza d’avventatezza da parte degli sviluppatori si fa ben notare, dove si “sarebbe potuto” è stato “solo fatto”. Un gioco adatto a chi conosce e chi non conosce questa saga, una sferzata certa di novità per i neofiti e un boccone un po’ amaro per i veterani.

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