Enthusia Professional Racing – Recensione Enthusia Professional Racing

L’attacco dei cloni

Grande software house, la Konami… non si può dire che non abbia lasciato il segno in qualunque parte del mercato videoludico: dal calcio con la sua serie Pro Evolution Soccer, agli sport olimpici con i suoi Track ‘n’ Field, senza parlare del pluripremiato Metal Gear Solid o dei suoi Beatmania e Guitar Freaks per quanto riguarda i giochi musicali. Dunque, perchè non provare ad addentrarsi in quella selva oscura e perigliosa che è il mercato dei racing-games, considerando, fra l’altro, che su PS2 domina alla grande la Polyphony con il suo Gran Turismo? Come si suol dire, tentar non nuoce, ed è così che Enthusia Professional Racing viene alla luce, per poi finire incastonato in un disco ottico racchiuso in una boxart con la Aston Martin V12 Vanquish, a salutar il pilota virtuale che si accinge a immergersi in questa nuova impresa corsistica virtuale. Arcade? Beh, ormai è passato di moda e di titoli di successo di questo genere ne son rimasti ben pochi, per cui perchè non tentare la strada della simulazione? E già che ci siamo, perchè non renderlo ancora più simulativo del normale? Non sembra un buon inizio, vero?

Realtà, senza essere tale…

Tecnicamente, l’aspetto grafico di Enthusia si attesta su un buon livello, muovendo delle scene particolarmente complesse e dettagliate a 60 frames al secondo. Da questo punto di vista, il lavoro svolto dal team Konami è soddisfacente, considerando anche il fatto che il titolo beneficia anche di effetti atmosferici variabili, pioggia inclusa, che sono rappresentati ottimamente. Le vetture sono ben realizzate, con una buona qualità di dettagli rappresentati, e modelli poligonali che le rendono estremamente fedeli alle loro controparti reali. Probabilmente il lavoro più esteso è stato fatto sui circuiti, che sono quasi tutti ambientati in scenari particolarmente evocativi e ben realizzati: passeremo infatti da veloci ovali americani a distese desertiche nel Sahara, passando per acciottolati nelle strette vie di città tedesche e incantevoli paesaggi autunnali nipponici.

Però, i problemi ci sono eccome: innanzitutto, i riflessi delle carrozzerie non sono particolarmente esaltanti, e danno l’impressione di essere troppo "opache" e anonime, anche nel caso di colorazioni particolari della vettura. Inoltre, la sensazione di velocità data dalla visuale del giocatore regge bene lo scopo, ma è a tratti un po’ troppo esagerata e alle volte può finire per disorientare il giocatore. Infine, non si possono non notare alcune "sbavature" nelle texture di alcuni tracciati, come ad esempio quelli cittadini, che rivelano una spaventosa bassa risoluzione degli elementi visualizzati. Ciononostante, la grafica è sostanzialmente buona, seppur non in grado di competere con il mostro Polyphony.

Una Mercedes SLR, il Nurburgring… e noi, al volante

 

Non per tutti

Come abbiamo già accennato prima, alla Konami hanno preso come pretesto la "mancanza di alcune sfumature realistiche" nella serie Gran Turismo e hanno pensato di portarle nel loro Enthusia. E qui iniziano i guai. Infatti, come ben tutti sappiamo, un simulatore per essere giocabile, deve riuscire a saper coniugare l’aspetto simulativo con una curva di apprendimento e immediatezza tipica dell’arcade. Bene, in questo titolo troverete un motore fisico estremamente realistico, che risponde a vari tipi di sollecitazioni che possono variare anche a seconda del terreno di gara. La forza G è rappresentata in ogni dettaglio e può essere monitorata graficamente attraverso il sistema VGS che restituisce la forza esercitata dalla vettura sottoforma di grafico. Insomma, bisogna dire che questo titolo sarà ingiocabile per tutti coloro che non sono particolarmente abituati ai simulatori di guida o che si aspettavano un approccio più "soft".

La curva di apprendimento è di certo ammorbidita da gare di allenamento che seguono il giocatore, ma non servono a molto dato che l’unica cosa che riescono a dare sono delle basi per controllare la vettura, che in molte competizioni, si riveleranno quasi del tutto insufficienti. Un punto a favore va invece alla IA implementata: i nostri avversari ci daranno davvero filo da torcere, alle volte comportandosi anche in modo non propriamente sportivo e danno un’impressione di "umanità", vale a dire niente traiettorie precalcolate e saranno addirittura possibili errori dei nemici.

Sul Nordschleife con la nostra Evo scintillante!

 

Qualcosa di nuovo senza esagerare

Le modalità principali di Enthusia sono due: Driving Revolution e Enthusia Life. La seconda è in pratica la risposta Konami alla "GT Mode" di Polyphony. E’ in pratica una modalità carriera basata su eventi settimanali da affrontare. In ognuno di questi eventi verremo ricompensati con due tipi di punti (punti Enthu e punti Abilità) che condizioneranno il nostro piazzamento in una classifica che viene aggiornata settimanalmente (all’inizio saremo al 1000esimo posto!), per cui dovremo riuscire a vincere il maggior numero di gare possibile per migliorare la nostra collocazione. In più dovremo riuscire a guidare nel modo più pulito possibile, senza toccare muri o avversari, in modo da non perdere punti abilità, pena il peggioramento del nostro piazzamento. La modalità di certo è innovativa e incuriosisce inizialmente, ma a tratti diverrà frustrante (soprattutto quando scenderemo di posizione in classifica) inducendoci a gettare la spugna e comunque, non regge il confronto con la carriera che offre invece Gran Turismo.

La modalità Driving Revolution, invece, fornisce una sorta di allenamento per i piloti (un po’ come la modalità "patente" di GT), con varie sfide da affrontare per perfezionare precisione e comportamento sul tracciato. Questa opzione colpisce particolarmente per la grande qualità di sfide da affrontare, particolarmente appaganti e impegnative allo stesso tempo, tenendo incollato il pilota virtuale allo schermo per parecchio tempo. Le classiche modalità Arcade, Time attack e Versus completano il quadro. I tracciati disponibili come abbiamo detto, sono quasi tutti di fantasia (eccetto il Nordschleife e Tsukuba) e includono ambientazioni molto suggestive, per lo più cittadine (anche l’Italia è presente, con uno spettacolare quanto inverosimile percorso ambientato a Venezia). Il numero dei veicoli supera le 200 unità e ci mette a disposizione virtualmente qualsiasi tipo di vettura, dalle citycar alle berline di lusso, alle station wagon e perfino monovolume e SUV.  

Sono incluse ambientazioni nello stile della Parigi-Dakar

 

La sperimentazione fa male

Il sonoro è un’altra nota dolente di Enthusia. Non tanto per i suoni dei motori, che per quanto siano uguali fra loro e particolarmente privi di qualsiasi impressione di potenza da regalare, svolgono comunque il loro lavoro di effetti sonori. Questo raggiunge il picco più basso con la soundtrack: il team Konami infatti ha pensato di costruire delle tracce che sembrano un bizzarro ibrido fra musica elettronica, rock e canzoni "da film Disney" che non mettono di certo l’accento sull’adrenalinità delle gare o sull’azione frenetica, svolgendo di più un compito di mero contorno senza identità, solo per non far risultare il motore come l’unico suono emesso dagli altoparlanti del televisore. A questo punto forse era meglio optare per una totale assenza della soundtrack, almeno nella fase di guida.

Sempre la solità solfa

Se Enthusia fosse uscito nei negozi prima di Gran Turismo 4, forse sarebbe riuscito ad essere considerato un po’ di più. Le trovate buone ci sono e certamente verranno apprezzate. Esse vengono inesorabilmente sommerse da una giocabilità che non è particolarmente improntata verso il videogiocatore medio, riservandosi solo ed esclusivamente ai veri e propri patiti che forse trarranno il massimo dal titolo giocandolo con volante e pedaliera. Inoltre, per quanto la longevità sia un fattore presente, la modalità principale per quanto sia interessante e innovativa, non riesce a reggere il confronto con la classica "carriera". Insomma, dal confronto con Gran Turismo, il titolo Konami ne esce con un triplo KO. Nel migliore dei casi potrebbe incontrare il favore di tutte quelle persone che si sono stufate del capolavoro Polyphony. Ammesso che ce ne sia qualcuno…

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