Kingdoms of Amalur: Reckoning – Recensione Kingdoms of Amalur: Reckoning

Kingdoms of Amalur: Reckoning è un titolo che ha destato l’attenzione degli appassionati di RPG sin dal suo annuncio: Big Huge Games, sfruttando la popolarità di R.A. Salvatore e del suo universo di Amalur, ha realizzato un Open World RPG dalle meccaniche action e dalla grandissima profondità nella personalizzazione dell’esperienza di gioco, unendo il tutto con una trama interessante e mai banale. Analizziamo insieme i pro e i contro di questa esperienza a cavallo tra il fantasy e l’onirico.

 

Il game over è solo l’inizio

La trama di Kingdoms of Amalur – tra i cui scrittori spicca a caratteri cubitali il nome di Todd McFarlane, creatore dell’Image Comics e di icone del fumetto come Spawn, Venom o Carnage – è certamente il principale punto di forza del titolo. A farla da padrone, sin dai primi minuti di gioco, sono il ritmo e la qualità della narrazione: la nostra avventura inizierà con l’inusuale risveglio dalla morte sopra una pila di cadaveri, per portarci poi nel canonico viaggio attraverso il mondo di gioco, immenso, inesplorato e ricco di avventure come vuole la tradizione degli RPG.
La differenza principale tra Kingdoms of Amalur e gli altri GDR presenti sul mercato, sempre sotto l’aspetto della trama, è la disarmante capacità con la quale il titolo sposta l’attenzione del giocatore dalle vicende personali del protagonista alla trama principale. Se quest’ultima è infatti caratterizzata dalla classica guerra sanguinaria tra il bene e il male nella quale (come da tradizione) il nostro personaggio avrà naturalmente un ruolo chiave, durate il gioco ci ritroveremo spesso e volentieri a seguire con più attenzione le sottotrame volte a dissipare l’ingarbugliato passato del protagonista: come è riuscito a sfuggire alla morte? Perché i malvagi Tuatha sono sulle sue tracce? Chi era prima della morte? Sono queste le domande che ci terranno realmente incollati allo schermo, rendendo molte volte la ben più banale trama generale della guerra una mera cornice.


Il risveglio sopra una pila di cadaveri non è certo tra i migliori che si possano desiderare…

 

Senza un destino

Seppur l’approccio ai combattimenti di Kingdoms of Amalur lasci ampio spazio, come vedremo tra poco, a meccaniche decisamente action, la componente RPG permea ogni singolo aspetto del gioco. Innanzitutto, la personalizzazione dell’aspetto del personaggio principale: nonostante a livello di opzioni non sia prevista una grande profondità – sarà possibile scegliere sesso, colore della pelle, corporatura e poco altro; inoltre all’inizio del gioco ci verra chiesto di scegliere tra una delle quattro classi disponibili, ciascuna delle quali più vicina ad uno stile di gioco rispetto ad un altro. Questa scelta iniziale, comunque, potrà essere totalmente ribaltata salendo di livello nel corso dell’avventura: spendendo i classici punti esperienza guadagnati nei combattimenti potremo personalizzare ogni aspetto del nostro personaggio, migliorandolo in quelle caratteristiche che si avvicineranno maggiormente allo stile di combattimento preferito. Che vogliate essere un mago o un cavaliere, che preferiate agire nell’ombra piuttosto che correre a testa bassa nella battaglia, in Kingdoms of Amalur troverete il destino che fa per voi.


Corpo a corpo o magia? In Kingdoms of Amalur potrete scegliere il vostro stile preferito


RPG, ma condito di hack n’ slash

Per quanto riguarda la sua componente più action, Kingdoms of Amalur strizza più volte l’occhio al genere hack n’ slash, permettendo di eseguire combo degne del miglior Kratos. La componente decisionale dedicata alle armi, accompagnata da una solida struttura di menù dedicata agli equipaggiamenti e all’armatura, è parte integrante della scelta sullo stile di lotta da utilizzare: equipaggiando improbabili martelloni o spade lunghe sarà più facile avere la meglio sui nemici più massicci, sacrificando però velocità e precisione; optando per bastoni magici o archi, invece, sarà possibile colpire i nemici a distanza e in gruppo, avendo un innegabile vantaggio soprattutto sulle creature volanti. La grande varietà di scelta, naturalmente, permetterà ai giocatori di optare anche per scelte intermedie, in grado di regalare le migliori soddisfazioni per quanto riguarda la spettacolarità delle combo: equipaggiando uno spadone ed un arco, ad esempio, sarà possibile eseguire un devastante attacco frontale contro un nemico sollevandolo in aria per poi, una volta estratta l’arma secondaria, svuotargli addosso l’intera faretra mentre è ancora a mezz’aria. Ma non finisce qui: per quanto saremo portati a migliorare le armi e le caratteristiche più vicine al nostro stile di lotta preferito, bisognerà sempre mettere in conto che anche i nemici avranno le loro debolezze e le loro immunità: attaccare una creatura della foresta con una magia di fuoco avrà sicuramente effetti devastanti, così come i pugnali o le spade più leggere faranno solo il solletico ai massicci Troll. In base alle aree del mondo che andremo a visitare, quindi, sarà sempre necessaria un minimo di preparazione strategica relativamente all’armamentario e alle abilità da equipaggiare.


Ogni nemico ha le sue debolezze: i ragni, ad esempio, sono vulnerabili al fuoco

Fabbro, ladro o mercante?

Se tutta la personalizzazione appena esposta non fosse per voi abbastanza, sappiate che Kingdoms of Amalur consente di andare ancora più in profondità quando si tratta di combinare tra loro gli oggetti raccolti durante l’avventura: dai reagenti per la creazione delle pozioni, fino alle gemme da incastonare in armi e armature per dotarle di poteri magici, la libertà di scelta è talmente varia da soddisfare con sicurezza anche il giocatore di RPG più fanatico ed esigente.

Il rovescio della medaglia di tanta customizzazione, se vogliamo, è l’incubo di chi preferisce interfacce sobrie e quanto più possibile user friendly: nonostante le varie opzioni del gioco siano ben organizzate in sezioni relativamente chiare e con comode spiegazioni a lato, l’incredibile capacità di scelta di Kingdoms of Amalur si traduce in un continuo viaggio tra menu e sottomenu, la cui consultazione è spesso obbligatoria per variare e migliorare il proprio equipaggiamento in base ai nemici e alle missioni da affrontare.

Un mondo colorato… forse troppo

Dal punto di vista grafico, Kingdoms of Amalur non lascia delusi, pur essendo ben lontano dai fasti di altri RPG più famosi. Le varie ambientazioni del gioco sono molto colorate e ben disegnate, presentando un buon livello di varietà e caratterizzazione, pur non spiccando per particolare originalità. Lo stesso si può dire per i personaggi non protagonisti e per i mostri che, pur non discostandosi dai canoni del già visto, sono ben integrati nel mondo di gioco e coerenti con le ambientazioni che vanno a popolare.

Purtroppo, è il motore grafico non fare sempre il suo dovere: durante il gioco vi capiterà infatti spesso di vedere alberi, montagne o templi che compaiono all’improvviso sulla linea dell’orizzonte, soprattutto nelle zone più aperte. Il buon livello di dettaglio e le coloratissime ambientazioni – la cui palette cromatica, a volte, risulta fin troppo forzata nel tentativo di donare un’atmosfera quanto più onirica possibile all’esperienza – si ritrovano pertanto frenati da questa mancanza meramente tecnica. Un vero peccato, perché se la buona trama fosse stata accompagnata da un altrettanto performante comparto tecnico, il voto finale di questa recensione sarebbe certamente stato più sbilanciato vero l’alto.


Il design delle creature sa di già visto ma è comunque buono. Peccato solo per la poca potenza grafica


In conclusione

Kingdoms of Amalur: Reckoning è un RPG dalla trama originale, che certamente piacerà ai fan del genere. Il viaggio per il mondo di gioco, la guerra sullo sfondo e gli innumerevoli personaggi con cui parlare sono tutti elementi classici del gioco di ruolo tradizionale, che si accompagnano a piacevoli variazioni sul tema come l’inserimento di una forte trama legata al personaggio principale – che in più di un’occasione ruberà la scena alla solita storia di contrapposizione tra bene e male – e la presenza di un sistema di combattimento decisamente votato all’azione. Non si lascino ingannare i fan degli Hack n’ Slash alla God of War, però: sebbene i trailer del gioco mostrino combattimenti furiosi ricchi di combo e mosse spettacolari, sappiate che la componente RPG permea ogni singolo aspetto di Kingdoms of Amalur, costringendo i giocatori ad attente riflessioni strategiche davanti a diversi menu prima di permettere loro di buttarsi a capofitto nell’azione.

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