Horizon Zero Dawn – Recensione

Recensito su PlayStation 4

Il debutto di una nuova IP è sempre una cosa gradita nel panorama videoludico, ma non sono molti i titoli capaci sin da subito di imporsi con efficacia e potenza dirompente. Horizon Zero Dawn riesce invece nell’impresa di ascendere istantaneamente allo status di classico moderno, e lo fa mantenendo le grandi aspettative maturate sin dal suo annuncio ufficiale all’E3 2015.

Per Guerrilla Games non deve essere stato un passo semplice quello di ritirarsi dalla serie di Killzone a cui ha dedicato, con fortune alterne, più di dieci anni di sviluppo praticamente esclusivo, ma vedendo il risultato non possiamo che essere contenti che lo abbia fatto. Giocando a Horizon Zero Dawn appare chiaro che questo salto verso qualcosa di diverso abbia coinvolto gli sviluppatori in un lavoro dalla cura appassionata.

Horizon Zero Dawn è un titolo che dal punto di vista delle meccaniche di gioco forse non inventa niente di davvero nuovo, ma che prende spunto da molti “colleghi” nel mercato e riesce a confezionare un prodotto solido, rifinito e dannatamente divertente.

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Into the wild

L’ambientazione di gioco è diversa dagli usuali mondi post-apocalittici visti in giochi come Fallout o The Last of Us: per usare un termine indicato da Guerrilla siamo in un contesto post-post-apocalittico, centinaia di anni dopo la sconosciuta catastrofe che ha spazzato via dalla faccia della Terra ogni forma di civiltà moderna. Dalle ceneri del vecchio mondo, tra le sue ossa di antichi edifici e rovine metalliche, l’umanità è sopravvissuta ed è ripartita esattamente com’era iniziata: tribù primitive di cacciatori regolate grezzamente e dai culti primordiali. I resti del vecchio mondo sono però ancora presenti sulla terra, e questo ha portato gli abitanti a servirsene in modo rudimentale: dall’utilizzare lamiere per farne protezioni allo scambio di frammenti di metallo come moneta corrente. Gran parte delle rovine tecnologiche sono però tabù, anche perché giustamente associate con un problema non da poco: il mondo è abitato da temibili robot zoomorfi tanto aggressivi quanto ardui da abbattere.

In questa società naturalmente terrorizzata da ciò che non capisce, troviamo la nostra Aloy: emarginata sin dalla nascita dalla tribù dei Nora e cresciuta senza mai conoscere niente dei suoi genitori. Il gioco ci aggancia subito alla storia della protagonista mostrandoci la sua infanzia ai margini della società, facendoci provare la sua frustrazione di fronte all’indifferenza e il pregiudizio della tribù. L’unico modo per ottenere dalle matriarche le risposte sulla sua origine e il motivo della sua emarginazione è vincere la Prova della tribù, un esame di abilità in cui i giovani Nora possono mostrare il proprio valore ed essere riconosciuti come Audaci.

Aloy trascorre dunque la sua giovinezza allenandosi con il suo tutore Rost e diventando una guerriera e avventuriera provetta, in vista dell’occasione del proprio riscatto. Non può sospettare però che le risposte che cerca la porteranno a scoprire verità ben più importanti di quanto avesse mai immaginato.

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La storia di Horizon Zero Dawn è interessante e appassionante, ma viene in qualche modo depotenziata da una narrazione non abbastanza efficace. I dialoghi soprattutto mancano di mordente, anche perché il doppiaggio e la mimica facciale di molti dei personaggi non riescono a convincere appieno e quindi a coinvolgere davvero. Durante alcuni dialoghi con altri personaggi sarà possibile scegliere il tipo di risposta da dare: impulsiva, ragionevole o empatica. Peccato che queste scelte, reminiscenze dei titoli BioWare, non avranno praticamente alcuna conseguenza importante nel corso degli eventi. Dal punto di vista tematico il gioco tocca vari spunti interessanti, ma su pochi si sofferma. Sicuramente il tema più calcato è quello della sopravvivenza, che prende una forma particolare in questo setting così inusuale in cui sia gli umani che le macchine sono in continua lotta per la propria conservazione.

È da precisare che, nonostante i difetti, non stiamo parlando di un comparto narrativo scarso, semplicemente non risulta abbastanza consistente e soprattutto non riesce a stare dietro alla magnificenza del resto del gioco. Il vero problema è che la trama si dipanerà su due binari distinti: gli eventi che coinvolgeranno i personaggi delle varie tribù, e le scoperte che Aloy farà sulla catastrofe che ha ridotto il mondo in questo stato. Pian piano che si prosegue nel gioco questo background – che verremo a scoprire tramite testi, messaggi audio e ologrammi rinvenuti nelle rovine – si farà sempre più interessante, coinvolgendo personaggi specifici e le loro storie, e ruberà letteralmente la scena agli avvenimenti del presente, che in confronto sembreranno cose triviali. L’impossibilità di Aloy di spiegare le sue scoperte ai selvaggi lascerà questi due aspetti separati, lasciando solo su di lei (e su un altro personaggio che vedrete più avanti) come unico punto di contatto.

Questo non è necessariamente una mancanza degli sceneggiatori, in quanto è la natura stessa della storia a imporre questa dicotomia; sarebbe stato davvero difficile e probabilmente inverosimile trovare un modo per fondere le due facce. Dove si poteva fare meglio è invece nella caratterizzazione dei personaggi che incrociamo nel mondo, piuttosto bidimensionali e privi di approfondimento (a parte uno, lo stesso già nominato). La narrazione risulta quindi naturalmente incentrata sulla protagonista, convincente e cazzuta quanto basta da scrollarsi di dosso lo status di “clone di Lara Croft“, nonostante la ricordi molto nelle capacità atletiche.

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Rage against the machine

Come già anticipato, Horizon Zero Dawn crea la propria struttura gameplay attingendo ispirazione a quanto di meglio si può trovare nel panorama videoludico. Si tratta di un action-RPG (molto action e poco RPG a dire il vero) in un mastodontico open world, con un forte accento sull’esplorazione e il sistema di combattimento. Grandi, minacciose e decisamente dure da abbattere, le macchine zoomorfe che popolano il mondo non sono avversari da prendere alla leggera. Buttarsi a capofitto menando fendenti e lanciando frecce a raffica avrà l’unico risultato di schiaffarvi rapidamente in faccia la schermata di Game Over.

Per costruire una strategia di attacco efficace sarà innanzitutto necessario scannerizzare le creature grazie al Focus, un dispositivo tecnologico rinvenuto all’inizio del gioco che fornirà ad Aloy varie informazioni sull’ambiente circostante (un po’ come la Modalità Detective dei vari Batman: Arkham), ma soprattutto sui punti deboli dei suoi avversari meccanici. Ovviamente man mano che si andrà avanti troveremo nuove creature sempre più difficili da abbattere, quindi se per abbattere le iniziali Vedette basterà colpirle con precisione nell’occhio, per i bestioni più coriacei sarà necessario concentrare i propri attacchi sui serbatoi posizionati in zone specifiche, o farne saltare la corazza per raggiungere parti più vulnerabili; di alcuni avversari sarà persino possibile staccare le armi impiantate nel loro corpo e usarle contro di loro.

Tutto questo è più facile a dirsi che a farsi, perché i vostri avversari meccanici sono agili, aggressivi e hanno l’intelligente abitudine di attaccare in gruppo accorrendo per aiutare i compagni attaccati; dovremo quindi padroneggiare al meglio l’abilità di Aloy di rotolare e colpire al momento giusto con la lancia o il fidato arco, col quale potrete anche lanciare frecce elementali per sfruttare le varie debolezze nemiche.

A nostra disposizione avremo un buon arsenale a cui si affianca un sistema di crafting di munizioni e trappole di vario tipo, oltre alla possibilità di migliorare armi e protezioni con opportune modifiche per renderci sempre più letali e resistenti.

Siamo di fronte a un sistema di combattimento in cui azione e strategia vanno a braccetto, ma che soprattutto permette vari tipi di approccio a seconda del vostro stile di gioco: se non siete amanti dell’azione pura e semplice potrete affrontare i combattimenti in modo più strategico piazzando delle trappole sul terreno, o sfruttare gli elementi dell’ambiente come erba alta e nascondigli vari per giocare di stealth e ridurre i pericoli al minimo, o magari cogliere una macchina di sorpresa e sottoporla all’override, cioè hackerarla e portarla dalla vostra parte per farvi aiutare contro le altre. Questa enorme varietà di possibilità è gestita da comandi intuitivi e un’interfaccia HUD efficace e non intrusiva. Peccato solo per gli attacchi in mischia un po’ blandi che non vantano la cura dedicata agli altri aspetti del combattimento.

Un altro tasto dolente riguarda la AI dei nemici non sempre all’altezza della situazione; se per gli avversari meccanici le perplessità si limitano alla loro scarsa reazione durante un’uccisione stealth a pochi metri di distanza, per gli avversari umani sarà nettamente più facile liberarci di loro aggirandoli con semplici sotterfugi o sbaragliare le loro blande formazioni anche in combattimenti impari.

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Abbattere nemici e completare missioni ci farà guadagnare punti esperienza che porteranno ai classici Level up, che si tradurranno in aumento della salute massima e dei punti abilità da spendere in uno skill tree diviso per tipologie di talenti. A seconda del vostro stile di gioco potrete scegliere di sbloccare abilità legate al combattimento puro, allo stealth, all’override, al crafting ecc. Il potenziamento della protagonista è definito in effetti soprattutto dalle abilità, dato che non esiste un sistema di stat vero e proprio; anche se ciò non rende il gioco molto RPG, il valido effetto è che grindare avrà dei vantaggi molto limitati, lasciando all’abilità pura e semplice del giocatore il compito di saper superare gli ostacoli.

Per completare l’avventura principale saranno necessarie circa 30 ore di gioco, che già non sono poche; in più il gioco ha in serbo una vagonata di altre attività disponibili per i giocatori più avventurosi e completisti. Da segnalare le missioni facoltative che coinvolgono personaggi anche principali che si diramano direttamente dalla storia principale, le quali hanno il pregio di arricchire e completare gli archi narrativi della trama. Ci sono poi diverse missioni secondarie meno incisive, ma comunque presentate in modo abbastanza interessante dal punto di vista della lore del mondo. Troviamo poi diversi tipi di collezionabili, accampamenti di banditi da conquistare, Collilunghi da scalare (una sorta di punti di osservazione di Assassin’s Creed in movimento), ma soprattutto l’esplorazione dei Calderoni: veri e propri dungeon alla Tomb Raider immersi nelle viscere ultra tecnologiche del vecchio mondo, in cui è possibile potenziare l’override per hackerare nuovi tipi di macchine.

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Bellezza selvaggia

Senza girarci troppo intorno, l’aspetto grafico di Horizon Zero Dawn è un’autentica meraviglia, sia sul livello tecnico che artistico. L’enorme mondo di gioco è uno degli spettacoli più ricchi e rigogliosi mai visti. Tutto, dall’abbondante e diversificata vegetazione alle città, è dotato di un livello di dettaglio e qualità di texture impressionante. Le creature meccaniche vantano una grande cura di design e ottime animazioni che gli conferiscono movenze animalesche credibili. I modelli umani sono ben realizzati e i personaggi principali dimostrano una cura di particolari notevole; sono notabili però delle animazioni artificiali soprattutto per gli NPC di contorno.

Il Decima Engine offre un’ottimizzazione grafica sorprendente, non solo mantenendo stabile il frame rate (con qualche sporadico rallentamento in zone affollate o combattimenti particolarmente concitati), ma senza dover mai interrompere l’azione di gioco con alcun caricamento. Da segnalare solo qualche occasionale bug, ma stiamo parlando pur sempre di un titolo open world e pertanto vanno considerati praticamente fisiologici. Tutto questo è già ben ottimizzato su PlayStation 4 normale (da cui sono stati presi gli screenshot che trovate nella recensione), ma se disponete di PS4 Pro e un TV 4K la qualità grafica potrà lasciarvi seriamente senza parole.

A questo prodigio tecnico si affianca una direzione artistica di prim’ordine. La giustapposizione di elementi tecnologici immersi in un mondo selvaggio funziona straordinariamente bene, e restituisce su schermo uno stile unico, straordinario da osservare in ogni momento. Il tutto è impreziosito da una gestione della luce stupefacente, e passaggi giorno-notte e cambiamenti climatici convincenti, anche se forse un po’ repentini. Saranno molte le occasioni in cui dovrete per forza fermarvi per ammirare la magnificenza del mondo che vi si para davanti. Evidentemente orgogliosi di questo risultato, per personalizzare e ottimizzare gli screenshot gli sviluppatori hanno inserito un’efficace modalità foto, che potremmo definire modalità Instagram, se non fosse che è molto meglio.

Parte della bellezza del mondo di gioco deriva però anche dall’efficacia del comparto sonoro, con un ottimo audio design di fauna e macchine a creare la giusta atmosfera. La colonna sonora funge da perfetto accompagnamento per ogni situazione, dalle fasi esplorative alle frenetiche battaglie, ma oltre al tema principale sarà difficile che ricorderete qualcuno dei brani. Il doppiaggio in italiano dal canto suo si attesta su livelli più che sufficienti, ma senza eccellere particolarmente; uno dei limiti dei dialoghi risiede invero nella scarsa variazione di tono nella recitazione dei personaggi. Il doppiaggio originale è migliore, ma non arriva comunque a livelli di altre produzioni.


Guerrilla Games ha sfornato un prodotto di assoluta qualità, un titolo di cui è evidente non solo la cura, ma la passione infusa da parte degli autori, una passione capace di contagiare il giocatore. Le poche carenze presenti non sono gravi e vengono assolutamente messe in ombra dalla trionfale bellezza visiva e il divertimento mai banale che riserva il gameplay. Sebbene possa non brillare per originalità, il pregio del titolo è proprio aver saputo prendere ispirazione da vari giochi e unirne gli elementi in un’opera coerente e solida, che semplicemente funziona alla grande. Horizon Zero Dawn è uno dei migliori open world degli ultimi anni, un concorrente a gioco dell’anno, e un titolo che non dovrebbe mancare nella collezione di qualsiasi possessore di PlayStation 4.

9.2

Pro

  • Graficamente straordinario
  • Direzione artistica maestosa
  • Gameplay eclettico e mai banale
  • Open world magistrale e ricco di cose da fare

Contro

  • Narrazione poco efficace
  • Qualche carenza di intelligenza artificiale
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