Destiny 2: La Mente Bellica – Recensione

Recensito su PlayStation 4

Otto mesi dopo un lancio in pompa magna carico di aspettative, Destiny 2 affronta uno dei periodi più bui dalla sua uscita. La seconda espansione dell’anno uno del MMOFPS targato Bungie, chiamata La Mente Bellica, arriva carica di responsabilità proprio perché deve iniziare un processo di cambiamento e migliorie richiesto dalla community e promesso dalla stessa casa di Bellevue. Vediamo se il percorso imboccato sia quello giusto, in attesa della probabile espansione maggiore autunnale.

Destiny 2

Bentornati su Marte

La Mente Bellica riparte dove ci eravamo lasciati, ossia con la minaccia Vex de La Maledizione di Osiride scongiurata e l’umanità ancora una volta salva grazie ai Guardiani. Gli effetti del risveglio del Viaggiatore però sono ancora in divenire e molti di essi ancora devono essere affrontati; uno di questi è il rapido scioglimento dei ghiacciai di Marte in corrispondenza del Bacino di Hellas, che assieme alla pioggia di Warsat sulla superficie marziana stanno svegliando antiche minacce e rivelando la vera posizione dell’arma più potente di tutte: Rasputin. Insomma, Bungie continua ciò che aveva iniziato con La Maledizione di Osiride, ovvero l’utilizzo di elementi noti della lore di Destiny spesso avvolti nel mistero e carichi di significato per la community. Così dopo lo stregone più potente dell’universo (Osiride, ndr) arrivano questa volta il bacino di Hellas, l’Età dell’Oro, la famiglia Bray, i Vermi dell’Alveare e Rasputin.

Se le premesse narrative sembrano essere quelle giuste, Bungie cade ancora una volta nell’errore di non sfruttare tutto ciò che nei quattro anni di Destiny ha creato con sudore e fatica. Cinque missioni di campagna non possono essere sufficienti soprattutto per valorizzare elementi così importanti della lore del gioco. Sebbene questi argomenti vengano sostanzialmente approfonditi, non vengono comunque abbastanza valorizzati: la scelta di una campagna breve, infatti, accentua uno dei problemi sorti sin dal lancio del gioco base a settembre, consistente nella mancanza di una narrazione approfondita della lore in-game, in assenza del grimorio del primo Destiny. È chiaro che espansioni minori come quelle che fanno da tramite tra anno uno e anno due non possono avere la stessa struttura articolata de Il Re dei Corrotti, ma è anche vero che cinque missioni sono troppo poche per raccontare ad esempio il ritorno di un personaggio fondamentale come Ana Bray.

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Espansione dell’end-game

Esaurita la questione campagna e narrativa, che è il lato più negativo di questa espansione, concentriamoci sulla nuova gestione dei contenuti end-game. Uno dei grandi problemi dell’end-game di Destiny 2 vanilla fu proprio la gestione di quest’ultimo con contenuti che, seppure in una discreta quantità numerica, avevano un livello di sfida piuttosto improntato verso il basso. Se a questo ci aggiungiamo la forte influenza delle microtransazioni verso gran parte degli oggetti cosmetici, si arriva alla genesi delle critiche che negli ultimi mesi hanno causato lo spopolamento dai server del titolo Bungie. Con questa nuova espansione la casa di Bellevue ha ripensato la difficoltà delle attività end-game a partire dagli assalti, passando per il Cala la Notte e le pattuglie; inoltre ha introdotto il secondo ed ultimo covo del raid Il Leviatano e una nuova attività chiamata Protocollo d’Intensificazione.

Se per la nuova gestione della difficoltà non vi è molto da dire, se non che è effettivamente più stimolante e appagante, sulle due nuove attività è bene soffermarsi più analiticamente. Il Protocollo di Intensificazione è la principale novità di questa espansione: difficile, stimolante, remunerativa, ingegnosa e ben studiata, ad oggi è l’attività end-game migliore che il gioco Bungie offre ai suoi giocatori. Nella sua semplicità è sostanzialmente una modalità Orda a sette ondate con mid-boss e un boss finale fortissimo (che si alternerà con altri quattro “colleghi” per cinque settimane a rotazione), presenta diverse sfide interne e meccaniche ispirate a raid e/o assalti. Per completare l’attività dovrete essere almeno al livello 350/355 su 385 (il nuovo level cap) e, a meno che non siate in quattro persone al livello 370, la combriccola di Guardiani dovrà essere composta da otto persone su nove disponibili (3 squadre da 3 massimo). Il Protocollo d’Intensificazione ricompensa i giocatori con armi e armature uniche che aumentano il fattore rigiocabilità, con ogni boss settimanale che dropperà pezzi specifici di tale equipaggiamento; insomma, un’attività in grado di proporre ciò che un MMOFPS deve offrire ai suoi fruitori per continuare a popolare i server.

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Il secondo focus è sul nuovo covo del raid, chiamato Pinnacolo Siderale. Questo mini-raid offre sì nuove sfide, nuove camere del Leviatano da esplorare, nuove meccaniche anche più strutturate del precedente, ma ancora una volta ci troviamo davanti ad un’attività che non si rinnova, rimanendo ancorata a concetti già visti e rivisti per sommi capi in tutto ciò che ha contraddistinto l’esperienza dei raid di Destiny 2. Questo fattore, negativo o positivo che lo valutiate, è più che nel suo predecessore giustificato da una componente narrativa che avvalora la scelta: l’imperatore Calus ci chiama a difesa del suo trono, minacciato dalle restanti forze della Legione Rossa. Capite bene che questa contestualizzazione degli avvenimenti non solo pone una chiosa sulle vicende legate alla figura di Calus, ma valorizza anche quelle scelte di trama appena accennate nella descrizione delle armature ottenute con il raid principale.

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Armi esotiche e Crogiolo

Come promesso da Bungie prima dell’uscita di questa espansione, anche il comparto PvP e le armi esotiche avrebbero subito dei cambiamenti strutturali al fine di mettere le basi per le modifiche successive. Il Crogiolo ha visto l’introduzione dei sistemi di ranking (come avviene in ogni altro FPS competitivo) sia per quanto riguarda le partite veloci (Valoroso) sia per le partite competitive (Glorioso) con una classifica di gradi così disposta: Neofita, Audace, Prode, Bestiale, Mito e Leggenda. Per quanto riguarda il sistema Valoroso, si aumenterà di grado al raggiungimento di una soglia di punti guadagnati partecipando (vittoria o sconfitta cambia solo l’ammontare di punti ottenibili) alle playlist di Partita Veloce, Rissa e Pandemonio. Inoltre, il primo raggiungimento di ogni grado nella classifica Valorosa vi garantirà dei pacchetti di ricompense. Il grado Glorioso, invece, possiede sì lo stesso sistema di gradi, ma ogni sconfitta a differenza del sistema Valoroso vi toglierà punti, serie di vittorie dunque aumenteranno i punti guadagnati e viceversa serie di sconfitte ve ne faranno perdere altrettanti.

Chiunque riesca ad arrivare al grado Leggenda nella classifica Gloriosa, al termine della stagione 3 otterrà un’arma speciale chiamata Spadone di Redrix, un fucile a impulsi davvero potente con un perk unico chiamato Desperado che aumenterà la cadenza di fuoco quando il perk Fuorilegge è attivo. Insomma, una novità semplice nell’immaginario (un sistema di ranking in un fps non è certo una novità) ma di cui i giocatori competitivi di Destiny 2 sentivano il bisogno.

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Per quanto riguarda le armi esotiche, Bungie ha optato per una rivisitazione completa al fine di renderle davvero le armi più forti e uniche del gioco. Oltre all’introduzione di alcune nuove armi subordinate alle loro imprese da completare su Marte, La Mente Bellica ha portato finalmente al livello che meritavano alcune delle armi più caratteristiche di Destiny 2: la Scarlatta, il Leone Ruggente, la Lancia del Gravitone, il Giuramento dei Bruciatori, il Cannone a Trazione sono tutti esempi di armi rivisitate che ora hanno un impatto deciso sul gameplay del gioco. Tutte, inoltre, avranno una versione Prodigiosa (alcune non subito dall’inizio della Stagione 3). Ora dunque le armi avranno uno slot in più tra le loro impostazioni, il quale permetterà di equipaggiare un catalizzatore droppabile attraverso il completamento di azioni specifiche (ad esempio per la Scarlatta si otterrà casualmente uccidendo nemici nei vari mondi); l’unico ostacolo sarà il fatto che prima di trovarlo dovrete aver droppato almeno una volta l’arma in questione. Questo catalizzatore, quindi, oltre a migliorare in generale le statistiche dell’arma, permetterà di darle un potenziamento aggiuntivo in termini di statistiche previo completamento di una o più richieste a seconda dell’arma. Tali richieste potrebbero prevedere un determinato numero di uccisioni precise, doppie uccisioni o uccisioni senza ricaricare, ma in generale richiederanno un discreto quantitativo di tempo per essere completate. Questa scelta è stata effettuata proprio per rendere unico il legame tra arma e giocatore così come era stato pensato all’inizio dello sviluppo delle armi esotiche.


Destiny 2 ha iniziato il suo percorso di rinascita con La Mente Bellica, espansione che getta le basi anche e sopratutto in vista dell’autunno. Se dal punto di vista dei contenuti end-game, delle migliorie al comparto PvP e della rivisitazione delle armi esotiche Bungie ha intrapreso la giusta strada fornendo finalmente contenuti in grado di occupare i giocatori per un buon numero di ore, con la gestione della narrativa e della campagna sembra si navighi a vista in attesa di qualcosa di grande. Anche volendo estrapolare i nuovi assalti (restano comunque un paio) dal loro contesto per inserirli nella campagna, la scarsità di missioni e la superficialità con cui certi temi sono stati affrontati restano ancora incomprensibili.

7

Pro

  • Contenuti end-game di buona fattura
  • Sistema di ranking efficiente
  • Ottima rivisitazione delle armi esotiche
  • Farming remunerativo e poco noioso

Contro

  • Campagna scarna
  • Gestione della narrativa poco lungimirante
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