Back in Time – Color Zen

La teoria dei colori.

Citiamo il nome di un celebre album di uno dei concittadini più illustri del sottoscritto, il grande Cesare Cremonini, per introdurre Color Zen, un puzzle game caratterizzato da un ritmo e gameplay davvero inventivi e da una formula semplice ma efficace. Nato su iOS nel 2013, è stato portato successivamente su Wii U e 3DS (la versione di cui vi parliamo oggi, uscita precisamente sei anni fa) e infine è approdato anche su current gen, su PlayStation 4 e Nintendo Switch (versione da cui sono tratti gli screenshot che seguono).

Color Zen è basato sull’accostamento cromatico: l‘obbiettivo di ogni partita sarà far combaciare elementi di colore uguale per riempire del suddetto colore l’intero schermo del nostro dispositivo. Se la pigmentazione finale combacerà con quella della cornice del livello, allora avremo superato lo stage, altrimenti sarà nostro compito tornare indietro e continuare a giocare con il touch screen e i colori per venire a capo della situazione. La difficoltà verrà dal fatto che non è possibile interagire o muovere con il pennino tutti gli oggetti, bensì solo quelli lampeggianti. Dovremo pensare quindi metodicamente alle nostre mosse per poter raggiungere l’agognata schermata monocromatica finale di ogni livello, in quanto anche solo un piccolo errore nella precisione dei movimenti o nel loro ordine potrebbe lasciare a schermo elementi estranei, prevenendo il completamento dello stage.

Il gameplay di Color Zen è scolastico ma funziona alla grande. Il carisma dei colori e gli evocativi design dei livelli, dalle difficoltà più disparate – sono ben 460 in totale, suddivisi in cinque categorie “tematiche” – rende il pacchetto globale quello di un puzzle game intrigante ed efficace.

Color Zen

La giocabilità non è comunque l’elemento che fa la differenza in Color Zen, sebbene alcuni stage richiedano concentrazione e tempismo non indifferenti per essere portati a termine. I due punti che fanno del titolo Large Animal Games & Cypronia (il team che si è occupato dei port su console Nintendo) un vincente sono da ritrovare nei comparti grafici e sonori del software.

Graficamente parlando, non troviamo poligoni e texture, ma una sequela di “disegni interattivi” in due dimensioni. La qualità e l’ingegnosità degli stessi dona al titolo uno stile unico e inimitabile, oltre ad avere ripercussioni positive sul gameplay. Potete trovare qualche esempio negli screenshot che accompagnano questo articolo: roba che useremmo molto volentieri come wallpaper nel nostro tablet per dirne una.

Color Zen

Se l’occhio vuole la sua parte, l’orecchio desidera non essere lasciato fuori dalla festa: Color Zen presenta una OST dal numero limitato di tracce, ma dalla qualità fuori dal comune. Il compositore newyorchese Steve Woodzell ha dato vita a una manciata di tune davvero intriganti, dalle sonorità light elettroniche, perfette per creare un clima lounge all’interno delle nostre partite. La bontà della colonna sonora del gioco è stata talmente riconosciuta da meritare l’uscita su CD, cosa molto rara per un titolo mobile di questo tipo; nel caso vogliate ascoltare il lavoro di Steve, seguite questo link Spotify oppure visitate la sua pagina su SoundCloud.

La combinazione di questi elementi audiovisivi contribuisce a creare un puzzle game molto diverso dalla frenesia di un Pokémon Link: Battle o di un Lumines, giusto per restare in ambito portatile, il quale pone l’accento sull’esperienza rilassata e rilassante del combinare pigmenti al ritmo di musica ambient.

Color Zen


Color Zen ha numerosi pregi e una qualità generale più che buona, quindi vi potrebbe stupire. Senz’altro la versione per 3DS è la meno consigliata, a causa delle dimensioni ridotte dello schermo e della bassissima risoluzione; puntate su quella per Nintendo Switch, che è pure gratuita.

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