Back in Time – Demon Gaze

Demons & Boobs.

Fra un paio di giorni si celebra l’ottavo anniversario di Demon Gaze, uno degli ultimi giochi “di successo” su PlayStation Vita. Si trattò, ovviamente, di un successo di nicchia, considerato il genere di appartenenza dell’opera, quello dei dungeon crawler in prima persona.

Dal momento che un paio di settimane fa è uscito su PlayStation 4 e Nintendo Switch Demon Gaze EXTRA, enhanced port del titolo originale, ci sembra un buon momento per rispolverare il gioco di Experience Inc.

I dungeon crawler – spesso dotati di storie, personaggi e trama appena accennati – ci vedono entrare in prima (in questo caso, oppure in terza) persona all’interno di labirinti e sotterranei, esplorando poco a poco, affrontando nemici di difficoltà crescente, gestendo abilità ed equip di un variegato party e grindando parecchio per uscirne salvi. Davvero parecchio. Quello dei dungeon crawler infatti è uno dei generi meno aperti ai neofiti, offrendo spesso curve di apprendimento davvero tremende.

Certo, Pokémon Mystery Dungeon fa eccezione, ma provate un qualunque Etrian Odyssey su DS – quelli su 3DS sono divenuti più user friendly, come abbiamo già avuto modo di raccontare – per sapere di che si tratta.

demon gaze

Grazie a NIS America il gioco fu pubblicato anche in Europa, donando così anche ai giocatori dello stivale la chance di partire all’avventura con Oz, un ragazzo che non si ricorda nulla del suo passato e si risveglia in un oscuro sotterraneo.

La sua amnesia è così importante che non rimembra il suo nome, la sua classe, la sua razza e nemmeno come muoversi nel mondo. È questo l’intelligente (ma banalissimo) modo con cui il team di sviluppo ha inserito il tutorial, esaustivo e completo, anche se non in grado del tutto di spiegarci alcune pieghe del battle system e specialmente dei convulsi meccanismi legati all’equip. Demon Gaze si presenta poi – almeno nei combattimenti – come un GDR a turni dove i componenti del party (fino a 4 arruolabili oltre al protagonista e completamente personalizzabili) affronteranno orde di mostri: potrà capitare di trovarsi persino una dozzina buona di avversari davanti.

demon gaze

A mischiare un po’ le carte in tavola arriva il sistema dei Demoni, attivabili in battaglia previa cattura nei dungeon. La storia di Demon Gaze ruota intorno alle capacità di Gazer di Oz, in grado di piegare al suo volere le – non tanto orrende, piuttosto in abiti succinti – creature per poi allearsi con loro in battaglia. Usare un demone donerà un tot di bonus, oltre ad attacchi potenti, ma non sarà infinito: una barra regolerà il tempo a disposizione prima di venire attaccati dal mostro in questione.

Ma come si vedranno queste battaglie sullo schermo della nostra PS Vita? Beh, scordatevi modelli 3D e ricche animazioni, in quanto i combattimenti di Demon Gaze sono realizzati semplicemente con immagini 2D immobili e banalissimi effetti. Bah. Certo, gli artwork sono molto belli, ma è una scelta (necessitata, per via del budget, N.d.R.) che incide negativamente sull’appetibilità, non trattandosi di una visual novel à la 999 o Virtue’s Last Reward (entrambi comunque su livelli tecnici di ben altro livello rispetto a Demon Gaze). Le fasi esplorative sono quasi peggio, con un motore grafico simil-3D dalla qualità disastrosa. Da una produzione così non c’è da attendersi un mare di dettagli per dungeon creati proceduralmente dal nulla, ma qui siamo al minimo sindacale.

demon gaze

Demon Gaze non è solo battaglie e demoni tuttavia: quel bel tomo di Oz pare avere un certo successo anche col gentil sesso e particolarmente con Fran, la pettoruta proprietaria dell’hotel dove si rifocillano i mercenari della zona. Tramite qualche piccola possibilità di scelta nelle conversazioni e semplicemente avanzando con l’intreccio una scintilla particolare si creerà tra i due personaggi. Si capisce come Kadokawa ed Experience qui abbiano scommesso sul feeling tanto nipponico tra videogame e storie d’amore virtuali con ragazzine pettorute. Manca la classe di Persona, ma le scene hot non sono in fondo fuori luogo o di cattivo gusto.

In generale, la parte più convincente di Demon Gaze è stata quella dalla quale – storicamente – ci si attendeva di meno. Il cast è ricco di esponenti interessanti e la lore appena accennata che introduce il mondo di gioco è comunque intrigante, donando interesse anche a medio-lungo termine a un titolo che forse avrebbe annoiato in fretta se si fosse affidato in toto al suo gameplay. Unico neo: testi e doppiaggio solo inglesi.

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Se siete in cerca di un titolo per entrare nel mondo dei dungeon crawler giapponesi senza rimanere sconvolti, Demon Gaze potrebbe essere il nome giusto. Non porta nulla o quasi di nuovo alla tavola, eccetto un rinnovato focus sulla trama e un minimo di richiamo a un life-sim in stile Persona nella gestione dei nostri rapporti con Fran, ma resta un titolo solido e – benché non semplice – più accessibile di tanti altri esponenti del genere.

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