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Back in Time – Harvest Moon: The Lost Valley

Ottobre 25th, 2020 Giovanni Ormesi

Il Grande Scisma.

A cura di Giovanni Ormesi pubblicata il 31/10/2020
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Fino al 2013 Harvest Moon e Bokujō Monogatari sono stati la stessa cosa: semplicemente, il primo era il nome occidentale del secondo. Sulla base di un’alleanza millenaria, Natsume ha sempre pubblicato negli Stati Uniti col nome di Harvest Moon i numerosissimi Bokujō Monogatari sviluppati da vari team nipponici. Nel 2003 Victor Interactive Software, publisher giapponese della serie, è stato acquisito da Marvelous, che in quegli anni troncò il rapporto con Natsume in favore di XSEED Games, divisione americana di Marvelous stessa. XSEED Games proprio nel 2015 pubblicò Bokujō Monogatari: Tsunagaru Shin Tenchi con il nome di Story of Seasons.

Però Natsume è proprietaria del marchio Harvest Moon, motivo per cui Story of Seasons non si chiama Harvest Moon. Ciò ha spinto la software house a proseguire la sua serie: il risultato fu Harvest Moon: The Lost Valley, di cui parliamo oggi nell’ambito della nostra lunghissima rassegna dedicata a 3DS.

The Lost Valley, come suggerisce il titolo stesso, è ambientato in una valle sperduta, la cui dea del raccolto si è indebolita a tal punto che regna sempre l’inverno. Compito del protagonista (maschio o femmina, a vostro piacimento) è quello di risvegliare la diva e aiutarla a riacquistare i suoi poteri, in modo da riattivare il ciclo delle stagioni. Ciò avverrà anche grazie all’aiuto di alcuni folletti legati alle varie attività lato sensu agricole: oltre alla coltivazione, infatti, abbiamo anche la pesca, l’allevamento, la falegnameria, la cucina e gli scavi. Dalle premesse è facile intuire come la trama non sia uno dei principali focus del titolo, e in effetti è proprio così: banale, abbozzata, priva di spunti e piuttosto lenta, la vicenda del muto fattore non stimolerà la fantasia del giocatore, che, anzi, di tanto in tanto sarà pure costretto a sorbirsi qualche dialogo del tutto non necessario.

La progressione (si fa per dire, N.d.R.) nella storia è legata a quella nelle meccaniche di gioco, dal momento che di giorno in giorno sono introdotti nuovi personaggi e nuove attività. Questo sistema ha il pregio di introdurre gradualmente i vari elementi, ma si rivela troppo lento, visto che per completare il corredo di possibilità a disposizione del giocatore sono necessarie molte ore; in sostanza, una buona fetta del gioco può essere considerata un tutorial, col rischio di annoiare fin troppo. D’altronde, le meccaniche non sono così complicate da richiedere un lungo tempo per essere metabolizzate.

Harvest Moon the Lost Valley

Il gameplay di The Lost Valley è scandito dal susseguirsi delle giornate, ciascuna della durata di pochi minuti: un’ora nel gioco equivale a circa quaranta secondi reali, e comunque il giocatore può decidere di far terminare la giornata andando a dormire, operazione necessaria per evitare di consumare la stamina, che serve per svolgere i vari compiti.

Come abbiamo già detto, le attività sono numerose e spaziano dall’agricoltura alla pesca, dall’allevamento alla cucina, senza dimenticare la falegnameria e quant’altro. Probabilmente l’unica novità rilevante è l’introduzione della possibilità di modificare la conformazione del territorio. La vallata è una sorta di scacchiera, resa irregolare da rocce, alture e corsi d’acqua; entro certi limiti – tutto sommato piuttosto ampi – il giocatore può scavare o aggiungere terra, creando colline, passaggi, canali e così via: in questo modo si rendono accessibili i posti sopraelevati (il fattore può saltare un dislivello di sole tre unità) e le terre al di là dei fiumi, o si livella il terreno nell’ottica di edificare, ad esempio una fattoria. L’altitudine influenza anche determinate colture, ma il gioco non dà modo al giocatore di sapere quali, invitandolo a infischiarsene o costringendolo a lunghi esperimenti.

Questo sistema minecraftiano si rivela interessante sulla carta, ma nella pratica non aggiunge molto al gioco: i fanatici della personalizzazione possono creare il campo dei loro sogni, ma gli altri si limiteranno a realizzare i passaggi indispensabili e a sgombrare il terreno per le costruzioni; d’altro canto, il sistema di controllo approssimativo in fase di puntamento può rendere poco agevoli le operazioni sul suolo, che si tratti di scavare, spalare la neve, dissodare, seminare o annaffiare.

Harvest Moon the Lost Valley

Tutto il gioco si svolge nella valle, tra l’abitazione del fattore e i campi, oltre a qualche grotta. In questo Harvest Moon non ci sono città, quindi le interazioni con i NPC sono gestite secondo una scansione temporale: in diversi giorni della settimana e in diversi orari i vari personaggi si rendono disponibili in determinati luoghi; si tratta di un sistema scomodo, in quanto costringe il giocatore a farsi uno schema (che non viene offerto dal gioco), nonché ad attendere giorni per parlare con i personaggi desiderati, spesso disponibili solo due giorni alla settimana. Molti di essi vendono oggetti o forniscono servizi utili, mentre tutti, a certe condizioni, vi affidano incarichi (“requests”), sia primari sia secondari. La progressione del gioco è legata alle missioni, consistenti tutte (o quasi) nel reperimento di un qualche oggetto, anche se il più delle volte esso non viene indicato, quindi il giocatore proseguirà nel suo operato fino a che non verrà avvisato che ha finalmente acquisito l’oggetto (o gli oggetti) della richiesta.

Le interazioni sono gestite in modo rozzo. A ogni NPC si lega una percentuale di Chemistry, che può essere incrementata semplicemente parlando, facendo gli auguri di compleanno e completando le richieste. Il problema sta nel fatto che i personaggi dicono sempre le stesse frasi: ne hanno cinque o sei a testa e le ripetono casualmente; giusto le brevi conversazioni legate alle missioni presentano qualche variabile, ma anche in questo caso non si tratta di nulla di interessante. Lo stesso sistema è alla base della meccanica matrimoniale, elemento tradizionale della serie, che in The Lost Valley si presenta involuta, offrendo tre consorti (tre maschi e tre femmine) assolutamente privi di fascino. Il giocatore si trova a vivere la componente “social” come una fastidiosa incombenza, che sostanzialmente ostacola il lavoro dei campi, senza aggiungere nulla di positivo all’esperienza globale.

Harvest Moon the Lost Valley


xHarvest Moon: The Lost Valley non ha rappresentato un buon punto di partenza per Natsume, che, dovendo scontrarsi con i prodotti di qualità di Marvelous, ne esce con le ossa rotte; ciononostante, la serie è riuscita a ritagliarsi la sua nicchia, visto che è proseguita dopo il mediocre The Lost Valley: a marzo uscirà One World su PlayStation 4 e Switch.

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Giovanni Ormesi

Giovanni Ormesi

La mia carriera videoludica inizia a metà degli anni Novanta grazie a Nintendo, ma il mio vero “primo amore” è stato per PlayStation. Nel corso della generazione 128 bit mi sono dato al multipiattaforma: questo periodo mi ha permesso di approfondire numerosi generi e serie, con l’unica ma gravissima lacuna del PC gaming. Ho cominciato a scrivere di videogiochi nel 2008, quando sono stato notato da VGNetwork e ho avuto la possibilità di recensire Yakuza 2.


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