Back in Time – Inazuma Eleven 2

La scorsa settimana Back in Time vi ha parlato della prima avventura di Mark Evans, quindi è giocoforza ora soffermarsi su Inazuma Eleven 2, che sta per essere soppiantato nella continuity della serie dal nuovissimo Ares no Tenbin.

Dopo aver mietuto successi in Giappone, Inazuma Eleven sbarcò dalle nostre parti con cospicuo ritardo nel 2011, un po’ in sordina, dal momento che le attenzioni si stavano spostando su 3DS. Fortunatamente, nel 2012 Nintendo of Europe localizzò anche Inazuma Eleven 2 in entrambe le versioni disponibili, ribattezzate dalle nostre parti Tempesta di Fuoco e Bufera di Neve. Le differenze non sono così significative da renderne preferibile una trattazione separata: un po’ come Pokémon Oro e Argento, l’aspetto più rilevante consiste nei diversi giocatori reclutabili.

Inazuma Eleven 2 è un seguito diretto del primo episodio: le vicende iniziano pochi giorni dopo la conclusione del Football Frontier. I protagonisti saranno ancora una volta Mark e i suoi compagni; non tutti, però, e non solo loro: all’inizio del gioco, infatti, la Raimon (la scuola del protagonista) viene attaccata da alieni potentissimi dotati di particolari palloni devastanti e i nostri si confrontano con la nuova minaccia, subendo una clamorosa sconfitta e numerosi infortuni. Il nostro obiettivo sarà dunque quello di girare il Giappone alla ricerca dei migliori calciatori per formare la squadra perfetta e sconfiggere gli invasori.

La trama dà una ragione al nostro peregrinare, ma, come potete intuire, non si regge in piedi: gli alieni arrivano sulla Terra e la distruggono a suon di pallonate, partendo dalle scuole giapponesi, i cui calciatori sono la nostra ultima speranza… Non è che abbia un gran senso (anche se poi le cose risulteranno più chiare e un po’ diverse), ma alla fine poco importa, considerato il target di riferimento. In quest’ottica probabilmente sarebbe stato apprezzabile uno svolgimento più rapido con meno dialoghi, anche se questi sono comunque funzionali a tratteggiare i personaggi e i rapporti all’interno della squadra.

Ora che ci siamo sbarazzati delle considerazioni sul comparto narrativo possiamo finalmente concentrarci sull’analisi del gameplay. Come anticipato in apertura, ci troviamo di fronte a un JRPG sui campi di calcio: in sostanza, si tratta di un GDR classicissimo in molti aspetti, con la peculiarità del battle system. Il gioco presenta tutte le fasi tipiche di un JRPG, come l’esplorazione, l’acquisto/ricerca di oggetti, l’equipaggiamento e gli incontri casuali; il battle system, invece, si presenta come l’aspetto caratteristico e inconfondibile della serie. Le partite sono essenzialmente di due tipi: quelle regolari, con undici giocatori per squadra, e gli incontri casuali, “calcettate” a quattro dalla breve durata che possono contemplare diversi obiettivi (fare un gol senza subirne è il più frequente, ma c’è anche ruba la palla agli avversari, non farti rubare la palla e non subire gol).

Il sistema di controllo, invece, è unico e consente una gestione delle azioni in tempo reale grazie all’utilizzo dello stilo, con cui è possibile tracciare le traiettorie dei giocatori, farli scattare, passare la palla e tirare in rete. L’azione si ferma in due momenti precisi, cioè durante i contrasti e i tiri: in tali occasioni il giocatore deve scegliere le proprie mosse, tra cui figurano anche le super tecniche; avere la meglio in queste situazioni non è una questione di abilità manuale ma di vari fattori, come i parametri, le mosse utilizzate e gli elementi di appartenenza (come in molti JRPG, infatti, esiste un sistema di debolezze elementali).

Questo, dunque, è l’impianto di gioco, rimasto sostanzialmente invariato rispetto al prequel, dal momento che le novità sono marginali: citiamo, per dovere di cronaca, il tiro da lontano (icona T), le tecniche di blocco del tiro da parte dei difensori (contrassegnate dall’icona B) e l’evoluzione delle tecniche speciali, basata sull’uso reiterato delle stesse.

Uno dei punti di forza risiede nel numero impressionante di calciatori reclutabili in ogni angolo del Giappone: come sa bene chi ogni anno compra PES o FIFA, uno degli elementi più appaganti dell’esperienza di gioco consiste proprio nel creare e perfezionare la propria squadra dei sogni, e così accade anche in Inazuma Eleven; anzi, quest’aspetto è accentuato dalla natura ruolistica della serie, dal momento che ogni giocatore deve accumulare punti esperienza ed essere equipaggiato adeguatamente con guanti, scarpini, fasce e super tecniche. Queste ultime non si imparano solo salendo di livello, ma anche utilizzando gli appunti segreti che si possono trovare o acquistare in giro per il mondo, permettendo in questo modo un ampio grado di personalizzazione della squadra, anche in vista delle eventuali sfide con gli amici in modalità wireless. Praticamente sarà possibile reclutare qualunque giocatore vediate, prima o poi, grazie alla possibilità di soffiare i talenti alle squadre avversarie, una volta che esse si rendano disponibili per le partite amichevoli. Nel complesso ci sono più di venti squadre. Attenzione, però, perché non è possibile superare i cento elementi, mentre i convocati per ogni partita sono al massimo sedici.

Completare i dieci capitoli della trama non sarà certo un’impresa titanica: andando spediti, vi porterà via venti ore più o meno. Inazuma Eleven 2, infatti, è un gioco semplice, in cui non sono richiesti duro allenamento e attenta pianificazione, quindi perdere (al di fuori dei casi in cui è inevitabile per esigenze narrative) è raro. Questo non è necessariamente un difetto e, soprattutto, è un aspetto comune a molti altri JRPG; il titolo Level-5, tuttavia, non è solo semplice, ma anche semplicistico, probabilmente in virtù di un target piuttosto giovane, come già detto. I giocatori più smaliziati potrebbero sentire la necessità di meccaniche più complesse, soprattutto in relazione a certe componenti, come l’esplorazione o la gestione tattica della squadra, decisamente all’acqua di rose. D’altronde non ci troviamo né di fronte a un JRPG classico né a una simulazione calcistica, ma a un prodotto intuitivo e leggero, a cui si gioca con piacere e si abbandona malvolentieri.

Spendiamo due parole anche sul comparto tecnico, per quanto risulti ormai abbastanza superfluo nell’ambito di una console vetusta come il Nintendo DS. Inazuma Eleven 2 è molto simile al predecessore anche sotto questo punto di vista: un neofita probabilmente non riuscirebbe a distinguere i due titoli a confronto. Poco male, visto che il motore grafico del primo episodio era assolutamente di qualità, come spesso accade per i titoli Level-5. Per quanto riguarda il sonoro, abbiamo le due note positive rappresentate dalla OST di Mitsuda (che ha lavorato sull’intera trilogia per DS) e del doppiaggio in Italiano, anche se i nomi coinvolti non sono gli stessi dell’anime.

Inazuma Eleven 2


Inazuma Eleven 2 è un piacevolissimo JRPG calcistico, che risente solo dell’eccessiva somiglianza con il predecessore. Si tratta di un classico sequel, che adotta la formula more of the same, aggiungendo (poche) meccaniche di gameplay e contenuti opzionali, che accrescono la longevità soprattutto in ottica post-game.

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