Back in Time – X-Blades

Come realizzare un gioco tutto sbagliato.

Tredici anni fa, dopo il debutto nella Russia natìa, X-Blades veniva pubblicato in Europa su PC, PlayStation 3 e Xbox 360. Nonostante la scarsa qualità (di cui parleremo a breve), il gioco si guadagnò un seguito sufficiente a spingere lo sviluppatore a realizzare un sequel/reboot, Blades of Time, uscito nel 2012.

A una prima occhiata distratta, X-Blades sembra proprio il tipico action jappo farcito di fanservice, sullo stile della serie Onechanbara, in cui graziose samurai combattono in bikini; in realtà, il gioco è stato sviluppato da Gaijin Entertainment, il maggior developer indipendente russo. “Gaijin”, comunque, è una parola nipponica, più precisamente quella con cui si indica una persona non giapponese; eloquente, dunque, il nome, quantomeno in questo caso: possiamo dire che i Russi si siano improvvisati Giapponesi, ma che, in fin dei conti, si noti chiaramente che hanno fatto qualcosa che non erano in grado di fare.

X-Blades è il titolo attribuito a questa versione migliorata (c’era da chiedersi come fosse l’originale, a questo punto – N.d.R.) di Oniblade, uscito per PC solo nella terra di Putin nel 2007; il nuovo nome deriva dal fatto che inizialmente si era optato per l’esclusività per la console di Microsoft, scelta che avrebbe salvato dalla dannazione gli utenti Sony, i quali non avrebbero potuto incappare nell’errore di acquistare il gioco in questione. Invece no: nel 2009 uscì anche su PS3 e Xbox 360, con differenze minime (a quanto pare, la versione PS3 ha un paio di livelli in più, ma un frame rate più incerto).

Come si può facilmente intuire, gli sviluppatori hanno deciso di spingere un po’ le vendite utilizzando il metodo più ovvio, cioè quello di coprire il meno possibile la protagonista Ayumi, dotata ovviamente di forme perfette. Ciò è particolarmente evidente nella versione limited (che potete ammirare sotto) del gioco, il cui pezzo forte è indubbiamente costituito da una statuetta della bionda eroina che strizza l’occhio all’immaginario hentai. Il package contiene: gioco, statuetta, poster, cd con la colonna sonora, una guida strategica e un artbook. Meraviglioso, se solo X-Blades meritasse l’acquisto.

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C’è da dire che in generale è proprio l’impatto visivo la carta che si sono giocati quelli di Gaijin Entertainment, che hanno approntato un accattivante cel shading, un’eroina provocante e delle ambientazioni che sanno regalare alcuni discreti colpi d’occhio, anche grazie ad alcune scelte cromatiche azzeccate. Purtroppo, non tutto ciò che luccica è oro: sotto questa sottile patina invitante si celano molte imperfezioni, come un frame rate zoppo (ricordo che la versione testata è quella PS3 – N.d.R.), animazioni poco fluide e modelli poligonali grezzi. Icastico di un comparto tecnico davvero poco curato è il caso degli oggetti distruttibili: provate ad affettare un vaso o una statua di pietra e contemplate il modo in cui si frantuma. Inguardabile.

Sconcertante poi, lo scarsissimo numero di nemici e scenari, che il sito ufficiale, invece, elogia per abbondanza in maniera davvero truffaldina: parla di ben quaranta livelli indoor e outdoor, dimenticando che quasi la metà di essi è riciclata (dannato backtracking!); vanta ben trenta classi di nemici, ma poi, sfogliando il bestiario, è evidente che sono contati anche i “doppioni” come le varianti elementali. Insomma, l’offerta è molto più povera di quanto non si volesse far credere: la durata standard fra le sei e le otto ore viene raggiunta solo grazie all’operazione di riciclaggio di cui sopra.

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Qualcuno potrebbe anche pensare che quanto detto finora non sia poi così influente sul giudizio finale: in fin dei conti, ciò che conta è il divertimento, che può essere dispensato anche da produzioni low budget. Il problema è che proprio il gameplay probabilmente è l’aspetto più carente dell’intera produzione, a causa di controlli parecchio imprecisi e di un battle system che quasi non c’è.

Procediamo nella nostra discesa infernale, sempre detto che qualcuno stia ancora leggendo. Innanzitutto, i tanto sbandierati elementi RPG: è una mistificazione. Non c’è nessun elemento RPG, o meglio, nessun elemento che non sia presente in un’altra vagonata di action o pseudo tali. Ayumi, sconfiggendo i nemici, acquista punti esperienza (anime) che possono essere spesi per acquistare incantesimi, oggetti curativi o potenziamenti. Tutto qua. Devil May Cry, anni prima, faceva la stessa cosa. La pecca, nel caso di X-Blades, è nella gestione di queste magie: il giocatore può assegnarne una a un tasto a scelta fra Cerchio, Triangolo, R2 e L2, ma può anche utilizzarle dall’apposito menù, mettendo in pausa il gioco; il fatto è che spesso capita di dover usare (o abusare di) un’abilità non assegnata, con il risultato di spezzare molto il ritmo, che invece dovrebbe essere serrato. Insomma, magari qualche incantesimo in meno, paradossalmente, avrebbe reso migliore il sistema.

Secondariamente, in quanto esponente del genere hack ‘n’ slash, quindi più vicino alla serie Musou di Tecmo Koei che a Ninja Gaiden, il titolo si porta dietro anche i soliti punti critici della categoria di appartenenza, quali la ripetitività e la scarsa IA dei nemici, che tendono a essere tutti uguali e a prevalere per numero piuttosto che per scaltrezza. Paradossalmente, questi sono gli ultimi problemi di X-Blades, e non gli sono neppure più di tanto imputabili, in quanto “fisiologici”; è imperdonabile, invece, il sistema di controllo, con cui è davvero difficile trovarsi a proprio agio: basta inclinare leggermente la levetta, che Ayumi si trova a scattare nervosamente, mentre premendo X si potrà constatare l’immensa goffaggine del salto; aggiungeteci pure una regia virtuale che necessita di qualche aggiustatina manuale con lo stick destro, e il quadro è completo.

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Per quanto concerne il battle system, siamo messi ancora peggio e qui si vede tutta l’inesperienza di Gaijin Entertainment, la quale ha portato a concepire un gioco d’azione sostanzialmente privo di combo e ricco di soluzioni ingenue, come quelle relative alla gestione degli incantesimi, di cui abbiamo già parlato. A risultare particolarmente tedianti sono le boss fight, spesso inutilmente lunghe, siccome i cattivoni sono dotati di un sacco di salute: esse si risolvono, di solito, nello spammare la medesima magia (il bestiario stesso vi indicherà quale utilizzare di volta in volta) fino alla nausea, con l’unico problema di ricaricare la barra degli incantesimi, distruggendo i cristalli viola o colpendo/facendosi colpire deliberatamente, perché comunque il danno ricevuto è ben inferiore al beneficio che si riceve in termini di poteri magici (ho giocato a difficoltà Normale – N.d.R.).

Nel momento in cui ci si trovi a corto di salute, si può correre in tondo aspettando di rigenerarla automaticamente o andando in cerca di un cristallo verde (ce ne sono parecchi in giro), oppure addirittura acquistare una cura (a prezzo contenuto), dal menù dei potenziamenti, a cui si può accedere in ogni momento. Insomma, una volta compresa la tattica per stendere un boss, sarà necessaria solo molta pazienza. E non è detto che ce l’abbiate.

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Nel corso di quella generazione, il fenomeno degli Achievements/Trofei aveva portato strane tendenze masochistiche, per le quali alcuni giocatori si smazzavano roba disgustosa, pur di raccattare un Platino… senza dilungarci ulteriormente su tale pratica, chiediamoci se X-Blades sia un buon titolo almeno per questi cacciatori dallo stomaco forte. I Trofei sono 38: 22 Bronzi, 11 Argenti, 4 Ori e il Platino. Sono legati principalmente al completamento del proprio arsenale (acquista tutti i potenziamenti di mischia, di tiro, ecc.), mentre pochissimi riguardano l’avanzamento nella trama (d’altronde, è quasi inesistente), se escludiamo quelli che si ottengono completando il gioco a diversi livelli di difficoltà.

In sostanza, per platinare è necessario, con una piccola pianificazione iniziale e una certa abilità nel genere, completare il gioco almeno due volte, per un totale di ore che si aggira fra le dodici e le quindici (a cui aggiungerne qualcuna: ad esempio, ci vuole un po’ per sterminare 10000 mostri), decisamente troppe per un prodotto del genere. Valutate se ne vale la pena. Ma se il mondo non gira ancora al contrario, non dovrebbe valerne proprio la pena.

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X-Blades non ha grandi attrattive, se non il fanservice. Oltre alle pecche segnalate sopra, c’è una pletore di difetti minori, come trama ed elementi puzzle… insomma, a tredici anni dal debutto, non c’è nessun motivo per recuperare questo gioco.

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