Death Stranding: il domani è nelle vostre mani

Parliamo un po' del nuovo trailer.

Cosa unisce le persone? Soldati? Soldi? Bandiere? Storie! Non c’è niente al mondo di più potente di una buona storia.” Tyrion Lannister (Peter Dinklage), 8×06 season finale, Game of Thrones

Come un profeta, Peter Dinklage due settimane fa pronunciava queste parole, nell’ultima puntata di Game of Thrones, quasi a voler rompere la quarta parete con il pubblico, per instillare in esso l’idea della potenza delle storie, delle parole, unico vero mezzo per unire la gente. Quindici giorni dopo (ieri, n.d.r.), Hideo Kojima rilasciava il più lungo e corposo trailer di Death Stranding mentre più di 100.000 persone erano collegate simultaneamente sul canale Twitch di PlayStation, e altrettante almeno, connesse su altri vari canali di informazione sparsi per il globo che commentavano l’evento. Cosa ha unito queste persone? Una buona storia, narrata e comunicata negli anni dal pedigree del suo autore e in questo percorso di avvicinamento al gioco, narrata e comunicata nell’unico modo possibile: attraverso il mistero.

Mi perdonerete se, in questa premessa e probabilmente nel testo che segue, sarò prolisso, ma non siamo davanti a un prodotto comune, siamo davanti a un’opera che potrebbe davvero cambiare il mondo videoludico (in positivo ma anche in negativo) di cui ogni giorno scriviamo. Sì, perché la certezza che Death Stranding sarà un grosso capolavoro non ce l’ha nessuno, ma da ciò che abbiamo potuto finora vedere, le premesse sembrano proprio quelle. Kojima ha potuto lavorare in maniera ottimale, con un budget sterminato, potendo fare il bello e il cattivo tempo nelle scelte di produzione e non, ma in ogni caso in soli tre anni (contro i sette intercorsi tra MGS IV e MGS V) ha creato questo, un titolo mastodontico che coinvolge attori di grande caratura e che per valore di produzione, mi sento di azzardare, non ha precedenti. Ma quindi cosa è emerso da questo trailer? Per quello che vuole essere ed è già Death Stranding, non andremo ad analizzare il trailer frame by frame, ma racconteremo ciò che noi abbiamo decriptato e intuito dal trailer, come vuole Kojima, seguendo quella che è la filosofia dietro alla sua comunicazione. Dunque, che si aprano le danze!

Death Stranding

Per una non identificata causa, il mondo non è più lo stesso; gli uomini, quelli che restano in questo non precisato futuro, sono divisi, soli, e le città e la società, frammentate da questa “apocalisse”, hanno iniziato a costruire dei “muri” per isolarsi e affrontare il destino che li attende. In questo scenario di desolazione e dolore, muovono i loro fili diverse organizzazioni, entità e personaggi. Da quello che sappiamo la presidentessa degli ormai ex-Stati Uniti ha perso il controllo sugli stati e ha formato la UCA (United Cities Alliance) che ha come obiettivo quello di ricreare un’alleanza tra le varie città d’America che utilizzi come fondamenta le ceneri di una società ormai miraggio e che riporti in auge il concetto di unità celebrato dai padri fondatori della Costituzione Americana. Sembrerebbe che Bridget, questo il nome della presidentessa, avesse iniziato in prima persona a “collegare” le varie città. Nel momento in cui il gioco è ambientato però, a svolgere questo compito è il protagonista Sam Porter Bridges, membro di una associazione omonima, la BRIDGES appunto, che come simbolo ha il territorio americano tenuto insieme da dei fili, centralizzati nell’area delle ex Washington D.C. e New York. A mettere i bastoni tra le ruote a questo progetto sembrano esserci diverse associazioni, tra cui una composta da terroristi con capacità sovrannaturali chiamati Homo Demens, dediti al mantenimento della frammentazione delle città e delle persone ad ogni costo, compreso l’utilizzo di metodi estremi come la morte o i cataclismi.

Oltre a tutto ciò, esiste una marcata componente sovrannaturale: feti in grado di collegare il piano naturale all’aldilà; creature chiamate BTs in grado di trascinare le persone in quello che sembra essere “l’Inferno”, preannunciate da omonime piogge premonitrici (BT); quello che sembra il suolo lunare, anime corrotte lasciate in un limbo tra i vari piani della realtà, in grado di tramutarsi in mostri; soldati e tecnologia della Prima e della Seconda Guerra Mondiale a farcire lo scenario infernale chiamato “Ade”.

Death Stranding

In questa sinossi elaborata dalla nostra analisi del trailer, vi abbiamo raccontato in breve ciò che oggettivamente emerge, ma il significato? Ebbene, Kojima è, prima che un producer e un designer, un uomo impegnato nel sociale, che ha a cuore determinate cause come quelle ambientaliste e di salvaguardia del nostro pianeta. Tutto ciò che esiste in Death Stranding ha un doppio significato: “Tomorrow is in your hands” in primis, non è solo un messaggio legato al domani del gioco in cui bisogna unire le persone per un futuro radioso, ma è un messaggio alle generazioni attuali su cui grava il peso di creare il domani dell’umanità. Il fenomeno dello “spiaggiamento” e il costante petrolio che pervade i mari e non solo, è chiaramente un riferimento all’inquinamento e alla non curanza con cui l’uomo tratta la natura e le sue creature. Per non parlare dei messaggi sociali inseriti nel titolo: l’alienamento delle persone dalla società è chiaramente il motivo principe dietro all’ “unificazione” richiesta al giocatore. La società attuale, soprattutto quella giapponese a cui Kojima rimane estremamente legato, spinge gli individui verso una frammentazione e non verso una aggregazione. Anche l’organizzazione Homo Demens è una chiara contrapposizione a quello che oggi viene chiamato Homo Ludens, oggetto anche della mascotte di Kojima Productions.

Death Stranding

La filosofia, la mitologia che ha creato Kojima sono lo specchio del nostro mondo, un monito verso il futuro, un avvertimento verso ciò che potrebbe essere. Così come il limbo in cui “chi rimane ancorato al passato” resta imbrigliato è una metafora della morte e dello stato in cui le persone vivono nel momento in cui il passato è l’unico loro appiglio per rimanere “fisicamente vivi”, così anche i Bridget Babies (i feti mostrati più volte) sono una metafora per le nuove generazioni, unica vera ancora di salvezza verso il futuro. Infine il grande mistero: qual è il messaggio dietro Bridget, come mai lei è raffigurata come unica procreatrice dei bambini e perché la Luna sembra essere così importante? Ma che soddisfazione ci sarebbe se dopo un singolo trailer, sapessimo già tutto?


“Attraverso la vostra esperienza di gioco, spero riuscirete a comprendere la vera importanza del creare connessioni con le altre persone”. Hideo Kojima.

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