Dragon Quest La Classifica Definitiva dell’intera saga
La saga di Dragon Quest ha accompagnato l'infanzia e la crescita videoludica di molti di noi, oggi vedremo insieme quale è il miglior Dragon Quest mai creato in una classifica dal peggiore al migliore.

Se sei un appassionato di JRPG, non puoi ignorare il nome Dragon Quest. La storica saga di Square Enix (nata come Enix) ha definito le regole del genere, affascinando generazioni di videogiocatori con la sua miscela inconfondibile di narrativa epica, design artistico firmato da Akira Toriyama, e un gameplay a turni classico ma sempre raffinato.
In questo articolo andremo a stilare la classifica definitiva dei titoli principali della serie Dragon Quest, tenendo conto di fattori chiave come impatto storico, innovazione, gameplay, narrazione e risonanza emotiva.
Dragon Quest II sul fondo della classifica definitiva
Dragon Quest II, conosciuto anche come Luminaries of the Legendary Line, è un titolo fondamentale per comprendere l’evoluzione dei JRPG. Uscito nel 1987, rappresenta un enorme salto in avanti rispetto al primo capitolo. Introduce per la prima volta un party di eroi, un mondo vasto e interconnesso e una narrativa che inizia ad abbandonare la linearità fiabesca per esplorare dinamiche più complesse. Questo titolo è spesso trascurato, ma la sua importanza storica è innegabile.
A livello di gameplay, Dragon Quest II inaugura la formula classica del viaggio attraverso continenti, dungeon intricati e città uniche, gettando le basi per ciò che diventerà lo standard della serie. L’introduzione della nave come mezzo di trasporto apre a una struttura di gioco non lineare, molto ambiziosa per l’epoca. Il mondo di gioco include anche il territorio del primo Dragon Quest, creando una continuità narrativa e geografica che sarà un tratto distintivo dei sequel.
Tuttavia, il gioco non è esente da difetti. Il bilanciamento della difficoltà è uno dei punti più critici: gli incontri casuali sono frequenti e spesso frustranti, e alcuni nemici risultano sproporzionatamente forti rispetto all’area in cui compaiono. Questo crea un’esperienza talvolta frustrante per i nuovi giocatori, ma anche una sfida apprezzata dai fan hardcore.
In definitiva, Dragon Quest II è un capitolo che, pur sentendo il peso degli anni, conserva un fascino pionieristico. Un titolo da riscoprire con il giusto spirito e una tappa obbligata per comprendere appieno l’eredità di Dragon Quest.
Dragon Quest I dove tutto ebbe inizio
Dragon Quest I, conosciuto semplicemente come Dragon Warrior in Occidente alla sua prima pubblicazione, è il fondamento assoluto di un intero genere. Pubblicato nel 1986 in Giappone, rappresenta l’inizio del JRPG su console, un pioniere che ha ispirato generazioni di giochi a venire. Concepito da Yuji Horii, illustrato da Akira Toriyama e accompagnato dalle musiche orchestrali di Koichi Sugiyama, Dragon Quest I è una vera pietra miliare.
Il suo fascino sta nella semplicità: un eroe solitario, un regno minacciato da un Drago Maligno, una principessa da salvare. In poche ore, il giocatore attraversa dungeon, villaggi e territori nemici per arrivare al confronto finale. Oggi può sembrare basilare, ma all’epoca offriva una narrazione coerente, un obiettivo chiaro e una struttura di gioco mai vista su console domestiche.
Il gameplay si basa su meccaniche a turni, esplorazione e gestione dell’equipaggiamento, con un menu a tendina che oggi risulta obsoleto ma all’epoca era all’avanguardia. La mappa di gioco è sorprendentemente vasta, considerando le limitazioni hardware del Famicom/NES, e ogni area ha un’identità distinta, dai nemici alle architetture dei villaggi.
In termini di impatto culturale, Dragon Quest I ha rappresentato una rivoluzione. Ha democratizzato il gioco di ruolo, portandolo dalle nicchie PC alle case di milioni di giocatori, e ha definito il tono della saga con i suoi valori eroici e la sua estetica fiabesca. Anche oggi, giocarlo è un’esperienza nostalgica che consente di capire da dove tutto è partito.
Dragon Quest X come mai noi non lo abbiamo?
Dragon Quest X è uno dei capitoli più controversi e allo stesso tempo affascinanti dell’intera saga. Lanciato nel 2012, è un MMORPG (Massively Multiplayer Online Role-Playing Game) che ha abbracciato un formato completamente diverso rispetto ai titoli precedenti. Ambientato nel mondo di Astoltia, diviso in cinque razze principali, il gioco offre un’esperienza vastissima e costantemente aggiornata. Tuttavia, il grande limite di questo titolo è la sua mancata localizzazione in Occidente, rendendolo un’esperienza riservata quasi esclusivamente al pubblico giapponese.
Il gameplay mantiene le radici classiche del combattimento a turni, adattandole a un contesto online persistente. La personalizzazione del personaggio è completa e l’evoluzione narrativa avviene attraverso missioni principali e secondarie. Il titolo è suddiviso in diverse versioni, ognuna con la propria espansione narrativa e miglioramenti tecnici, e rappresenta una delle esperienze più longeve della saga.
Nonostante le sue qualità, l’impossibilità per il pubblico globale di accedervi facilmente lo penalizza in classifica. Tuttavia, resta un’esperienza ambiziosa, con una lore ricchissima, e potrebbe rivelarsi una gemma nascosta per chi riuscirà a superare le barriere linguistiche.
Dragon Quest VI nella classifica dei migliori Dragon Quest
Dragon Quest VI, noto per chiudere la trilogia zenithiana, è uno dei titoli più sottovalutati della saga. Pubblicato originariamente su Super Famicom nel 1995, è arrivato in Occidente molto più tardi con il remake per Nintendo DS. Il gioco esplora il concetto di mondi paralleli: il protagonista viaggia tra la realtà e il mondo dei sogni, creando un intreccio narrativo intrigante ma complesso.
Dal punto di vista ludico, Dragon Quest VI introduce un job system profondo e stratificato, che permette una personalizzazione del party tra le più elaborate dell’intera saga. Tuttavia, la trama può risultare meno coesa rispetto ad altri capitoli e l’impatto emotivo è più flebile. Il gioco eccelle più sul piano del gameplay che su quello narrativo.
Graficamente colorato e dettagliato nella versione DS, Dragon Quest VI è un gioco che richiede pazienza e strategia, ma che offre grande soddisfazione agli appassionati di sfide tecniche e personalizzazione avanzata.
Dragon Quest III Il capolavoro 8-bit
Dragon Quest III è considerato da molti fan come il primo vero capolavoro della saga. Pubblicato nel 1988, rappresenta un salto qualitativo notevole per la serie e chiude la trilogia di Erdrick. Il sistema di creazione del party rivoluziona il gameplay: il giocatore può scegliere classi, nomi e ruoli dei propri compagni, aprendo la strada a strategie personalizzate.
La mappa di gioco è vastissima, ispirata alla Terra reale, e la narrazione culmina in un colpo di scena che collega direttamente la storia ai primi due capitoli. La libertà di esplorazione, la profondità del sistema di classi e il bilanciamento del gameplay rendono Dragon Quest III un’esperienza ancora oggi godibile.
Le sue numerose riedizioni su GBC, SNES, smartphone e il prossimo remake in HD-2D ne fanno uno dei giochi più amati e accessibili. È la perfetta combinazione di nostalgia, innovazione e design intelligente.
Dragon Quest VII Frammenti del passato dimenticato
Dragon Quest VII è uno dei giochi più lunghi, narrativamente complessi e ricchi di contenuti dell’intera saga. Originariamente rilasciato su PlayStation nel 2000 e successivamente riproposto in una versione migliorata su Nintendo 3DS, si distingue per la sua struttura episodica e per la profondità della trama. Il gioco è un vero e proprio viaggio nel tempo: il giocatore deve ricostruire il mondo attraverso frammenti di pietra, ciascuno dei quali rappresenta una civiltà perduta.
Questa struttura narrativa permette di affrontare decine di storie autoconclusive, ciascuna con il proprio messaggio morale e un cast memorabile. Tuttavia, il ritmo iniziale è molto lento e può scoraggiare i nuovi giocatori: occorrono diverse ore prima di entrare davvero nel vivo dell’avventura. Chi supera questa fase, però, scoprirà un titolo profondo, emotivamente coinvolgente e dall’incredibile worldbuilding.
Dal punto di vista ludico, Dragon Quest VII propone un sistema di classi molto articolato, missioni secondarie, boss opzionali e numerosi contenuti post-game. La versione per 3DS elimina gli incontri casuali, introduce animazioni migliorate e rende l’esperienza più accessibile.
In definitiva, è un titolo che richiede dedizione ma che ricompensa con una delle narrazioni più toccanti della saga. Chi ama le storie ben scritte, le trame ramificate e i giochi che ti accompagnano per decine di ore, troverà in Dragon Quest VII una gemma da non perdere.
Dragon Quest IV Capitoli dei Prescelti
Dragon Quest IV: Chapters of the Chosen è uno dei capitoli più amati per la sua struttura narrativa unica e innovativa. Rilasciato originariamente su NES nel 1990 (in Giappone) e successivamente rimasterizzato su Nintendo DS, Dragon Quest IV rompe gli schemi classici della narrazione JRPG dell’epoca. Invece di seguire subito il protagonista, il giocatore affronta diversi capitoli, ognuno incentrato su un personaggio diverso. Solo più avanti le loro storie si intrecciano, portando alla formazione del party definitivo.
Questa struttura consente un’approfondita caratterizzazione dei personaggi, trasformandoli in veri e propri protagonisti, ciascuno con motivazioni, personalità e sfide proprie. Tra i più iconici troviamo Torneko Taloon, un mercante che sogna di arricchirsi e la giovane sorella e fratello Meena e Maya. Questa coralità rende Dragon Quest IV uno dei capitoli più apprezzati dai fan per profondità emotiva e varietà narrativa.
Il sistema di combattimento è classico, ma efficace. Nella versione NES, i personaggi secondari agivano in modo automatico seguendo l’IA, mentre nella versione DS è stata introdotta la possibilità di controllare manualmente ogni membro del gruppo. Il nemico principale, Psaro il Mandato, è uno dei villain meglio costruiti dell’intera serie, con una storia tragica e motivazioni ben sviluppate.
Dragon Quest IV è un esempio brillante di come si possa innovare nella narrazione pur restando fedeli a meccaniche classiche. È un gioco che non solo ha influenzato i sequel, ma ha anche ispirato numerosi altri JRPG negli anni successivi. Un must assoluto per ogni fan del genere.
Dragon Quest IX Sentinelle del cielo stellato
Dragon Quest IX: Sentinels of the Starry Skies rappresenta una rottura decisa con la tradizione, senza però tradire l’anima della saga. Rilasciato in esclusiva per Nintendo DS nel 2009, è il primo titolo principale della serie a eliminare completamente gli incontri casuali, sostituendoli con nemici visibili nell’overworld. Una scelta che, al tempo, risultò rivoluzionaria e che aprì la strada a una maggiore accessibilità.
Una delle principali innovazioni di Dragon Quest IX è la completa personalizzazione del party. Il giocatore crea da zero i personaggi, scegliendone l’aspetto, la classe e l’equipaggiamento. Se da un lato questo riduce l’approfondimento narrativo dei compagni (assenti come personaggi predefiniti con dialoghi), dall’altro offre un livello di immersione mai visto prima nella saga.
Il gioco include anche una modalità multigiocatore in locale, che permette di affrontare dungeon e missioni secondarie con amici, sfruttando le funzionalità wireless del DS. Il sistema delle mappe del tesoro aggiunge ulteriore longevità, incentivando la scoperta di dungeon opzionali e oggetti rari
Visivamente, il gioco sfrutta al massimo l’hardware del DS, con sprite ben animati e ambientazioni ricche di dettagli. La trama principale, seppur meno lineare, tocca temi profondi come la caduta degli angeli, il libero arbitrio e la redenzione.
Dragon Quest IX è un titolo che unisce libertà e innovazione, riuscendo a offrire una delle esperienze più moderne e rigiocabili dell’intera serie. È il punto di contatto ideale tra la vecchia scuola e il pubblico contemporaneo.
Dragon Quest XI S Echi di un’era elusiva
Dragon Quest XI S è considerato da molti come la massima espressione moderna della saga. Rilasciato su PlayStation 4 e successivamente in una versione definitiva su Nintendo Switch, è il perfetto connubio tra tradizione e innovazione. Visivamente sbalorditivo, narrativamente profondo e tecnicamente rifinito, è il JRPG che dimostra come si possa essere classici senza risultare obsoleti.
La storia segue le vicende del Lucente, un giovane eroe destinato a salvare il mondo, ma non tutto è come sembra. Il gioco sorprende per la maturità dei temi trattati: identità, destino, sacrificio e rinascita. Il party di personaggi è uno dei più riusciti di sempre, con figure carismatiche come Sylvando, Erik e Veronica, ciascuna con il proprio arco narrativo ben definito.
Il gameplay mantiene il sistema a turni, ma lo arricchisce con opzioni di personalizzazione, abilità sbloccabili e un ritmo di gioco ottimizzato. La versione “S” aggiunge contenuti narrativi extra, una colonna sonora riorchestrata, la possibilità di giocare in stile 2D retrò e persino il doppiaggio giapponese.
Dragon Quest XI S è un omaggio al passato e una dichiarazione d’intenti per il futuro. È accessibile ai neofiti, ma profondamente gratificante per i veterani. Un titolo che ridefinisce il significato di capolavoro moderno.
Dragon Quest V La Mano della Sposa Celeste
Dragon Quest V è un’opera monumentale. Pubblicato originariamente su Super Famicom e poi riproposto in versioni migliorate su PS2 e Nintendo DS, racconta la storia di una vita intera. Il protagonista cresce davanti agli occhi del giocatore: da bambino a padre, passando per dolore, schiavitù, amore e redenzione.
La meccanica più rivoluzionaria è l’introduzione della cattura dei mostri: prima ancora di Pokémon, Dragon Quest V permetteva ai giocatori di reclutare nemici e costruire un party unico. Questo sistema, combinato con una trama generazionale e la possibilità di scegliere tra tre possibili spose (Bianca, Nera e Debora), crea un’esperienza estremamente personale.
Il gioco è famoso per i suoi colpi di scena emotivi, tra cui la morte del padre e l’eredità che grava sulle spalle del protagonista. Il tono è maturo, il coinvolgimento altissimo. Anche il comparto musicale, firmato da Koichi Sugiyama, raggiunge vette di pathos rare nel genere.
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Dragon Quest V non è solo un gioco: è un racconto di crescita, perdita e speranza. È il titolo che ha toccato più profondamente il cuore dei fan e uno dei più influenti della storia degli RPG.
Dragon Quest VIII L’Epopea del Re Maledetto
Dragon Quest VIII è il capolavoro assoluto, il punto di svolta per l’intera saga. Pubblicato su PlayStation 2 nel 2004, è il primo Dragon Quest in full 3D, con una grafica cel-shading che porta alla vita lo stile inconfondibile di Akira Toriyama. La versione per 3DS ha poi perfezionato l’esperienza, aggiungendo contenuti, miglioramenti e nuove feature.
La storia segue un giovane eroe silenzioso e il suo compagno Yangus mentre cercano di spezzare la maledizione che ha trasformato il re e la principessa in creature mostruose. Il viaggio tocca decine di location iconiche, introduce personaggi indimenticabili (Jessica, Angelo, Red) e culmina in un epico confronto con il giullare Dhoulmagus.
Il sistema di combattimento è tradizionale ma rifinito, con meccaniche come il “sistema tensione” che aggiunge strategia agli scontri. La componente esplorativa è un altro punto forte: il mondo è aperto, ricco di segreti, e stimola la curiosità in ogni momento.
Dragon Quest VIII è un’esperienza totale: coinvolgente, emozionante, splendidamente realizzata. Ha portato la saga a un nuovo pubblico e ne ha definito il futuro. Per molti, è il miglior Dragon Quest mai creato – e non è difficile capire perché.
Conclusione sulla classifica definitiva di Dragon Quest
Dragon Quest non è solo una saga videoludica: è un pilastro culturale, una colonna portante del JRPG e un’espressione profonda dell’immaginario fantasy giapponese. Dalla semplicità quasi fiabesca del primo capitolo alla maestosità grafica e narrativa dell’undicesimo, ogni titolo ha lasciato un’impronta indelebile nel cuore dei fan. Speriamo che questa classifica possa guidare nuovi giocatori nella scoperta (o riscoperta) di questa leggendaria serie.
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