F2P e Microtransazioni non mordono nessuno

Un po’ come un’ondata in piena, la questione sollevata da Sony ha investito il mondo dei videogiocatori occidentali, mettendoli di fronte ad una realtà sconosciuta ed ignota. Un po’ come l’economia cinese, il sistema di microtransazioni è sempre stato sotto i nostri occhi, ignorato dall’uomo medio occidentale. E’ bastata una scintilla per accendere un fuoco che ha rivelato la portata della cosa. Questa scintilla è stata una serie di annunci susseguitisi in pochi giorni secondo cui SWTOR e The Agency sarebbero usciti con un sistema di base a microtransazioni, e in WoW, EQ ed EQ2, oltre all’abbonamento, sarebbero stati introdotte opzioni di acquisto aggiuntive.

Per capire come si è giunti alla condizione attuale, vediamo di fare un po’ di storia del sistema a microtransazioni. In Oriente è sin dai primi anni il metodo di pagamento preferito. I colossi coreani portabandiera del F2P, Nexon e NHN, hanno sempre prevalso sul concorrente NCSoft, difensore del P2P, costringendolo ad espandersi verso occidente. NCSoft, forse per principio, forse per differenziarsi, ha solo raramente pubblicato giochi col modello a microtransazioni, preferendogli sempre il p2p. Questo ha permesso ai due colossi di crescere spropositatamente in Asia, inglobando tante piccole case e publisher che, pur mantenendo i loro nomi, andavano ad ingrossare le fila di queste due "corporazioni". Venne dunque un giorno in cui alzarono lo sguardo e decisero di salpare alla volta dell’occidente, portando con sé un concetto di mercato diverso.

Negli anni il mercato crebbe, dando ispirazione a nuovi publisher, e negli ultimi 3 anni sono esplose le importazioni di prodotti orientali pubblicati col modello F2P. In parallelo, soprattutto in America, crescevano a dismisura i prodotti esportati da Nexon e NHN. In primis Maplestory della Nexon, che tutt’oggi rivaleggia con WoW per il primato americano, oppure IJJI, portale con numerosi giochi che tocca punte di 60000 utenti connessi contemporaneamente. Ancora Runescape, Mmorpg via browser che ad oggi conta circa 7 milioni di player attivi, 6 milioni di F2P e 1 milione di Premium. A fianco a questi prodotti decisamente validi però, come detto, prosperarono anche giochi di qualità decisamente discutibile, supportati da una pubblicità massiva rivolta ad un’utenza totalmente inesperta. Penso che nessuno ignori l’esistenza di prodotti come Metin 2, Warrock, Gladiatus, Bitefight, Travian o Ogame che, pur essendo giochi assolutamente scarni e banali, grazie al fatto di essere gratuiti ed estremamente user friendly sono riusciti a mettere insieme risultati veramente impressionanti.

Il grosso problema però si rivela essere un altro, quello che ci riporta in tema con i fatti recenti. L’utente mediamente esperto associa il F2P con i prodotti scadenti, pensati per attirare utenza inesperta e casual. Inoltre considera le microtransazioni un metodo con cui alcuni player possono ottenere vantaggi spropositati sui non paganti. Sebbene questo possa essere vero per una gran quantità di titoli, non ne fa una verità a priori. Esistono giochi con un Itemmall perfettamente bilanciato, che impediscono abusi da parte dei bambinetti con carta di credito o dei quarantenni che preferiscono essere i più forti del server piuttosto che trovarsi una donna. Sopratutto NHN, coi prodotti targati Ndoors, ha contribuito a dare il buon esempio anche a discapito della redditività dei propri itemmall. Questa politica ha sempre pagato bene, creando utenza fidelizzata e una buona nomea nell’ambiente.

Veniamo a noi dunque. In questi giorni si è scatenata un’ondata di indignazione da parte di molti appassionati che esprimevano spesso commenti del tipo: "Ma come? SWTOR gratuito? Sarà una schifezza", oppure: "Se non lo fanno pagare, vuol dire che ci spenderanno poco per realizzarlo". Vorrei far notare a queste persone che ormai è da alcuni anni che gli incassi totali dei giochi Micro-transaction based supera quelli dei giochi a canone mensile. Il fatto che in occidente le grandi case non l’abbiano mai adottato non è di certo dovuto alle loro analisi di mercato, ma più probabilmente da valutazioni a priori e pregiudizi. La mia interpretazione è che in un periodo di stagnazione del Mmo, si siano resi conto che forse era meglio guardare ai fatti e non alle idee, investendo in ciò che davvero rende. Trovo inoltre infondati i catastrofismi che condannano gli F2P a maledizione del gioco online, poiché la connessione tra bassa qualità e F2P non è dovuta ai giochi in sé ma, come ho spiegato, a fattori esterni. Ci sono numerosi esempi di titoli validi, bilanciati e con item shop onesti nel mondo free così come ci sono tantissimi titoli a canone mensile decisamente sbilanciati, in cui rivolgendosi ad una qualsiasi agenzia di gold selling (vi ricordiamo che ciò viola l’EULA di ogni gioco online), chiunque può avere vantaggi enormi su chiunque altro abbia giocato lo stesso quantitativo di tempo.

In sostanza, quello che voglio dirvi è di non preoccuparvi. I mmorpg non moriranno perché EA e Sony han cambiato le loro idee. Se vorranno fare un gioco bilanciato ci riusciranno tranquillamente, e se invece vorranno fare soldi a tutti i costi il prodotto di bassa qualità sarebbe venuto fuori in ogni caso. Perciò continuate sereni e aspettate questi nuovi titoli estremamente promettenti.

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