Gamezero 5885 – Le origini del Videogioco

Gamesource ha partecipato alla mostra "Gamezero 5885 – Le origini del Videogioco", organizzata da AIOMI, ne La Pelanda Sala delle Vasche del Macro di Testaccio, Roma. La mostra gratuita, che sarà presente fino al 6 Aprile, si prefigge di essere un piccolo percorso nella storia dei videogiochi partendo dalle sue origini più antiche fino ad arrivare al primo Nintendo, o Famicom.

Cartelloni illustrativi accompagnano il visitatore nel viaggio cronologico, informandolo su figure portanti dell’industria troppo spesso sconosciute anche a chi si definisce un "hardcore-gamer". Il tutto è impreziosito da una raccolta di pezzi d’epoca che permettono di osservare, e in qualche caso toccare con mano, veri e propri cimeli videoludici che ormai in pochi possono dire di aver visto o utilizzato, resti di un’epoca dove il videogioco era relegato alle stanzette degli adolescenti e non al cellulare di vostra madre. 

 

Si parte veramente dall’inizio, dalla preistoria videoludica, da quei primi esperimenti con un oscillatore, strumento non certo pensato per giocare, che portò alla creazione dell’antenato di tutti i Mario, Solid Snake e Master Chief: Pong. Da lì il viaggio prosegue seguendo i primi passi del nuovo medium, compiuti da persone che erano ancora più scienziati in cerca di un hobby che veri sviluppatori di giochi come li intendiamo oggi. Per un periodo di tempo il videogioco infatti è stato poco più che un curioso esperimento tecnico, un tentativo di far vedere cosa si era in grado di fare con una macchina che produceva l’effetto collaterale di essere divertente. Per l’epoca perlomeno.

L’evoluzione ha poi fatto il suo corso, e il medium si è evoluto in un vero e proprio business in cui i primi pionieri compilavano codice nel buio delle loro stanzette e potevano creare giochi anche da soli (cosa che in realtà duro a lungo), per poi rivenderli a qualche azienda che si occupava della loro distribuzione. 

La mostra Gamezero non ci offre solamente delle informazioni testuali, ma ci permette anche di osservare una nutrita collezione di console e giochi d’epoca. Dagli storici Atari all’altrettanto storico Comodore, dai primissimi tentativi di creare una console a quelli falliti passando per il sorprendente Vectrex, console sperimentale che utilizzando solamente vettori riusciva a generare una pulizia grafica impressionante per l’epoca, linee così nette e prive di aliasing non si sarebbero più viste su uno schermo fino a molti, molti anni dopo.

Una delle cose più interessanti della mostra è notare come più si torna indietro nel tempo, più le console sembrano dei computer e non degli strumenti da gioco, ma d’altronde il concetto di macchina esclusivamente per giocare è relativamente recente, e quelle macchine erano utilizzabili anche come piccoli computer casalinghi (con risultati più o meno soddisfacenti).


Fanno mostra di sé giochi storici come Pitfall
, una delle prime edizioni di Tetris e il particolarissimo "Super Mario USA", che in occidente è conosciuto come "Super Mario bros. 2" ma che in realtà era un gioco diversissimo chiamato Doki Doki Panic: Yume Kojo a cui la Nintendo si limitò a cambiare gli sprite dei personaggi prima di "spacciarlo" per un nuovo Super Mario in occidente.

La mostra è un vero e proprio viaggio nel tempo che per alcuni può anche essere un ritorno all’infanzia, una botta di nostalgia generata da console utilizzate quando a malapena si sapeva leggere e salvare il gioco era il sacro graal desiderato da tutti e ottenuto da pochi. È un’occasione per farsi una cultura sul videogioco che capita raramente in Italia, ed anche un’occasione per provare qualche vecchio e storico titolo come Altered Beast.
 

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