Indiana Jones: un ritorno fra rischi e possibilità

Riuscirà Indy a tornare dopo tanto tempo proponendo qualcosa di originale in un genere tanto inflazionato?

Nel corso di un freddo pomeriggio di gennaio, una notizia ha fatto sobbalzare il popolo di Internet: un nuovo videogioco dedicato a Indiana Jones è in via di sviluppo

L’entusiasmo dei fan è immediatamente straripato attraverso ogni canale di comunicazione, finalmente libero dalle alte barriere contenitive erette in tanti anni di assenza di Indy da quello stesso medium di cui ha attraversato la storia.

indiana jones and the fate of atlantis

La sua prima apparizione fu su Atari 2600 con Raiders of The Lost Ark del 1982, la sua ultima nel 2009 con il pessimo Indiana Jones and the Staff of Kings, passando nel frattempo (fra gli altri) per il glorioso Indiana Jones and the Fate of Atlantis (1992) per MS-DOS e Amiga. Insomma, tanti alti e bassi che hanno avuto come effetto collaterale la nascita di altre serie intente a passarsi fra di loro lo scettro di archeologo più figo dei videogiochi.

Era infatti il 1996 quando Tomb Raider sorse proprio dal vuoto lasciato da Indiana Jones. Allo stesso modo, nel 2007 ecco Naughty Dog piazzare il suo Uncharted: Drake’s Fortune una volta che la bella archeologa risultava ormai stanca. Ed ora che anche Nathan Drake si sta godendo la meritata pensione, ecco udire uno schiocco di frusta più che mai familiare. Il cerchio si chiude: Indy sta tornando.

Indiana Jones Nathan Drake Lara Croft

In bilico fra novità e clichè

Tanti dibattiti hanno infiammato Internet: prima o terza persona? Harrison Ford o un suo sostituto? In tutto questo marasma di dubbi e congetture c’è una sola certezza: l’impianto narrativo dovrà essere all’altezza del personaggio e delle pellicole che hanno dato vita al mito. Ma lo spettro del cliché incombe: c’è ancora possibilità di innovare?

Ecco il nostro eroe entrare in antiche rovine dimenticate, risolvere letali enigmi, sconfiggere arcaici demoni guardiani e,  finalmente, ottenere l’artefatto di cui era alla ricerca; quando d’un tratto, ecco arrivare alle sue spalle il rumore di una pistola che viene caricata e una voce che sghignazza nell’oscurità: “Bene bene, cosa abbiamo qui? Quello lo prendo io”.

Quante volte abbiamo già assistito ad una scena del genere? È veramente quello che vogliamo vedere reiterato per l’ennesima volta?

Un action adventure appartenente a un sottogenere che potremmo etichettare come “archeologico” deve rispettare tutta una serie di dettami che gli permettono di essere definito tale, dettami che abbiamo già visti applicati in 6 Uncharted e 3 Tomb Raider, solo dal 2007 ad oggi. C’è dunque possibilità di innovare pur restando fedeli al proprio genere di appartenenza? Quanto spazio di manovra può esserci tra questa serie di situazioni e meccanismi che permetta di proporre qualcosa di nuovo e senza cadere nel cliché? Difficile a dirsi. In questo senso, il lavoro degli sceneggiatori sarà tutt’altro che semplice.

Indiana Jones Wolfenstein II: The New Colossus

In generale tuttavia, l’intera MachineGames dovrà davvero rimboccarsi le maniche, essendo da anni impegnata in un’altra grande opera di resurrezione, quella dell’ammazza nazisti più fantasioso ed estremo di tutti: William Blazkowicz e il suo Wolfenstein. Il ritorno di B.J., sebbene risulti più che riuscito, trova nel nemico nazista l’unico punto di contatto con l’archeologo creato da George Lucas, costringendo così lo studio di sviluppo a rimettersi in gioco totalmente e a prendere le distanze da quella che è diventata la loro comfort zone. Riuscirà MachineGames ad operare con successo un cambio di genere così radicale e, allo stesso tempo, costruire un impianto narrativo degno di Indy? 

Non solo shooter

Se il genere preponderante nelle produzioni PlayStation Studios è palesemente l’action in terza persona, la risicata libreria esclusiva Xbox risponde maggiormente al genere di predilezione del pubblico statunitense: lo shooter.

indiana jones

Che si chiami Halo, Gears o Crackdown, agli americani piace soprattutto crivellare di colpi qualsiasi cosa si muova sullo schermo. Ed ecco che l’acquisizione di ZeniMax inizia a dare i propri frutti, permettendo a Microsoft di variare maggiormente i propri generi grazie a una nutrita iniezione di proprietà intellettuali e know-how.

In particolare, la scelta di assegnare un titolo tanto importante a MachineGames sarà stata di certo ponderata in base a meriti e capacità specifiche del team di sviluppo, ma risulta particolarmente azzeccata in quanto andrà a sostituirsi a quello che, nella libreria Microsoft, risulterebbe solo come l’ennesimo shooter. Il rumoreggiato Wolfenstein III sembra non essere troppo lontano e il suo arrivo sugli scaffali lascerebbe lo studio orfano di quella saga che l’ha portato a essere una delle software house di punta di Bethesda.

Insomma, MachineGames ha l’onere e l’onore di mettere le mani su uno dei franchise più amati degli ultimi 40 anni, imbarcandosi in uno sviluppo che dovrà portare innovazione e qualità, senza snaturare i capisaldi del genere. Il prezzo può essere molto alto, in un senso o nell’altro: o la gloria, o le ire di della fanbase.


Poco possiamo fare nei confronti di dubbi e perplessità: tanto vale godersi appieno la fase del sogno finché non avremo qualcosa su cui dare opinioni: il mitico Indiana Jones sta tornando, e il fanciullo mai sopito che è in noi noi non potrebbe essere più felice.

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