Metal Gear Solid Delta | Alla scoperta di The Boss

In Metal Gear Solid Delta: Snake Eater ritroveremo The Boss, una donna, un soldato leale alla patria, una leggenda che viene tutt'oggi ricordata dai fan

Metal Gear Solid Delta Snake Eater - cover

In vista dell’uscita del remake di Metal Gear Solid Delta: Snake Eater  il prossimo 28 Agosto 2025 per Playstation 5, Xbox Series e PC, con questi editoriali proviamo a puntare una lente di ingrandimento su alcuni punti cardine del titolo creato e pensato originariamente da Hideo Kojima.

Dopo aver parlato dell’importanza di questo remake (potete leggerne qui) e del suo protagonista, Naked Snake, ora è il momento di parlare di colei che ha dato vita al conflitto alla base dell’intera saga: The Boss.

Ovviamente ci saranno grossi spoiler per quanto riguarda Metal Gear Solid Delta: Snake Eater e Peace Walker. Quindi se siete nuovi della saga attenti, mentre se siete veterani benvenuti a questo nuovo editoriale. Iniziamo.

Metal Gear Solid Delta Snake Eater - cover shinkawa
Nella cover di Metal Gear Solid 3: Snake Eater il personaggio di The Boss era al fianco di Snake per sottolineare la centralità del personaggio

Metal Gear Solid Delta: Snake Eater | The Boss: l’eroina silenziosa

Nel vasto universo narrativo creato da Hideo Kojima, nessun personaggio incarna tanto profondamente l’ambiguità morale della guerra quanto The Boss, figura cardine di Metal Gear Solid 3: Snake Eater e presenza spirituale costante nella saga.

Dietro la sua immagine di soldatessa leggendaria, c’è un simbolo di sacrificio, lealtà e idealismo, che ha forgiato non solo il protagonista Naked Snake, ma anche il cuore tematico della serie Metal Gear.

A dispetto della sua presenza limitata in termini di “screen time”, The Boss è uno dei personaggi più complessi e influenti mai apparsi in un videogioco. È la madre invisibile di un’intera saga costruita sul dubbio, sulla memoria, sull’identità e sul peso delle scelte.

La sua morte non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza — la scintilla che accende una spirale di eventi, ideologie e tragedie.

Una leggenda della guerra

Conosciuta durante la Seconda Guerra Mondiale come “The Joy”, The Boss è la fondatrice della Cobra Unit, un gruppo di soldati d’élite noti per aver partecipato a operazioni top secret in Europa. Dopo la guerra, si ritira momentaneamente dalla scena, ma continua a lavorare per gli Stati Uniti in ruoli sempre più oscuri.

È la prima donna americana a entrare nello spazio come parte del progetto Mercury, e in segreto contribuisce allo sviluppo delle prime armi nucleari portatili. È chiaro fin dall’inizio: The Boss è ovunque, ma non è mai riconosciuta.

Nel 1964, nel cuore della Guerra Fredda, viene richiamata per una missione suicida: fingere di disertare e collaborare con il colonnello sovietico Volgin per rubare l’arma nucleare segreta nota come Shagohod.

L’obiettivo reale? Permettere agli Stati Uniti di recuperarla e distruggere la minaccia senza scatenare un conflitto mondiale. Il prezzo? La reputazione di The Boss. E la sua vita.

Metal Gear Solid Delta Snake Eater - The boss 2
In Metal Gear Solid Delta The Boss appare più dura con severa, temprata dalle sue battaglie

Il volto tragico della fedeltà

Il cuore di MGS3 è il rapporto tra The Boss e il suo allievo, Naked Snake. Un legame profondo, intimo, fatto di silenzi, di gesti e di ideali condivisi.

È lei ad averlo formato, ad avergli insegnato che un vero soldato combatte non per odio, ma per amore. Lo guida ancora — anche nel tradimento apparente — fino al momento cruciale in cui Snake è costretto ad affrontarla e a ucciderla.

“Non esistono nemici assoluti, né alleati assoluti. Solo la missione.”

La morte di The Boss è forse il momento più iconico e devastante dell’intera saga. Il giocatore, costretto a premere il grilletto, diventa parte attiva della tragedia. Non c’è gloria, solo colpa. Snake piange. E con lui, il giocatore.

La nascita di Big Boss

Quel gesto — premere il grilletto contro la propria mentore — cambia per sempre il protagonista. Naked Snake non è più l’eroe puro.

È un uomo spezzato, che ha perso la fede nel proprio paese. È in questo momento che nasce Big Boss, figura centrale e controversa dell’universo Metal Gear.

Il suo futuro — la creazione di Outer Heaven, la guerra contro i Patriots — è un tentativo disperato di dare un senso al sacrificio della sua mentore. Ma è anche una distorsione del suo messaggio.

The Boss voleva un mondo senza confini, dove i soldati non dovessero più combattere per bandiere, ma per la pace. Big Boss traduce quell’utopia in una nazione di guerrieri.

La purezza dell’ideale si perde nella sua realizzazione. E così, l’eredità di The Boss diventa un peso che nessuno può portare senza cedere all’ambiguità.

Metal Gear Solid Delta Snake Eater - The boss
The Boss è un personaggio complesso e combattuto fino alla fine, leale fino alla fine alla causa

MGS Peace Walker e l’intelligenza artificiale della coscienza

In Metal Gear Solid: Peace Walker (2010), ambientato dieci anni dopo MGS3, il fantasma di The Boss ritorna sotto forma di codice.

Il progetto segreto “Peace Walker” prevede la creazione di un sistema d’intelligenza artificiale in grado di simulare il comportamento di una comandante perfetta: e naturalmente, il modello è proprio The Boss.

Il cuore narrativo di Peace Walker è il confronto tra Snake e una voce digitale che riproduce la sua mentore. Non è solo una macchina: è un richiamo emotivo, una replica disturbante della coscienza che Snake ha cercato di seppellire.

L’IA non solo parla con la voce di The Boss, ma prende decisioni strategiche basate sul suo profilo psicologico. Quando Snake si rende conto che persino la memoria di The Boss viene usata come strumento di guerra, è costretto a reagire.

Ha lasciato questo mondo credendo in qualcosa di più grande di qualsiasi nazione. E voi avete trasformato la sua volontà in un codice.

Nel finale del gioco, l’IA è pronta a sacrificarsi per evitare l’escalation nucleare. Snake la distrugge, ma non per odio. Lo fa per liberare finalmente The Boss dal peso della guerra. In quel gesto, c’è un barlume di riconciliazione. Ma anche la conferma: non sarà mai come lei.

Metal Gear Solid Delta Snake Eater - peace walker reference
In Metal Gear Solid: Peace Walker viene trattato il significato del messaggio di The Boss

Un personaggio rivoluzionario

La figura di The Boss sfida ogni aspettativa legata ai personaggi femminili nei videogiochi. Non è una “femme fatale”, non è una sidekick, né un semplice ostacolo da superare. È l’eroe tragico della narrazione, una donna che ha vissuto tutte le guerre senza mai poterne raccontare la verità.

Hideo Kojima si è ispirato a figure storiche reali come Virginia Hall, agente segreta americana che operò in Francia nonostante una protesi alla gamba, o Lyudmila Pavlichenko, cecchina sovietica nota per la sua freddezza e determinazione, mentre l’aspetto è ispirato all’attrice inglese Charlotte Rampling, completamente travisata nel remake.

Metal Gear Solid Delta Snake Eater - ispirazione
Kojima si ispirò all’attrice Charlotte Rampling per l’aspetto di The Boss

Ma The Boss è anche una figura mitica, quasi messianica: come un samurai, è pronta a morire per il proprio ideale, anche se il mondo la giudicherà colpevole.

La sua scrittura rompe gli schemi: è forte, ma non in modo convenzionale; è saggia, ma non infallibile. È una madre (biologicamente — di Ocelot — e spiritualmente — di Snake), ma non è definita dalla maternità. È, semplicemente, una persona con ideali troppo grandi per un mondo così piccolo.

L’eco nella saga

Metal Gear Solid Delta Snake Eater - concept shinkawa
Concept di Shinkawa raffigurante The Boss

Dopo Metal Gear Solid 3 e Peace Walker, The Boss continua a influenzare le vicende della saga. In Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots, il suo nome viene finalmente riabilitato. I Patriots, il sistema che ha costruito il controllo totale dell’informazione e della guerra, sono nati in parte per onorare — e distorcere — il suo sogno.

La tragedia? Tutti hanno interpretato The Boss a modo proprio: Big Boss, Zero, Ocelot. Nessuno ha davvero capito cosa volesse.

In MGS V: The Phantom Pain, anche se The Boss non appare direttamente, il suo spirito è ovunque: nel tema dell’identità rubata, nella frammentazione dell’ideale originario, nella domanda che attraversa l’intera opera: “Cosa resta di un sogno, quando il mondo lo usa come arma?”

Un sacrificio che nessuno ha compreso

The Boss è un personaggio impossibile da dimenticare perché rappresenta ciò che il mondo rifiuta: un ideale puro che muore in silenzio. Nessuna statua, nessuna medaglia, nessun ricordo nella storia. Solo un campo di fiori bianchi e un colpo di pistola.

Il suo sacrificio non è stato riconosciuto. Il suo sogno è stato distorto. Ma proprio in questo fallimento sta la sua grandezza. The Boss non ha vinto la guerra, ma ha mostrato la via per uscirne. Non ha costruito una nazione, ma ha lasciato un’eredità impossibile da ignorare.

E forse è per questo che, ancora oggi, a distanza di anni, continuiamo a premere quel grilletto con le lacrime agli occhi.

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