Nintendo Switch 2: riscrivere il futuro, citando il passato

nintendo switch 2

Nintendo Switch 2 è finalmente arrivato sul mercato, e con una violenza mediatica e commerciale impressionante. La nuova ammiraglia della compagnia di Kyoto, pronta a reclamare e bissare tutto il successo del suo predecessore, ha fatto segnare numeri record sul piano delle vendite, ma anche un monopolio, a tratti totale, sul piano comunicativo e pubblicitario. Nintendo Switch 2, del resto, si porta dietro aspettative e responsabilità esorbitanti.

La necessità di svecchiare l’hardware lanciato sul mercato nel 2017, al netto di un successo impressionante e mai veramente scemato negli anni, era una priorità assoluta, fondamentale, tanto per gli utenti quanto per l’azienda stessa, costretta – spesso – a limitare il suo potenziale creativo a causa proprio delle limitazioni tecniche di cui sopra. Nintendo è riuscita nel suo intento? La risposta è complessa e potrebbe non essere così scontata. La verità è nel mezzo? Sì e no.

Nintendo Switch 2 ha veramente tante cose belle e interessanti, segna un grosso salto generazionale rispetto alla sua antenata, cosa testimoniata anche dal grande supporto ricevuto dai third party, sin da subito. Ciononostante, ci sono ancora diverse cose lasciano un po’ di dubbi e non mi hanno convinto del tutto e che impediscono alla nuova ammiraglia della compagnia nipponica di essere, almeno sulla carta, lo stesso mostro mangia record (e soldi) che è stato il precedente modello. Almeno per ora.

Nintendo Switch 2: le specifiche tecniche e il confronto con il vecchio modello

Nintendo Switch 2: Nvidia T239 Nintendo Switch 1: Nvidia Tegra X1
CPU – Architettura 8x ARM Cortex A78C 4x ARM Cortex A57
CPU – Clock 998MHz (dock), 1101MHz (portatile), Max 1.7GHz 1020 MHz (dock/portatile), Max 1.785GHz
CPU – Core 8 core (2 per il sistema, 6 per gli sviluppatori) 4 core (1 per il sistema, 3 per gli sviluppatori)
GPU – Architettura Ampere Maxwell
CUDA – Core 1536 256
GPU – Clock 1007MHz (dock), 561MHz (portatile), Max 1.4GHz 768MHz (dock), up to 460MHz (portatile), Max 921MHz
Memoria – Interfaccia 128-bit/LPDDR5 64-bit/LPDDR4
Memoria – Banda 102GB/s (dock), 68GB/s (portatile) 25.6GB/s (dock), 21.3GB/s (portatile)
RAM 12GB (3GB per il sistema, 9GB per i giochi) 4GB (0.8GB per il sistema, 3.2GB per i giochi)

 

Nintendo Switch 2 è venduta al prezzo di 469,99€ in edizione standard e di 509,99€ in Bundle con Mario Kart World.

Design e qualità costruttiva

Uno degli aspetti che segnano in maniera più evidente lo stacco con il passato è senza dubbio quello del design e, soprattutto, della qualità costruttiva. La nuova Nintendo Switch 2 non nasce da un design rivoluzionario, anzi, si può tranquillamente affermare che è una sorta di “potenziamento” di uno scheletro ben delineato e su cui Nintendo punta molto. La nuova console è molto in linea con la silhouette del modello precedente, ma chiaramente differisce in modo evidente in alcuni aspetti, mentre altri sono meno evidenti e si limitano a puntellare le mancanze della macchina del 2017.

Non voglio entrare ora nel merito di alcuni elementi, come le dimensioni (ovviamente anche dello schermo), aspetti che affronterò successivamente. In questa fase voglio spendere due paroline in più per quel che, dal mio punto di vista, è uno dei passi avanti più vistosi di tutto il pacchetto: la qualità costruttiva. Sul piano estetico, e anche a livello tattile, Nintendo Switch 2 è una macchina premium a tutti gli effetti. Nintendo non ha lesinato sulla scelta dell’intelaiatura della sua nuova ammiraglia, confezionando un prodotto dal grande fascino stilistico e, soprattutto, con una qualità realizzativa sbalorditiva.

Il restyling dei materiali comporta un aumento netto del peso, che sale a 535g rispetto ai 450 circa di Switch Oled, che testimonia la volontà dell’azienda di creare un prodotto più solido, meno “plasticoso” e decisamente più bello anche da vedere e tenere in mano, specialmente per lunghe sessioni. La nuova finitura opaca rende tutto più bello e soprattutto più resistente e solido. I materiali sono gli stessi sia per i Joy-Con 2 sia per quanto concerne il corpo della console, che hanno beneficiato, sicuramente, delle attenzioni maggiori.

Anche la dock ha ricevuto il suo restyling, ma rimane decisamente un po’ più plasticosa e meno attraente rispetto al resto del pacchetto. Ho apprezzato parecchio però l’introduzione della porta LAN come per Switch Oled e della doppia USB, ma per il resto credo che sulla dock sia stato fatto un lavoro decisamente meno impattante. Da valutare sul lungo andare, invece, la ventola di raffreddamento posta al suo interno. Per ora sembra funzionare bene, le temperature sono accettabili e la rumorosità è minima, ma bisogna capire come si comporterà col passare del tempo.

Nintendo Switch 2

Ergonomia, restyling e Joy-Con 2

Il restyling dei materiali, oltre a dare un impatto estetico decisamente diverso, incide profondamente anche e soprattutto sulla praticità d’uso della console. I nuovi materiali utilizzati, infatti, danno un grip totalmente diverso, e restituiscono una sensazione di solidità e sicurezza nell’impugnatura difficilmente ritrovatile in precedenza. Nintendo Switch 2 è nettamente più solida, è evidentemente realizzata in maniera più intelligente, e soprattutto sembra essere stata concepita tenendo bene a mente che buona parte dell’utenza la considera prima di tutto una console handled.

Tutte queste “piccole” migliorie vanno a incidere sensibilmente sull’esperienza d’uso in mobilità, che ho trovato nettamente più appagante rispetto alla Switch e alla Oled. Il peso maggiorato fa il resto, paradossalmente, e anche considerando il display e tutto il corpo della console, ora decisamente più ampio, il feeling definitivo è veramente eccellente, anche per una persona con mani relativamente molto piccole come il sottoscritto. Rimanendo in tema di restyling, è doveroso sottolineare il grande lavoro svolto sui nuovi Joy-Con 2.

Il cambiamento sui materiali l’abbiamo già ampiamente lodato, ma anche e soprattutto i Joy-Con hanno beneficiato di tanti accorgimenti, alcuni dei quali importantissimi. Il più impattante è senza dubbio il nuovo sistema magnetico con cui i due Joy-con si attaccano e si staccano dal corpo di Switch 2. Grazie ai magneti presenti nella parte esterna della console, i due pezzi “pregiati” si attaccano e si staccano con estrema velocità, garantendo un’esperienza d’uso, sia in termini di praticità sia in termini di sicurezza, nettamente diversa.

I nuovi Joy-con hanno anche ricevuto alcune modifiche ai tasti. Quelli centrali e dorsali sono ora molto più grandi e garantiscono un grip e un feeling al tatto più comodi, anche per chi ha delle mani più grandi. In generale, tutta la parte relativa ai tasti sembra essere stata realizzata con più dovizia e attenzione, ma devo anche ammettere che in diversi casi sono dovuto intervenire per andare ad appianare il fastidioso effetto drift, che sembra essersi già presentato.

Ho avuto spesso la sensazione che la console sia poco precisa quando giro le levette, cosa confermata in fase di ricalibrazione degli stick, che ho dovuto fare già diverse volte. Spero di sbagliarmi, ma ho paura che questa problematica non sia stata del tutto sistemata. Molto interessante e ben studiata la modalità Mouse. Tramite dei sensori, i Joy-Con 2 possono diventare dei veri e propri mouse, cosa ideale per alcune tipologie di gaming e per alcune applicazioni, ma al momento ho potuto testare veramente molto poco questa feature, dunque limiterò a dire soltanto che sembra essere molto promettente.

Nintendo Switch 2

Il “nuovo” display: un problema evidente o una scelta intelligente?

Archiviato il discorso sulla parte “estetica” della console, è tempo di affrontare il proverbiale elefante nella stanza, che in questo è anche bello grosso e tanto rumoroso. Ovviamente mi riferisco al display, che ha fatto storcere parecchio il naso a tanti giocatori e addetti ai lavori (me compreso) in fase di presentazione e che continua a far parlare molto di sé, nel bene e nel male. Come detto in precedenza, il nuovo display è nettamente più grande rispetto a Switch e Switch Oled, e il cambio lo si avverte parecchio una volta impugnata la console, anche molto di più di quanto non si fosse compreso in fase di presentazione della macchina.

Lo schermo di Switch 2 passa dai 6,2” della vecchia console ai 7,9”,con un salto di quasi due pollici, che come ho già detto all’atto pratico risulta veramente molto evidente. Tralasciando il discorso sulle dimensioni, il vero plus del nuovo display sono le specifiche, alcune delle quali veramente molto interessanti. Stiamo infatti parlando di un pannello che dà il pieno supporto alle tech moderne più importanti, come l’HDR10, il VRR e un refresh-rate massimo di120 Hz, tutte cose che, sulla carta, hanno una grossa risonanza e, a essere sincero, all’atto pratico funzionano molto bene e permettono a Nintendo Switch 2 di fare un enorme passo avanti rispetto alla passata generazione.

Tutto perfetto? Purtroppo, no. Come ben saprete, Nintendo Switch 2 possiede un pannello con quelle caratteristiche, certo, che però si vanno a completare con una dicitura che stona parecchio: pannello LCD con risoluzione Full HD. Sia chiaro, in molti casi, grazie alla vena estetica sempre molto colorata di giochi come Mario Kart, Zelda, Street Fighter 6 e via dicendo, alcuni dei difetti del pannello vanno anche a “rompersi”, contro una potenza cromatica impressionante, ma non si può far finta di nulla e non si può non considerare il grande passo indietro del ritornare a un pannello LCD rispetto all’OLED.

Ormai lo sappiamo bene: i pannelli Oled, montati anche dalla maggior parte degli smartphone, dei tablet, persino degli smartwatch, fanno una differenza clamorosa, sia per quanto concerne la gestione dei toni scuri, dei neri, che hanno una resa imparagonabile a quelli LCD, sia per quel che riguarda la resa del pannello in sé all’aperto e con la luce del sole.

Considerando anche la superficie molto lucida del display, il pannello di Nintendo Switch 2 risulta nettamente più complicato da usare all’aperto, il che va così a offrire un’esperienza di gioco fortemente limitata. Anche la luminosità massima mi ha sinceramente deluso. Si parla, sulla carta, di 450/nits, un valore molto simile a quello di Switch Oled, ma tutte le rinunce effettuate sul pannello hanno inevitabilmente compromesso anche la luminosità generale, che risulta veramente bassa, specialmente con HDR abilitato e all’aperto.

La scelta del display LCD, tuttavia, può sembrare ingiustificabile, e per me lo è anche, ma ci sono diversi fattori che in qualche modo la rendono quantomeno comprensibile. Il primo, ovviamente, è il costo di sviluppo. Far quadrare tutta quella tecnologia con un pannello Oled avrebbe fatto schizzare i prezzi alle stelle con un impatto anche sul prezzo finale. Ovviamente, c’è anche l’ipotesi (scontatissima) che Nintendo voglia tenersi in canna l’upgrade con un’eventuale console mid-gen, ma chiaramente questa non è una giustificazione.

nintendo switch 2

Prestazioni sul campo: SoC, processo produttivo… DLSS

Alla fine della giostra, dopo tutte le considerazioni fatte sul display, sul design e la qualità costruttiva della macchina e tutte le altre specifiche più importanti, il giocatore medio vuole sapere una cosa, su tutte: come si gioca con Nintendo Switch 2? D’altronde, come dargli torto. Nintendo Switch ha fatto le sue fortune proprio basandosi fortemente su questo aspetto: essere una console con tanti giochi importanti, esclusive di peso, titoli unici, con uno stile talvolta nostalgico e allo stesso tempo unico, in barba a tutti i luoghi comuni e alle fredde derive di numeri e test, e a quell’ossessiva ricerca di qualcosa che va al di là del semplice piacere di videogiocare.

Da qui, il discorso si apre subito con una mancanza abbastanza piuttosto lapalissiana: la lineup di lancio. Mario Kart World è, per ora, l’unica esclusiva vera e propria della scuderia di Nintendo Switch 2, in attesa di Donkey Kong Bananza ormai alle porte, e di certo non può essere un banco di prova sufficientemente impattante per testare le potenzialità tecniche e strutturali della nuova ammiraglia di Nintendo.

Detto questo, è chiaro che il passo avanti generazionale, in termini di fluidità e qualità dell’immagine e, in generale, di tutto quello che è il lato prestazioni, è abbastanza evidente. Sin da subito. Il nuovo SoC, sviluppato apposta da NVIDIA per Nintendo Switch 2, apre le porte a nuove possibilità e permette di raggiungere prestazioni impensabili sul vecchio hardware, così come garantisce anche un coefficiente produttivo più efficiente, anche in termini di consumo effettivo.

nintendo switch 2

Anche la GPU montata dalla nuova macchina è farina del sacco di NVIDIA. Grazie all’architettura Ampere, Nintendo Switch 2 è compatibile con il Ray tracing, montando anche una minima dose di RT Core ma, soprattutto, con la tech più importante e rivoluzionaria di tutto il settore videoludico degli ultimi anni: il DLSS.

Grazie al supporto a questa tecnologia, il boost in termini di performance della macchina è veramente lampante, e lo si percepisce in modo chiaro su applicativi come i due Zelda in versione Switch 2, baciati dal dio Deep Learning Super Sampling e in grado di restituire una qualità dell’immagine, chiaramente upscalata, praticamente perfetta, senza alcun (o quasi) artificio o compromesso extra. Il DLSS, sono convinto, sarà una della delle dinamiche più importanti di Switch 2, e il processo produttivo della macchina ne è un chiaro segnale.

Il grande lavoro di restyling della macchina passa anche per le nuove memorie UFS 3.1, che rendono tutto il SO più rapido e responsivo. Questo incide sui giochi in aspetti come la velocità di caricamento e la fluidità in generale, la stessa fluidità che si trova ora anche nella navigazione della macchina in sé, soltanto un miraggio nella precedente generazione. Tutti questi aspetti si traducono in un’esperienza d’uso certamente più ricercata, più moderna, ma alcune mancanze impediscono, ancora una volta, di fare il salto definitivo. Mi viene da pensare, per dirne una, ai soli 256GB di spazio di archiviazione, a dir poco impresentabili nel 2025, che richiedono l’acquisto quasi obbligatorio di una memoria esterna, dal costo non esattamente accessibilissimo.

Autonomia, consumi, temperature e… nuovi speaker!

Prima vi ho parlato del fatto che Switch 2 sembra essere una macchina pensata con un occhio di riguardo particolare per il gaming handled, e non è un caso. Nintendo ha lavorato duramente in tal senso, cercando di ottimizzare due fattori importantissimi per la tipologia di gaming in questione: l’autonomia e la gestione del calore. Vi dico subito che, per quanto mi riguarda, la missione è stata completata soltanto in parte. Per quanto riguarda consumi e temperature raggiunte, infatti, Nintendo Switch 2 è un mezzo miracolo. Nintendo ha saputo gestire alla perfezione il processo produttivo in tal senso, portando sul mercato una macchina freschissima, molto silenziosa, anche dopo lunghe sessioni di gioco.

La macchina, infatti, raggiunge a fatica i 40-45° anche con temperature esterne elevate, e si conferma un mezzo miracolo su questo aspetto. La grande rivoluzione, però, risiede nella gestione dei consumi. Sul piano del rapporto prestazioni – consumi, infatti, Nintendo Switch 2 è un vero e proprio unicum, un prodotto impensabile soltanto qualche anno fa e che, invece, con grande sorpresa è diventato realtà grazie a Nintendo, da sempre additata come una delle compagnie meno attente a questi aspetti.

La nuova console consuma circa 10Watt con la maggior parte degli applicativi in modalità handled e raddoppia (quasi) il carico quando è connessa a un televisore. É chiaro che siamo di fronte a qualcosa di impressionante, anche e soprattutto paragonandola alle altre console, sia handled sia fisse.

 

Quello che mi ha convinto molto di meno è l’autonomia. La batteria di Nintendo Switch 2 è decisamente più grossa e potente e sembra poter gestire il carico di lavoro in maniera adeguata, ma la verità è che troppo spesso l’ho reputata non esattamente all’altezza delle aspettative. Con software tipo Zelda o Mario Kart, quelli un po’ più esigenti, diciamo, la percentuale di batteria rimanente scende rapidamente, garantendo un’autonomia generale che supera di poco i 90-100 minuti, salvo qualche rara occasione in cui sono riuscito a raggiungerete due ore di utilizzo.

Non è un valore brutto e non siamo di fronte a qualcosa capace di rovinare l’appeal della macchina, certo, ma è chiaro che si poteva fare di più, anche perché, come ho detto sopra, l’utilizzo handled è ormai una priorità e, considerate tutte le rinunce fatte sul display, non reputo la batteria sufficientemente adeguata per quello che è il suo impiego.

Infine, voglio spendere due parole sugli speaker. I nuovi altoparlanti di Nintendo Switch 2 sono veramente ben realizzati, imparagonabili ai modelli precedenti, e garantiscono un audio importante, solido, armonioso e ben realizzato. All’inizio non ci avevo fatto caso, ma così come la nuova base interna per appoggiare la console, si tratta di piccoli accorgimenti che, invece, fanno la differenza, e giocano un ruolo fondamentale nell’economia del prodotto.


L’esperienza con Nintendo Switch 2, nel bene o nel male, è estremamente familiare, in forte continuità con il recente passato dell’azienda. Questo, di certo, non è il segreto di Pulcinella, era ben chiaro sin dall’inizio che il colosso di Kyoto volesse puntare su un più potente “more of the same” e da questo punto di vista non ci sono sorprese. Nintendo Switch 2 fa esattamente quello che doveva fare: recupera l’esperienza di gioco di Switch e la migliora, in molti casi la perfeziona e la rende ancor più totale, ma sotto diversi aspetti non riesce a far segnare quello stacco netto che molti avrebbero desiderato.

Alcuni elementi della nuova console non mi hanno convinto e non hanno convinto molte persone, e non è un caso. La compagnia ha optato per alcune soluzioni poco vincenti, di cui la più evidente risulta il pannello LCD, e sembra aver puntato tanto, forse anche troppo, sul successo di Switch per portare sul mercato una macchina dal grande potenziale, ma ancora una volta forse non esattamente ciò che tutti avrebbero voluto. Sia chiaro, stiamo parlando di una delle migliori handled disponibili sul mercato, con un parco esclusive senza senso, ma numeri alla mano risulta ancora imbrigliata in quel loop generazionale indefinito in cui si trovava un po’ anche la sua antenata.

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