RE9 open-world: funzionerà o sarà un colossale errore?

Resident Evil 9 e i rumor riguardo uno stile di gioco open-world sono sempre più confermati, ed è lecito chiedersi se questa scelta sarà un successo o un fallimento.

RE9 la rivoluzione degli open-world
In primo piano Chris Redfield in RE8/RE Village

RE9 sembra essere ancora un lontano obiettivo per Capcom, che ha deciso di rinviare l’uscita del nono capitolo di Resident Evil per potersi dedicare ad altri titoli.

Ritardo a parte sembra che l’azienda giapponese voglia osare e spingersi oltre: girano ormai da tempo numerosi rumor riguardo a una possibile scelta di gameplay per Resident Evil 9 del tutto estranea al mondo del survival horror, che potrebbe scatenare la furia degli amanti della serie. Stiamo parlando della plausibile volontà di Capcom di sviluppare RE9 seguendo gli schemi di un gioco open-world. Una scelta davvero ardua che se non fatta come si deve rischia di distruggere decenni di videogiochi che hanno reso memorabile questa saga survival horror.

Nessuno si sarebbe mai immaginato di usare nella stessa frase le parole Resident Evil e open-world, se non con una negazione nel mezzo. Se ci fermiamo un attimo a riflettere sul significato di open-world e sugli svariati titoli di Resident Evil a cui abbiamo giocato, però, potremmo anche trovare dei punti in comune tra i due mondi.

RE9, la rivoluzione degli open-world

Che RE9 sarà un gioco open-world è ancora tutto da stabilire, anche se i rumor sono molto numerosi e piuttosto attendibili. Ma prima di pronunciare un categorico “NO” ed escludere a priori tale possibilità dovremmo riflettere sul nesso che può esserci tra un titolo RE e una struttura open-world. Sappiamo che i giochi open-world sono ampiamente esplorabili con mappe enormi e diverse possibilità di spostamento, elementi che poco hanno a che vedere con i titoli di Resident Evil.

Eppure se pensiamo anche al primissimo Resident Evil uscito per PlayStation 1 nel 1996 notiamo che come missione principale abbiamo quella di esplorare la villa per cercare indizi, chiavi speciali, risolvere puzzle, trovare munizioni e armi utili per proseguire nel gioco. Questa parte esplorativa è come se fosse una minuscola parte presa dal mondo dei giochi open-world dato che ci “costringe” a spulciare la villa e tutte le sue stanze anche più di una volta durante tutta la partita.

Non solo: siamo anche costretti a ritornare sui nostri passi quando invece pensavamo di star proseguendo nel gioco perché ad un certo punto troviamo una chiave che ci permette di aprire altre porte. Quindi ritorniamo nella prima zona già esplorata per completarla, e questo è un esempio di una sorta di esplorazione in stile open-world anche se ovviamente ridotta nelle dimensioni.

RE2 Remake
Leon S. Kennedy e Claire Redfield in primo piano sotto la pioggia

Esplorazione sempre presente

Andando oltre RE1 troviamo Resident Evil 2 e Resident Evil 3 (originali e remake) entrambi ambientati nella città di Raccoon City ed entrambi i titoli ci spingono non solo ad esplorare la città ma anche la stazione di polizia, le fognature, l’ospedale, la cappella e i laboratori segreti. Anche nei titoli più recenti di Capcom vediamo come le aree esplorabili siano sempre presenti e più numerose come, ad esempio, in Resident Evil 4 (sia l’originale del 2005 che il remake del 2023) abbiamo la possibilità di vistare il villaggio, il castello, l’isola e i laboratori del posto.

Ci sono diversi titoli videoludici che hanno sfruttato il sistema dell’open-world in modo più o meno vantaggioso come i giochi targati Ubisoft che riguardano la saga di Assassin’s Creed. Qui vediamo come gli sviluppatori abbiano iniziato con alcuni giochi abbastanza ampi nelle zone con un’esplorazione contenuta (i primi AC) per poi spingersi sempre di più ai confini della mappa e oltre con open-world davvero immensi (AC Valhalla) e infine ritornare alle origini (AC Mirage).

Ovviamente Capcom non dovrebbe creare nel modo più assoluto un Resident Evil con un open-world gigantesco in perfetto stile Final Fantasy perché altrimenti si andrebbe a perdere quel senso di oppressione e tensione che ogni RE deve necessariamente avere per corrispondere al suo genere che lo contraddistingue e lo ha reso famoso al mondo, ovvero il survival horror.

RE3 Remake
Jill Valentine e Carlos Oliveira in primo piano con alle spalle Nemesis

Dovrebbe essere così

Dal momento che non sempre “più grande è, meglio è”, se i rumor su RE9 come open-world diventeranno realtà si dovrebbe pensare a come gestire al meglio il nuovo sviluppo senza perdere il senso del gioco stesso. Prima di tutto l’open-world di Resident Evil 9 dovrebbe essere contenuto e non gigantesco e dispersivo. Bisognerà inoltre mantenere il senso logico di esplorazione.

Ad esempio, se Resident Evil 3 (sia l’originale del 1999 che il remake del 2020) fosse stato creato come open-world avremmo dovuto avere una mappa più o meno ampia come quella dell’originale ma con tutte le caratteristiche che un open-world possiede. Avremmo esplorato comunque le varie zone di Raccoon City, la stazione di polizia e tutte le sue stanze, il parco, l’ospedale, la cappella e i laboratori ma lo avremmo fatto step by step e aumentando il nostro livello sia di salute che di abilità.

Qualcuno potrebbe rabbrividire leggendo queste righe ma se ci pensate bene l’aumento sia della salute che delle abilità ci sono sempre stati nei RE o almeno in quelli più recenti. Infatti non mancano di certo i vari misti di erbe verdi, rosse e gialle per far aumentare la salute del nostro eroe (vedi RE4 sia originale che remake) e i numerosi potenziamenti che si possono fare alle armi per renderle più potenti e a volte anche con le munizioni infinite (vedi RE5 e RE Revelations).

Resident Evil 5
Chris Redfield e Sheva Alomar in primo piano pronti all’attacco

La verità sempre nascosta

Alla luce di quanto detto finora e dimostrato come i titoli di una delle saghe survival horror più amate di sempre targata Capcom abbiano sempre avuto una sorta di elementi prototipi di un open-world, l’idea di un possibile RE9 sviluppato in questa chiave di lettura potrebbe non essere la fine del mondo che tutti ci aspettiamo. Certamente questo nuovo capitolo della saga dovrà stare ben attento a non snaturare la trama e i personaggi iconici della serie, oltre all’atmosfera tipica dei survival horror.

L’appello rivolto a Capcom è uno solo: fate in modo di non annientare quello che siete stati in grado di fare in questi 28 anni di Resident Evil con un nuovo capitolo del tutto diverso a quelli precedenti soltanto per il mero scopo di guadagnare montagne di soldi cavalcando la moda del momento. Ricordatevi sempre che siete stati in grado di rivoluzionare il mondo del survival horror con RE1 e che una marea di altri titoli hanno preso ispirazione proprio del primo Resident Evil per quanto è stato rivoluzionario per la sua epoca. Anche adesso potete rivoluzionare il mondo di RE con un titolo open-world, ma se sbagliate farete sprofondare definitvamente la saga (riportata con tanta fatica in auge dopo quello scivolone chiamato RE6) in un oblio senza via d’uscita.

Se nell’attesa di andasse di rigiocare all’ultimo RE, Resident Evil Village, lo trovi sul PSN a questo link.

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