Remake sì, remake no? Un esempio negativo

Remake o non remake: questo è il problema. Remake è sicuramente una parola che divide il mondo dei game, tra conservatori e progressisti.

Remake
Un pad multicolore per giocare a tutto ciò che amiamo

Remake, un concetto che scatena le masse dei videogiocatori da diversi anni a questa parte e che li divide tra chi è favorevole e chi è contro. Fare un remake di un’opera videoludica significa trasportare nelle console di nuova generazione un gioco che molto probabilmente ha fatto breccia nel cuore di molti utenti nel corso del tempo.

Ci sono tre parole per definire un capitolo videoludico che è stato portato al presente da un passato più o meno lontano: remake, reboot e remaster. La prima parola indica una rielaborazione completa dell’opera, il reboot offre una nuova interpretazione del gioco, spesso dal punto di vista narrativo oltre che meccanico, e la remaster è una versione migliorata dell’opera originale che non va a modificarla in modo eccessivamente sostanziale.

Sono diversi anni ormai che gli sviluppatori hanno deciso di riconsiderare alcuni loro vecchi titoli per poterli portare alle console di ultima generazione e farli conoscere anche ai gamer più moderni. Questo approccio divide i fan perché c’è chi è legato al franchise da parecchio e teme una possibile storpiatura del titolo, e chi invece spera in un (e guarda solo al) miglioramento.

Remake – una pessima idea

Analizzando la volontà di fare i remake dei videogiochi da un punto di vista negativo, possiamo riscontrare parecchi titoli che non avevano bisogno di una rielaborazione o al centro di una revisione che non è stata fatta in modo del tutto… “corretto”. Quando ci si trova davanti a questi casi, i fan del gioco possono davvero dare di matto e criticare aspramente il remake, a ragione o meno.

Un esempio di titolo rivisitato che poteva essere fatto decisamente meglio, soprattutto da un determinato punto di vista, è Resident Evil 2 Remake (recupera qui la recensione). Questo capitolo targato Capcom è uscito il 25 gennaio 2019 e trova le sue radici nell’originale uscito nel 1998. Il primo Resident Evil, uscito per PlayStation nel 1996, è stato poi rivisitato pochi anni dopo, uscendo per GameCube nel 2002.

Dopo più di dieci anni Capcom ha proposto un remake del secondo capitolo dell’IP Resident Evil, appagando la maggior parte dei fan ma deludendone una fetta importante (soprattutto i veterani della saga).

Resident Evil 2 Remake
Leon e Claire sotto la pioggia

Resident Evil 2 Remake – più no che sì

Il secondo capitolo di una delle serie Capcom più note al mondo è stato lanciato su PlayStation 4 nel 2019, proponendo una grafica notevolmente migliore rispetto a quella poligonale della PS1, con ambientazioni molto dettagliate, nuovi luoghi da esplorare, diversi documenti da leggere e una revisione anche del character design dei personaggi. È prima di tutto la trama di RE2R ad avere però diverse incrinature rispetto all’originale, ma facciamo un piccolo passo indietro.

Partiamo dal gameplay e dalla sua evoluzione: telecamera in terza persona collocata “sulla spalla” del personaggio con cui stiamo giocando, comandi molto più facili e reattivi rispetto a quelli dell’originale e situazioni di pericolo da vero survival horror, ambientazioni esplorabili e molto ampie, con una Stazione della Polizia di Raccoon City curata nel minimo dettaglio con le porte iconiche.

Vediamo un attimo i “Sì” e i “No”

Sappiamo bene che la Stazione di Polizia di Raccoon City è caratterizzata da molte porte con serrature diverse tra loro differenziate come i semi delle carte da gioco (cuori, quadri, picche e fiori), caratteristica peculiare presente anche nella Villa Spencer che visitiamo in RE1 ma con la differenza che qui abbiamo le chiavi elmo, armatura, scudo e spada.

Oltre alle ambientazioni tipiche e al gameplay perfetto per un titolo survival horror abbiamo anche delle novità più o meno gradevoli: un esempio è un’aggiunta “coerente” alla trama principale della saga nella quale abbiamo la possibilità di visitare l’orfanotrofio della città assieme a Claire Redfield, luogo già legato a un altro personaggio presente nel gioco e molto importante, Sherry Birkin.

Purtroppo, nonostante gli aspetti positivi del titolo, ci sono anche diversi difetti e disattenzioni legati alla trama principale di Resident Evil e ai personaggi iconici della serie. Partendo appunto dalla trama, sappiamo che gli agenti dell’RPD erano stati informati sull’accaduto della Villa Spencer e del Virus-T presente nei dintorni, ma pare che gli sviluppatori del remake se ne siano dimenticati.

Resident Evil 1 Remake
Albert Wesker, Jill Valentine e Barry Burton nell’atrio della Villa Spencer

Conoscenze non trasposte nel remake

In RE2R Leon Scott Kennedy e Claire incontrano (in diversi momenti, dato che si muovono in solitaria) un poliziotto dell’RPD, Marvin Branagh. Quest’ultimo, nell’originale, sapeva bene cosa avevano affrontato i ragazzi della S.T.A.R.S. alla Villa Spencer ma lui e i suoi colleghi non avevano creduto alle loro dichiarazioni. Infatti, nel capitolo originale Marvin si pente per non averci creduto.

Tutt’altra la storia raccontata nel remake, dove scopriamo che Marvin non sapeva nulla di quello che era successo pochi mesi fa ed è per questo che lui e i suoi colleghi si sono trovati impreparati. È un’enorme falla nella trama, ma c’è un altro errore poco perdonabile: la storia di Ada Wong, l’iconica spia in rosso della serie Resident Evil.

Nel capitolo originale, Ada incontra Leon e, quando le chiede cosa ci fa una ragazza civile in una città invasa dagli zombie, lei gli risponde che è lì in cerca del suo fidanzato John. Ovviamente si tratta di una bugia dato che Ada è una spia ed è stata mandata da Albert Wesker per recuperare un campione di Virus-G.

Ada Wong Resident Evil 2 Remake
Ada Wong agli ordini di Albert Wesker

Ada Wong – l’errore più grosso

Il fatto che nel titolo originale Ada citi John è un collegamento al primo capitolo, dove possiamo leggere una mail che riguardava un certo John e una password che coincideva con il nome della sua fidanzata, Ada, appunto. Nel remake, invece, non c’è niente di tutto questo: Ada afferma di essere dell’FBI e di trovarsi in città per indagare.

Ada Wong lavora comunque per Albert ma l’aver “rimosso” la sua maschera da semplice civile in cerca del fidanzato John non rispecchia la trama del gioco originale, con un collegamento a RE1 rimosso inutilmente. Sono anche questi i dettagli che i veterani della serie sperano di trovare nei remake.

Parlando sempre di personaggi iconici della serie, essi non solo sono stati cambiati nell’aspetto fisico (ad esempio Ada Wong è orientale, mentre nell’originale è tra il caucasico e l’asiatico) ma anche il loro lato caratteriale è stato profondamente cambiato: Claire è una ragazza del college come tante, ma particolarmente capace grazie all’addestramento militare base offertole dal fratello Chris Redfield.

Claire Redfield Resident Evil 2 Remake
Claire Redfield in primo piano

Claire Redfield – un buco nell’acqua

Purtroppo, però, nel remake del secondo Resident Evil, Claire appare come una ragazzina viziata, maleducata, menefreghista e volgare. Ogni volta che spara un colpo è subito pronta a dire parolacce e insulti contro gli zombie e il suo carattere spocchioso e saputello nei confronti di Leon non è per nulla affine a quello della Claire originale.

La Redfield è una ragazza premurosa che si trova lì unicamente per cercare suo fratello Chris, che non sente da troppo tempo, ma nel remake pare che l’interesse per lui sia quasi zero e, quando incontra Sherry, una bambina dal passato difficile, la prende sì sotto la sua custodia ma lo fa in modo più freddo rispetto all’originale.

Quello che proprio è insopportabile di Claire durante tutto il gameplay è il fatto che lei imprechi ogni secondo usando offese e parole volgari contro degli zombie che, comunque, un tempo erano dei cittadini più o meno rispettabili. Hanno ricreato Claire in modo scorretto senza curarsi della sua vera personalità (studiabile sia in RE2O che nel Code Veronica).

Resident Evil 2 – vale la pena?

Dopo aver esplicato a dovere i difetti e i pregi presenti nel remake del secondo capitolo dell saga Capcom è il momento di decidere se giocarlo o meno. Se si è fan della serie e si vuole completare la propria collezione va giocato e platinato (possibilmente) andando ad esplorare tutte le zone realizzate comunque in maniera dettagliata e curata.

Se siete veterani dei vari RE è anche “divertente” giocare ai remake perchè avete la possibilità di scovare tutte le citazioni e i rimandi all’originale e notare cosa è stato fatto in modo corretto e coerente e cosa invece è stato cannato malamente. Per i personaggi poco fedeli agli originali si può solo ingogliare il rospo e andare avanti.

Siete nuovi gamer e volete approcciare al mondo di Resident Evil giocando solo i remake perchè non avete le console vecchie o preferite il gameplay di quelli moderni? Scegliere i remake è un ottimo modo ma dovete almeno informarvi teoricamente riguardo alla storia originale perchè a volte capitano delle falle nella trama (come quelle sopracitate) che sono imperdonabili.

Ti è piaciuto quello che hai letto? Vuoi mettere le mani su giochi in anteprima, partecipare a eventi esclusivi e scrivere su quello che ti appassiona? Unisciti al nostro staff! Clicca qui per venire a far parte della nostra squadra!

Potrebbe interessarti anche