The Indiependent – Yume Nikki

Chi seguiva settimanalmente “2 minuti di gameplay” si chiederà che fine ha fatto codesta rubrica: beh, la state leggendo ora. Perché The Indiependent? Perché parliamo di indie, perché vi mostriamo indie, perché siamo indie. Che cosa cambia? Nella sostanza: nulla. Implicitamente, questa rubrica ha sempre trattato di giochi indie, e continuerà a farlo nella stessa modalità. Nella pratica: abbiamo un nome più appropriato, siamo in due (l’alienato stoupwhiff e l’incontentabile Avalanche me, ndr), e siamo più hipster di prima. A voi The Indiependent.

Questa settimana vi parlo di Yume Nikki. Attenendosi a una descrizione wikipediana, Yume Nikki è un gioco gratuito sviluppato con RPGMaker 2003 da un certo giapponese conosciuto con il nome di Kikiyama. È uscito ormai nel 2007, ma non ha perso il suo alone di mistero: in Yume Nikki impersoniamo Madotsuki, una ragazzina di cui non sappiamo nulla, e lo scopo, come viene spiegato con una semplice schermata all’avvio del gioco, è semplicemente dormire, esplorare i sogni, risvegliarsi e ripetere questo ciclo. Tutto qua. Non è dato conoscere nient’altro.

Il gioco inizia nella stanza di Madotsuki, che rappresenta, insieme al terrazzo, l’unica parte di mondo reale esplorabile. Oltre al letto, che rappresenta l’ingresso nel mondo dei sogni, gli unici altri elementi interattivi sono la scrivania dove  salvare la partita scrivendo sul “diario dei sogni” (che è esattamente ciò che significa il nome del gioco), e una console con un bizzarro gioco dove bisogna mangiare al volo quelle che parrebbero melanzane cadenti. Tentare di aprire la porta della stanza non porta a nessun risultato – almeno nel mondo reale. Una volta entrati nel mondo dei sogni, quella porta diventa la via per accedere in una stanza buia popolata di altre porte dalle forme e colori diversi, ognuna delle quale conduce ad un altro mondo. A loro volta, ognuno di questi mondi ha le sue caratteristiche uniche, con scenari fatti di sfondi mobili, strutture senza senso, creature particolari e così via. Ciò che vedrete varia dal buffo all’inquietante, con una prevalenza di questa seconda sensazione grazie soprattutto all’accompagnamento sonoro. Ma indipendentemente da cosa vi troverete davanti, una cosa è certa: sembrerà tutto estremamente senza senso, e l’unico modo per capire qualcosa sarà esplorare. Che cosa troverete in giro, e il perché di tutto questo, è qualcosa che dovrete capire da soli.

Ci sono giochi che non sono giochi, ma che si avvicinano di più a esperienze interattive dal forte aspetto introspettivo, in cui il “gameplay”, per così dire, è dato dalle emozioni che ciò di cui siamo protagonisti crea in noi, e Yume Nikki è uno di questi. Se siete interessati all’esperienza, scaricate il gioco (qui) e munitevi pazienza ed alcol – soprattutto alcol. Credetemi, ne avrete bisogno.

 

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