Videogioco e sociologia – Introduzione

Con questa serie di editoriali andremo a scoprire tutte le componenti sociali presenti all'interno del videogioco, passando ad analizzare il concetto di etica e morale, per analizzare come il videogioco possa influenzare il nostro inconscio, andando inoltre a risvegliare il nostro sé bios.

Con l’avvento dell’informatica e il sempre più crescente progredire delle nuove tecnologie, si stanno sviluppando nuove forme di intrattenimento. La prima di tutti e forse anche quella più sottovalutata dalla maggior parte della gente è il videogioco. I primi accenni di videogames si ebbero attorno al 1961, anno in cui vide la luce “SpaceWar!”. Nel corso degli anni questo medium ha subito un notevole mutamento, passando da semplice svago fine a sé stesso, ad una forma di intrattenimento molto più complessa di quello che si crede, con dei risvolti sia in ambito sociale che psicologico. Con la declassificazione di internet da uso esclusivo militare ad uso pubblico, questo medium subì un’altra importante metamorfosi fino a far approdare i videogames in rete, abbattendo così qualsiasi tipo di distanza.

Il videogioco divenne ben presto uno dei medium più diffusi e controversi presenti all’interno della nostra società. L’intento di questo testo è quello di analizzare gli aspetti sociali che questo medium porta dentro di sé, oltre a vedere come la società odierna stia cercando di manipolarlo per innestare nuovi processi di socializzazione.

Videogiochi

Prima di iniziare questo viaggio è però bene spiegare cosa è il videogioco e come si è evoluto in questi anni. Al giorno d’oggi dare una risposta a questo quesito è pressoché impossibile perché esistono varie forme e tipologie di videogioco, che spesso si fondono insieme creando dei veri e propri ibridi. Al tempo stesso è altrettanto riduttivo classificare il videogioco come semplice forma di intrattenimento, questo perché molti titoli vengono utilizzati per favorire i processi di apprendimento, o vengono utilizzati ai fini di informazione o addirittura vengono progettati con l’obbiettivo di favorire lo sviluppo di determinate abilità all’interno del videogiocatore.

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Basti pensare ad Assassin’s Creed Origins e alla modalità “Discovery” che viene utilizzata nelle scuole degli Stati Uniti durante le lezioni di storia per esplorare l’antico Egitto, o al suo predecessore Assassin’s Creed Unity che viene utilizzato tuttora dagli architetti ed ingegnerei per il restauro della cattedrale di Notre-Dame di Parigi. Un altro esempio è il simulatore di guerra Arma III che viene utilizzato dagli eserciti per effettuare delle simulazioni di battaglia durante l’addestramento.

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Con il tempo è cambiata anche la modalità di fruizione del medium: se all’inizio era relegata al solo PC o ai cabinati presenti nelle sale giochi, al giorno d’oggi è presente praticamente ovunque, dai PC, alle Console, allo smartphone che abbiamo perennemente in mano come se fosse una nostra protuberanza, per arrivare in fine anche nelle auto e nei frigoriferi moderni. Questo medium risulta essere accessibile e fruibile da chiunque, il tutto senza fare distinzioni fra sesso, etnie, religioni. Le uniche restrizioni presenti all’interno del videogioco sono dettate dai suoi contenuti: se un videogioco presenta un linguaggio forte, dei contenuti violenti o delle scene di nudo, sarà destinato ad un pubblico di una determinata fascia di età. Per favorire la categorizzazione dei contenuti è stato istituito il PEGI (Pan European Game Information), che tramite un badge posto nella copertina del titolo, ci indicherà per quale pubblico è rivolto suddetto titolo.

Nonostante siamo orami nel 2020, molte persone considerano il videogioco come qualcosa di demoniaco, che ruba tempo prezioso, che ci isola dal resto del mondo, che ci rende pigri e sedentari. Questa concezione forse poteva essere vera con i videogiochi di fine anni 80 e inizio anni 90, mentre per i titoli di adesso non è affatto così. Mentre video giochiamo vengono coinvolti e stimolati moltissimi aspetti della nostra personalità, della psiche e dell’intelligenza. Il videogioco risulta essere inoltre un potente strumento per entrare a contatto con il nostro inconscio, ovvero quella parte della nostra memoria non intaccata dai processi di socializzazione. Mentre una persona gioca vengono stimolati anche i nostri sentimenti, portandoci a provare empatia, odio e compassione verso dei personaggi immaginari, tristezza, rabbia, frustrazione, felicità e senso di benessere.

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I videogiochi non sono quindi delle tecnologie neutrali, ma rappresentano un vero proprio ambiente delimitato da dei confini invisibili, permeato da azioni e processi che stimolano una trasformazione psicologica attua a farci comprendere il nostro sé bios.

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