inFAMOUS: Second Son – Recensione

Mantenere alto il livello di una produzione che si è dimostrata di qualità fin dalle prime apparizioni non è impresa semplice; se a questo ci aggiungiamo poi il salto generazionale su un nuova console, con tutte le difficoltà che ne consegue ciò in sede di sviluppo, a priori il passo potrebbe risultare più lungo della gamba; tutto ciò, ovviamente, se non fosse che in cabina di regia abbiamo in questo caso un gruppo di talentuosi sviluppatori che hanno dimostrato di saperci fare già con due diverse generazioni di console: i Sucker Punch, dopo aver infatti allietato pomeriggi e serate di giocatori di tutto il mondo con i loro Sly ed inFAMOUS, tornano ancora una volta a far parlare di se, e lo fanno questa volta con il primo titolo sviluppato per la console di nuova generazione di casa Sony, PS4: inFAMOUS: Second Son!

Poco fumo, tanto arrosto!

I dettagli della trama non sono certo ignoti a chi ha seguito gli sviluppi del titolo fin dagli albori ma, per dovere di cronaca, vi daremo una bella rinfrescata: smessi gli elettrizzanti (ed elettrizzati) panni di Cole MacGrath, protagonista dei primi due capitoli della saga, troveremo questa volta al centro delle vicissitudini quello che, di primo acchitto, appare a tutti gli effetti un teppistello di strada; Delsin Rowe, questo è il suo nome, è il tipico ragazzaccio pronto a ficcarsi nei guai, e lo si capisce fin dall’avvio di questo Second Son, dove lo troviamo intento a “creare arte” su un cartellone a suon di bombolette spray; è un mondo difficile quello in cui è ambientato il nuovo titolo, che prende il via sette anni dopo gli eventi di New Marais (quelli con finale karmico positivo, ndr): la minaccia dei Conduit (o bioterroristi, come i media amano definirli, ndr) è più che mai all’ordine del giorno, e per fronteggiarla viene istituito ilDUP, Department of Unified Protection, agenzia filogovernativa fondata al fine di evitare il ripetersi di tragedie come quelle di Empire City e New Marais. È proprio l’incontro (o meglio, lo scontro) con un convoglio di evasi, scappati dalle grinfie del DUP, sconvolgerà in via definitiva la vita del protagonista: basta infatti il tocco con uno dei Conduit sfuggiti a dotare Delsin dei poteri dello stesso – nella fattispecie, della capacità di controllare poteri a base di… fumo – ed a sancirne la trasformazione in Conduit. Il dipanarsi degli eventi mostrerà come, però, Delsin non sarà un “normale” “mutante”, bensì una sorta di “contenitore di poteri”, vista la sua capacità di assorbire i poteri di altri bioterroristi incrociati sul suo cammino.

“Da grandi poteri derivano grandi responsabilità” (devo davvero scrivervi da dove è tratta la citazione? Ndr), ma le grandi responsabilità, in questo Second Son, sono accorpate a grandi pericoli: il DUP, dall’alto della carta bianca ricevuta dal governo per tenere a bada i Conduit, non si fa certo scrupoli a torturare civili innocenti pur di conseguire il proprio scopo, ed è a seguito di uno di questi soprusi, perpetrati dall’unità sulle tracce dei Conduit evasi sui concittadini di Delsin e di suo fratello Reggie (sceriffo della zona e co-protagonista non giocante) che partono le vere e proprie vicissitudini del nuovoinFAMOUS, in una escalation di “violenza a fin di bene”, una vendetta a tutti gli effetti per riportare all’ordine lo status quo.


Seattle non è solo SuperBowl

Dopo due capitoli ambientati in città fittizie che strizzavano l’occhio molto decisamente a due metropoli americane (New York e New Orleans), gli sviluppatori hanno deciso che era giunto il momento di “portare nel mondo reale” il proprio pargolo, ed hanno scelto, per l’occasione, Seattle: la “città smeraldo” sarà un vero e propri cantiere in corso d’opera, con posti di blocco del DUP, sparsi in ogni dove, che soltanto la buona volontà (e la potenza esplosiva) del nostro protagonista potrà rimuovere, ridonando al paesaggio l’antico splendore.

Vari saranno i quartieri presenti, tutti caratterizzati da una percentuale di occupazione del DUP, e soltanto la discesa di quell’indicatore sotto una determinata soglia potrà dare il via all’eliminazione totale da quel preciso quadrante: ogni isolato della Seattle digitale consterà di circa cento metri quadrati, esattamente come nella controparte reale della cittadina dello stato di Washington, e liberarle tutte da telecamere, posti di blocco, droni et similia non risulterà un giochino tanto semplice da portare a termine, con un’impennata della longevità, sotto questo punto di vista, che non potrà che far piacere ai giocatori.


L’importanza di fare la scelta giusta

Uno dei fattori caratterizzanti di maggior rilievo della serie inFAMOUS è senza ombra di dubbio la presenza di bivi all’interno della trama, situazioni particolari in cui scegliere se comportarsi da eroe, salvando vite o risparmiando nemici che hanno alzato bandiera bianca, o da antieroe, facendo l’esatto opposto di quanto descritto in precedenza: ebbene la premiata formula “karmica” torna in tutto e per tutto anche in questo inFAMOUS: Second Son, con tante scelte da compiere nel corso dell’avventura, e con il dipanarsi degli eventi che seguirà inesorabilmente l’inerzia delle conseguenze che ogni determinata decisione porterà con se.

Il karma influirà ovviamente anche sullo sviluppo delle abilità di Delsin: oltre alle canoniche skill di base, potenziabili a priori – tramite l’utilizzo di un preciso quantitativo di frammenti dell’esplosione – sia se si è scelta la via del bene che quella del male, ce ne saranno alcune che richiederanno un determinato livello di karma, sia esso positivo che negativo; le mezze misure non serviranno a nulla, dunque, dal momento che i poteri più devastanti si potranno ottenere solo a livelli karmici elevati, quindi, una volta intrapreso un determinato “cammino morale”, sarà utile non deviare da quella via nemmeno per un attimo, onde evitare di non riuscire a sviluppare il pieno potenziale del proprio alter ego digitale.


Fumo negli occhi oppure occhi fumanti?

Uno dei reparti di sicuro maggiormente esposti sotto la lente d’osservazione era sicuramente quello grafico: se dal punto di vista del gameplay, di cui parleremo più avanti, il titolo si mostra in linea con i propri predecessori, è la riproduzione dei modelli poligonali quella che mostra l’effettivo step up della potenza computazionale di PS4 rispetto a PS3; la mimica facciale è di elevatissimo livello, merito soprattutto di un lavoro in sede di produzione, tramite il motion capture, che ha visto l’attore impegnato a prestare il volto a Delsin Rowe, Troy Baker, indossare la bellezza di 168 marker soltanto sul volto. Numeri che fanno capire la reale portata del lavoro dietro inFAMOUS: Second Son, come possono farlo le 11mila particelle che compongono Delsin quando si trasforma in fumo per gli spostamenti veloci, o le 30mila particelle che andranno a comporre la pioggia, con ogni goccia considerata particella a se stante, oppure ancora i 60mila triangoli che compongono il volto del protagonista: un lavoro maniacale che trova nell’elevatissima qualità e pulizia grafica la propria ricompensa.

Nota di merito va poi all’illuminazione dinamica presente nel titolo: non avremo in questo caso però il ciclo notte/giorno, con l’alternanza delle varie situazioni che seguiranno un preciso copione dettato da esigenze di gameplay, e che saranno quindi completamente scriptate: non sarà certo un dramma, dal momento che ogni situazione consentirà di visionare le particolarità della città sotto diverse prospettive, con ambientazioni che non risulteranno mai monotone anche se visitate e rivisitate.


Non è tutta grafica ciò che luccica

A fare da contraltare ad un comparto grafico di assoluto rispetto troviamo una produzione complessiva, sotto il profilo tecnico, che non da adito a critiche: un plauso anche a quello che è il comparto sonoro, con un doppiaggio di egregia fattura, che sprizza personalità sotto ogni punto di vista, e con l’utilizzo di musiche rockeggianti, che fanno capolino ogni qualvolta ci sia uno scontro all’orizzonte e che ben si sposano con il ritmo sostenuto dell’azione.

Tanti e variegati saranno i poi poteri da padroneggiare nel corso dell’avventura, e tutti concorreranno a donare agli utenti un’esperienza di gioco che non diventi mai noiosa e frustrante causa ripetitività: il fumo sarà soltanto il primo dei vari poteri che entreranno a far parte del “corredo” di Delsin, ed ognuno consentirà al protagonista di aver ragione di determinati momenti della trama, che andrà a snodarsi per un bel po’ di ore, alle quali si dovranno, per forza di cose, sommare quelle necessarie per liberare l’intera Seattle dal giogo del DUP, senza contare quelle necessarie per rigiocare l’intero titolo affrontando scelte karmiche differenti: in poche parole, tante, tantissime ore di sano divertimento!

Insomma, questa prima uscita su PS4 dei Sucker Punch non può che considerarsi decisamente profittevole, con un titolo che, grazie ad un grandissimo impegno e ad una cura certosina, rappresenta un must per chiunque abbia acquistato la console di casa Sony al lancio, e dopo alcuni mesi di magra, che altro non hanno fatto che aumentare l’appetito ludico dei videogiocatori, ci si potrà ora saziare con un tripla A di tutto rispetto: Bon apetit!

Riuscire a giocare un titolo tanto vasto e complesso quando un inFAMOUS in tempi record non è impresa semplice, ma per riuscire a garantirvi una recensione in tempi record l’ho fatto: quello che mi sono trovato davanti è il titolo che mi aspettavo, graficamente eccelso, gameplay che continua la (buona) tradizione della serie, e doppiaggio che, per come la vedo io, ha fatto un deciso passo in avanti, divenendo quasi pari ad una produzione cinematografica. Ottimo lavoro, Sucker Punch!
9

Pro

  • - Graficamente mostruoso
  • - Doppiaggio eccelso
  • - Buono o cattivo? Da provare entrambi!

Contro

  • - Qualche attacco in più non avrebbe fatto male
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