Daredevil Born Again Recensione
Tra politica e lotta al crimine, il ritorno della parte Urban nel MCU

Lo scorso 16 aprile è uscita la nona e ultima puntata di Daredevil Born Again, serie che ha finalmente reintrodotto gli eroi urban nel Marvel Cinematic Universe, serie di cui avevamo già parlato qui su Gamesource, recensendo le prime due puntate.
La serie si svolge diverso tempo dopo gli eventi delle serie Netflix, anche se va in continuità con le prime tre stagioni; Matt Murdock, dopo aver subito un grave lutto, decide di appendere costume e bastone da eroe per concentrarsi sul suo lavoro d’avvocato finché il ritorno di Wilson Fisk, e l’arrivo del serial killer Muse, un killer che usa il sangue delle sue vittime per fare dei murales, non lo costringono a ritornare in azione per fermare queste nuove minacce.
La serie vede l’introduzione di nuovi vigilanti, come White Tiger e Spadaccino (visto già nella serie Hawkeye), e il ritorno di vecchi personaggi come Foggy Nelson, Karen Page e il nostro vecchio e caro Punisher.
Questa volta Matt Murdock dovrà cercare di fermare, in modo legale e non, l’ascesa al potere come sindaco di New York da parte di Wilson Fisk e della sua task force anti-vigilanti, mettendo sul piatto il tema del abuso di potere da parte dell’autorità e la corruzione intrinseca della politica.
Il ritorno ad Hell’s Kitchen, New York City
La serie in sé per sé non ha deluso le aspettative, la regia e la fotografia risultano ben fatte e aiutano a in immedesimarsi nelle ambientazioni underground della serie, con i toni dark che rafforzano la narrazione e diverse scelte stilistiche che aiutano lo sviluppo generale della trama.
Una di queste scelte è quella del BB report che, pretendo spunto dalla serie comic “MARVELS”, racconta le vicende dei vigilanti e dei villain dal punto di vista dei semplici cittadini, aiutandoci a capire come vengono percepiti i vari eventi che si susseguono nella serie.
Una delle cose che personalmente ho più apprezzato è stato il fatto che, a differenza di altre serie, Matt Murdock e il resto del cast non è stato snaturato con battutine comiche inutili come è accaduto con altre serie e film dell’MCU.

La caratterizzazione dei personaggi rimane più aderente possibile con la loro versione cartacea e l’utilizzo delle varie abilità è stata resa più che bene a schermo, con scene che le danno nota e che fanno capire come le “capacità” di ognuno influenzino e vengano utilizzate.
Nel corso della serie vedremo come Matt utilizza i suoi poteri anche d’avvocato e non solo come Daredevil, e come essi siano essenziali per lui e come li utilizzi per cercare di arrivare al suo obbiettivo; un ottimo esempio di questo è l’incontro con Wilson Fisk alla caffetteria e la scena del ballo nell’ultima puntata, con Fisk che gli parla a distanza.
Ovviamente non mancherà tutta la parte più legal, fatta del cercare indizi e prove per i vari casi e i processi che hanno caratterizzato la serie Netflix, e che anche qui risultano essenziali per il prosieguo della storia e lo sviluppo dei personaggi a schermo.
Daredevil, Muse e i vigilanti: L’eterna lotta tra bene e male
Essenziale, soprattutto nella seconda parte della serie, il ritorno di Matt come Daredevil, le scene di lotta risultano ben fatte anche se in alcuni casi non riescono a raggiungere i livelli qualitativi della serie Netflix.
Ottimo anche l’utilizzo di Muse, personaggio che nella serie non ha dei veri e propri poteri (nei comics era in grado di rendersi impercettibile ai 5 sensi), ma gli autori riescono a trasmettere allo spettatore il senso di inquietudine e di disagio che lo rendono un personaggio cosi inquietante e perverso verso le sue vittime.

Nella serie vediamo anche il ritorno di Punisher e vedremo come la dualità tra lui e Daredevil sia essenziale per entrambi personaggi, che proseguono lo stesso fine, ma con metodi totalmente e diametralmente opposti e come nessuno dei due possa fare a meno del altro; Matt è il freno di Frank, che lo tiene sulla “Retta via” e che quando può cercherà di fermare, viceversa Frank renderà Daredevil un personaggio più oscuro e con la mano più pesante verso i criminali.
Sindaco Kingpin: Il villain vestito come un angelo
Una cosa che sicuramente non è cambiata, ma anzi è anche migliorata, è l’interpretazione di Vincent D’Onofrio di Wilson Fisk; nel corso della serie vedremo intanto che fine ha fatto dopo la fine della serie di Echo, ma anche cosa è successo a sua moglie Vanessa e al resto dei criminali di New York.
Vedremo come è cambiato Kingpin in questi anni e com’è senza la maschera da “padrino di New York”. La serie riesce a umanizzarlo ma anche a renderlo un “Diavolo”, quando getta la maschera da sindaco perbenista, dietro la quale – come i nostri politici nella realtà – usa la parola “diritti” per farsi propaganda mentre cerca soltanto di arricchirsi e di aumentare il suo potere, utilizzando metodi sia legali che non e sfruttando la violenza intrinseca della polizia per intimidire e togliere di mezzo tutte le minacce nei suoi confronti.

Daredevil Born Again – Considerazioni finali
La serie risulta ottima sotto molti punti di vista e se avete apprezzato le serie Netflix non potete non vedere questa serie; essa risulta avvincente e sa “prendere” lo spettatore, da quello più casual a quello più appassionato al fumetto. Non è come le altre serie dell’MCU riempite di battutine comiche inutili, la violenza è più che presente e in alcuni casi siamo tranquillamente ai limiti dello splatter (chi ha visto la nona puntata sa). I personaggi vengono sviscerati e la serie riesce a farti capire come ragionano e come pensano, insomma, alla fine della fiera la serie è riuscita a rispettare e a superare le mie aspettative.
Ottima serie, merita di essere vista
Pro
- regia e fotografia ottima
- caratterizzazione dei personaggi
- combattimenti e violenza a schermo ben fatta
- narrazione generale ben fatta
- pochissima CGI
Contro
- stunt dei combattimenti non a livello della serie netflix
- tempo limitato di Muse sullo schermo
- Finale troppo aperto