Floppy Disk – Akira compie 35 anni

Durante l'ultima puntata del retropodcast Floppy Disk abbiamo parlato di Akira e del 35° anniversario dalla sua uscita nelle sale giapponesi.

Era il 16 Luglio 1988 e nelle sale giapponesi veniva proiettato per la prima volta Akira, capolavoro di animazione tratto dall’omonimo manga di Katsuhiro Ōtomo che mise in stand-by il lavoro sulla versione cartacea per dedicarsi esclusivamente alla controparte animata.

Così come avveniva nel manga, con l’incipit ambientato nel 1982, anno in cui iniziò la pubblicazione, il film Akira ci porta nel 1988 a Tokyo: una devastante bomba sperimentale distrugge buona parte della città sul concludersi della Terza Guerra Mondiale.

Dalle ceneri di Tokyo nasce Neo Tokyo e si passa al 2019: sono passati 31 anni e, in maniera quasi profetica, Neo Tokyo attende il 2020 per ospitare i Giochi Olimpici (nella realtà, come ben sappiamo, a causa della pandemia, le Olimpiadi giapponesi del 2020 si tennero nel 2021).

Così comincia Akira di Katsuhiro Ōtomo, il film che ha rivoluzionato l’animazione giapponese e non solo, un capolavoro che è diventato, a tutti gli effetti, un fenomeno di costume globale e punto di riferimento per la fantascienza cyberpunk in tutte le sue declinazioni.

31 anni dopo, dicevamo, la città è stata ricostruita dalle macerie ma la sua popolazione attraversa un disarmante declino morale e sociale. Bande di giovani motociclisti che combattono tra loro per contendersi il territorio, fanatici religiosi che inneggiano la venuta del misterioso “Akira” e frange di resistenza che lottano contro l’inettitudine del governo e la repressione militare.

Akira e i suoi protagonisti

Qui facciamo la conoscenza di Kaneda, giovane leader di una delle bande di ragazzi, e dei suoi compagni Kaisuke, Yamagata e Tetsuo, il più giovane del gruppo e legato a Kaneda dai tempi dell’orfanotrofio. Tetsuo prova un sentimento misto di adorazione e gelosia verso Kaneda, sia per il suo ruolo di leader che per la sua bellissima e tecnologica motocicletta rossa.

L’azione è una componente fondamentale del film di Ōtomo e lo capiamo fin da subito quando Kaneda e i suoi partono in missione per scontrarsi con la banda rivale di Joker e dei suoi Clown. Contemporaneamente scopriamo che un membro della resistenza è braccato dai militari e sta fuggendo insieme a uno strano bambino il cui volto è solcato da profonde rughe, tipiche di un’età avanzata.

Floppy Disk - Akira compie 35 anni - Ryu e Kei osservano Takashi scomparire

L’uomo muore, ma il bambino, sprigionando un devastante potere psichico, riesce a fuggire. Il suo destino si incrocia ben presto con quello di Tetsuo. Nel bel mezzo di un inseguimento in moto, quando la battaglia contro i Clown volge a favore di Kaneda e dei suoi, il bambino compare in mezzo alla strada provocando un rovinoso incidente che coinvolge appunto Tetsuo.

A questo punto l’esercito, giunto in massa in questa zona interdetta di Neo Tokyo, blocca Kaneda e gli altri, arrestandoli e consegnandoli alla polizia, mentre Tetsuo, ferito gravemente, viene preso sotto la custodia dell’esercito e portato in un ospedale militare.

Il progetto Akira

L’ospedale altro non è che la struttura in cui si effettuano esperimenti sui bambini all’interno del progetto militare Akira, volto allo sviluppo di poteri psichici. Lo scienziato a capo della struttura è il Dottor Ōnishi, supervisionato dal colonnello Shikishima. Non siamo a Hawkings ma, per rendere l’idea, la situazione è molto simile a quella che vede come protagonista Undici in Stranger Things.

Ben presto Ōnishi si rende conto delle potenzialità della mente di Tetsuo e, oltre a curarlo, innesca in lui un potere che ben presto diventerà indomabile. Nel mentre Kaneda, bloccato in commissariato con i suoi compagni, nota e si invaghisce di Kei (Kay in originale), membro della resistenza e personaggio che diventerà fondamentale più avanti.

La banda viene rilasciata insieme a Kei, e Kaneda cerca in tutti i modi di trovare Tetsuo, inizialmente per istinto di protezione ma, infine, con il proposito di fermarlo e porre fine alla distruzione che ha innescato e, soprattutto, al progetto Akira.

Le tematiche e la realizzazione di Akira

Senza andare a raccontare tutti gli eventi di Akira, il capolavoro di Katsuhiro Ōtomo presenta tematiche profonde e attuali, superato il fatidico 2019. A una prima lettura è subito evidente il rimando alla terribile devastazione causata dalle esplosioni dei due ordigni nucleari su Hiroshima e Nagasaki, avvenuta sul finire della Seconda Guerra Mondiale, il 6 e 9 Agosto 1945.

Ōtomo, con Akira, ha certamente voluto portare quello sconvolgimento storico e sociale all’interno di uno scenario futuristico e all’interno della capitale del Giappone, Tokyo, mostrando cosa può succedere quando si cerca di controllare un potere troppo grande per la piccola umanità.

Il concetto di futuro, qui visto senza dubbio in chiave cyberpunk e non ottimistico, è stato reso in maniera impeccabile in Akira grazie all’innegabile maestria nell’utilizzo della tecnologia disponibile sul finire degli anni Ottanta e nella tecnica di animazione che ha reso fluide le immagini adattandosi alla quasi costante azione.

Floppy Disk - Akira compie 35 anni - Tetsuo perde il controllo

La nascita dell’Akira Committee e le collaborazioni

Ma Akira a 35 anni di distanza non sarebbe quello che conosciamo oggi senza l’istituzione dell’Akira Committee, grazie al quale venne ottenuto un finanziamento senza eguali per l’epoca: 1 miliardo di Yen (circa 6 milioni di Euro al cambio attuale), raccolti da varie società finanziatrici quali Kodansha, Bandai, LaserDisc, Tokyo Movie Shinsha ecc.

La grande attenzione nei confronti di Akira fu dovuta principalmente al successo dell’omonimo manga in Occidente e in Giappone, serializzato a partire dal 1982 sulle pagine di Young Magazine fino alla sua conclusione nel 1990, e dal fatto che alla regia e alla sceneggiatura ci sarebbe stato lo stesso autore, appunto Katsuhiro Ōtomo.

A tal proposito, ci fu una mobilitazione corale dell’intera industria dell’animazione giapponese con collaborazioni quasi spontanee da vari studi di animazione. Ne è un esempio ciò che accadde nello Studio Ghibli quando, dopo aver terminato i lavori su Il mio vicino Totoro (uscito nell’Aprile del 1988), alcuni animatori si offrirono di dare il loro contributo ad Akira nelle fasi finali di produzione.

Ōtomo realizzò un’infinità di storyboard che furono sfruttati anche dai doppiatori giapponesi. Infatti per Akira venne utilizzata una tecnica di doppiaggio innovativa per l’epoca, registrando prima le voci degli attori e realizzando successivamente le animazioni dei personaggi per adattare e sincronizzare il labiale. Solitamente avviene il contrario, con i doppiatori che si adattano al labiale delle animazioni.

Per la regia Ōtomo pensò e studiò le scene come se fossero girate dal vivo, ipotizzando anche quale ottica avrebbe montato se fosse stato su un set live-action con una macchina da presa. Il taglio delle varie inquadrature risulta infatti peculiare e molto cinematografico rispetto ad altri film di animazione.

Una colonna sonora radicata nel passato ma che punta al futuro

Per la colonna sonora venne scelto il collettivo Geinoh Yamashirogumi con le musiche composte dal suo leader Shoji Yamashiro. La band aveva fatto uscire un nuovo album nel 1986 (Ecophony Rinne) e venne portata all’attenzione di Ōtomo dal direttore del suono Susumu Aketagawa che gli consegnò una loro raccolta.

Ōtomo rimase talmente colpito dal loro stile che li volle per comporre la colonna sonora di Akira. Inizialmente Shoji Yamashiro rifiutò la proposta, poichè il collettivo non aveva mai lavorato su una colonna sonora ma, successivamente, tornò sui suoi passi. Il resto è storia.

I brani di Akira rappresentano un percorso che unisce passato e futuro, composti utilizzando diversi strumenti musicali tribali. Uno di questi è il jegog, strumento a percussione di bambù originario della regione di Jembrana (Bali). La peculiarità del jegog, composto da dieci elementi, è quella di essere in grado di emettere suoni a bassa frequenza.

Floppy Disk - Akira compie 35 anni - Locandina del film

Un altro strumento etnico utilizzato, sempre originario di Bali, è il gamelan formato dai 10 ai 20 componenti. Si tratta di strumenti unici e tutti differenti tra loro, perché realizzati a mano, e si suddividono in elementi ritmici come il gong e altri più melodici.

Il gamelan è idoneo per le scale musicali pelog e slendro, nate a Bali, a cui venne aggiunto l’utilizzo del sintetizzatore. Questo fu possibile grazie all’avanzamento tecnologico del periodo, tramite la tecnica del microtuning e lo sviluppo del sintentizzatore MIDI, per rendere il tutto “futuristico”.

Ma le musiche di Akira non sarebbero così evocative senza l’uso della voce umana, ne è un esempio il brano, caratterizzato da un coro con tantissime voci sovrapposte e il ritmo cadenzato dei tamburi tradizionali giapponesi taiko, che accompagna “il risveglio” e l’epica sezione in cui Tetsuo sbaraglia i mezzi militari con i suoi poteri.

Akira tra passato, presente e futuro

Passano gli anni, si evolve la tecnologia e con essa Akira. Prima il DVD, poi il Blu-Ray e ora l’alta definizione in 4k. Un video sempre più perfetto, grazie alla rimasterizzazione in alta definizione e il recente utilizzo dell’HDR, è accompagnato da un’evoluzione dell’audio che ha raggiunto il suo apice proprio con la versione in 4k.

Akira è il primo film di animazione a godere di un audio DOLBYTRUE HD 5.1 Hypersonic Sound 192khz/24-bit, e non poteva essere altrimenti. Anche in Italia si è tributato il film di Ōtomo a Marzo, con diverse sale italiane che per due giorni hanno proiettato il film in lingua originale e doppiato.

Se non avete avuto l’occasione di godere di questo spettacolo in sala, arricchito dal nuovo doppiaggio italiano più fedele all’opera originale, Dynit ha rilasciato il Blu-Ray UHD con le nuove tracce audio, anche in un’edizione limitata meritevole dell’acquisto, nonostante il prezzo.

Il 1988 sembra ormai un’epoca lontana e Akira compie 35 anni, ma resta ancora oggi un capolavoro della tecnica che racchiude il genio del suo autore, coadiuvato dal lavoro di migliaia di persone, per portare sul grande schermo una meraviglia di tecnica e passione e che rappresenta, a tutti gli effetti, il Giappone nel mondo.


I contenuti di questo editoriale sono recuperabili anche in forma audio sul podcast Floppy Disk:

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