Fallout: New Vegas – Inside the Vault parla Joe Sanabria

Inside the Vault, la rubrica che svela i personaggi che lavorano al prossimo Fallout: New Vegas.

Oggi è la volta del grafico senior Joe Sanabria.

Qual è la tua occupazione a Obsidian?
In ufficio ricopro l’incarico di grafico senior, finiscono col chiamarti così quando ti vengono i capelli grigi e hai svolto questa mansione da qualche anno.
Il mio lavoro in definitiva è quello di rendere Fallout: New Vegas bello a vedersi. Mi concentro sullo sviluppo visuale del gioco e delineo la sua direzione grafica.

A quali giochi hai lavorato?
Il primo titolo di cui mi occupai si chiamava Neverhood Chronicles, un interessante giochino per PC realizzato completamente in claymation. Dopo di che, lavorai a Skullmonkey, un gioco a piattaforme per PS1 a scorrimento laterale. Oltre ad essere uno dei progettisti dei livelli, ero anche il nome di uno dei boss di livello, tale Joe Head Joe.
Dal reparto grafica e progettazione, passai al ruolo di produttore e lavorai a Boombots; in seguito mi dedicai ad altri titoli famosi, come Test Drive Off-Road e Terminator 3: Le macchine ribelli, in cui dovetti creare alcuni dei personaggi di gioco, incluso il governatore stesso.
E adesso lavoro a questo titolo chiamato Fallout: New Vegas!

Qual è il lato migliore di essere un grafico? E quello peggiore?
Credo che la cosa più bella di essere un grafico sia quella di avere la cosiddetta licenza artistica. Posso realizzare qualcosa perché quello è ciò che voglio.
Quello peggiore? Il bicchiere è mezzo pieno, amico mio: secondo me non ci sono lati negativi nell’essere un grafico.

Come hai cominciato a lavorare nel settore? Hai qualche consiglio per iniziare?
Il mio compagno di stanza di allora lavorava presso uno studio appena aperto di nome Neverhood. Ogni tanto andavo a trovarlo e portavo a lui e agli altri grafici alcuni miei schizzi e disegni per avere qualche parere e consiglio in materia. Poi all’improvviso una sera ricevetti una chiamata da uno dei titolari che voleva sapere se fossi stato interessato a lavorare un po’ per loro. Era un lavoretto a progetto che sarebbe dovuto durare soltanto tre settimane, il tutto accadde quasi 15 anni fa.
Il consiglio che do ai grafici desiderosi di entrare nel settore è quello di fare qualche ricerca, scoprire quale aspetto li attrae maggiormente: i livelli, i personaggi, le animazioni. Quindi lavorare alla realizzazione di un portfolio che sappia mettere in evidenza le proprie realizzazioni presentando quelle migliori, senza paura di togliere quelle senza troppo carattere. Mostratele in giro e cercate di ottenere critiche costruttive da diverse fonti rispettabili. Sfruttate questi riscontri per far venire a galla le debolezze e lavorare al loro miglioramento. Una volta che avrete 10 opere valide incrociate le dita e cominciate a sottoporre in giro il frutto delle vostre fatiche!
Se non avrete successo subito, date una ripulita e continuate a provare. E, se siete abbastanza fortunati da riuscire ad accedere a questo mondo, siate umili e pensate che essere un grafico è un impegno che dura tutta una vita. Continuate a sfidare voi stessi e spingetevi sempre oltre: se siete nati sotto una buona stella, rimarrete sulla cresta dell’onda.
Qualche aneddoto divertente su Obsidian che vuoi condividere con noi?
Verso le 4 di pomeriggio aprono le porte e alcuni dipendenti fanno un salto all’Irvine Spectrum, un centro commerciale all’aperto che si trova dall’altro lato della strada, e girano i negozi per una ventina di minuti prima di fare ritorno alle loro scrivanie.

Fino ad ora, qual è stato il momento saliente della tua carriera?
Ci sono diversi momenti memorabili che ricordo con piacere: essere diventato personaggio animato nei panni di Joe Head Joe… andare alle Hawaii per un viaggio fotografico di ricerca… visitare il Cairo e le piramidi di Giza, sempre per motivi di ricerca.
Inoltre, non per fare nomi, ma l’incontro con Robert Rodriquez e lo scambio di vedute fatto con lui per far uscire qualche idea brillante sono un ricordo surreale per me.
Oltre ad essere parte di Fallout: New Vegas, ovviamente!

Hai qualche artista preferito?
Ne ho qualcuno, per la maggior parte artisti tradizionali.
Tra i pittori metto: Lucian Freud, Max Beckman, Amedeo Modigliani, Egon Schiele, John Singer-Sargent, Dalí, Velazquez, ElGreco e Picasso.
Tra i fotografi: Richard Avedon, Yousef Karsh, Sebastiao Salgado e Diane Arbus.
Tra gli illustratori: Joe Sorren, Lane Smith, JOtto e JC Layendecker.

Sei stato un artista a New York e ora lavori nell’Orange County. Come metti a confronto i due ambienti?
Beh, bisogna dire che tecnicamente sono cresciuto nella parte settentrionale dello stato, non nella città di New York. Ma le strade di Manhattan non avevano segreti per me, in particolare Washington Heights.
Tornando alla domanda, non credo sia un paragone giusto: ci sono molti musei e pinacoteche a Manhattan, credo che solo i lavori presenti al Met siano probabilmente più numerosi di quelli che puoi trovare in tutti i musei e le gallerie dell’Orange County.

Quindi, se tu fossi una casalinga, vorresti partecipare al reality Real Housewives di New York o a quello dell’Orange County?
Su questa questione mi avvalgo della facoltà di non rispondere.

Quale gioco consideri il tuo preferito di tutti i tempi?
Metal Gear Solid su PS1.

Quali sono i videogiochi che attendi con maggior trepidazione?
Non vedo l’ora di giocare a Red Dead Redemption visto che ho alcuni amici che ci hanno lavorato, e anche a The Last Guardian.

Che cos’è che ti fa alzare dal letto al mattino?
La mia bellissima moglie Rachel, oppure il mio piccolo Boston Terrier Taz. Entrambi mi aiutano a svegliarmi. Inoltre, non fa proprio male che io viva in uno dei posti più soleggiati al mondo e lavori in un luogo fantastico, quindi c’è sempre qualcosa di cui essere entusiasti.

Il tuo peggior lavoro?
Ah, beh, direi fare il lavapiatti qualche volta alle feste del venerdì quando ero una matricola universitaria alla SUNY Albany.

Qualche altro hobby o interesse? Che cosa ti piace fare nel tempo libero?
Adoro suonare e giocare a calcio. Di solito passo i fine settimana trastullandomi con la chitarra o il tamburo. E anche cercando di non perdermi una o due partite alla tele, in rare occasioni faccio anche qualche tiro al pallone.

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