Kojima ci parla del gameplay e del mondo di Death Stranding

Un po’ tutti stavamo aspettando il momento in cui finalmente l’uomo dietro al fenomeno che da oltre un anno sta facendo impazzire gli amanti del theorycrafting, avrebbe portato un po’ di chiarezza su quanto visto nei trailer di Death Stranding.

Lo fa a modo suo Kojima, lasciandoci qualche risposta, svariati indizi e creando nuove domande che necessitano di ulteriori chiarimenti, che troveranno risposta molto probabilmente solo all’uscita dell’esclusiva Sony.

https://www.youtube.com/watch?v=hI8goBqqRTo

Kojima ha iniziato a parlarci della sua creatura proprio dal concetto che, per antonomasia, è percepito come una fine del tutto, ovvero dalla morte e da come quest’ultima viene gestita a livello di gameplay.

Death Stranding pare infatti ripudiare il concetto canonico di check point, in favore di un meccanismo che ricorda in un certo senso le meccaniche rese famose dalla saga di Dark Souls: ogni morte è un nuovo inizio, che porta con se le conseguenze della nostra interazione col mondo.

La sequenza subacquea visibile nel trailer rilasciato in occasione dei TGA infatti, altro non era che una sezione giocabile, che permette a Sam, il protagonista interpretato da Norman Reedus, di emanciparsi dal suo corpo e vagare liberamente in questa sorta di “limbo”, collezionando tra le altre cose anche particolari oggetti.

Quando decideremo di voler ritornare alla vita, potremo rientrare nel nostro corpo e di conseguenza nel mondo, portando con noi ciò che abbiamo recuperato.

Kojima ha definito questa esperienza extracorporea come uno stato “né di vita né di morte”.

Il successivo punto su cui si è concentrato l’autore è la pioggia presente nel più recente trailer, qualcosa di alieno al nostro mondo, una forza temuta e incessante che pare avere la proprietà di manipolare il tempo, come è possibile notare dal rapido invecchiamento del compagno di Sam, nel momento in cui si ritrova suo malgrado esposto ad essa.

Viene chiamata “Timefall” e altro non è stato rivelato se non che il nostro protagonista, grazie ad alcune doti “uniche”, non avrà motivo di temerla quanto i suoi compagni.

Kojima ha poi proseguito rivelando alcune informazioni sul ruolo che il bambino, apparso in tutti e tre i filmati, avrà all’interno del gioco.

Pare infatti che giocherà un ruolo importante negli eventi del titolo (sebbene non sia ancora chiaro quale) e che funzionerà in qualche modo da scintilla d’accensione per il macchinario che Sam e i suoi compagni portano sulla schiena, macchinario che presumibilmente va a interagire con gli esseri eterei che sembrano recitare il ruolo degli antagonisti.

Il buon Hideo ha poi utilizzato un racconto breve dell’autore Kobo Abe, “L’uomo che si tramutò in un bastone”, per spiegare un concetto che ha grande importanza nella sua visione del gioco.

Nella storia di Abe infatti, l’umanità crea come primo utensile un bastone, per tenere a distanza le minacce e difendersi da esse, mentre realizza come secondo utensile la corda, in quanto è uno strumento utile per assicurare e tenere unite le cose importanti.

Secondo Kojima, il bastone ben rappresenta l’approccio tipico degli action game quando si parla di comunicazione, schema che lui vorrebbe evitare per Death Stranding, facendo sua la filosofia legata alla corda.

Non è ben chiaro se per comunicazione Kojima si riferisca al linguaggio espressivo o alla componente online del titolo, su cui ha affermato di non poter rivelare nulla, se non che è sua intenzione provare qualcosa di diverso dal solito.

Death Stranding non ha al momento una data di uscita, ma stando alle parole del suo creatore, un video di gameplay non è lontano dall’essere pubblicato.

E forse con esso, arriverà anche qualche nuova risposta.

 

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