Rock Band 4 – Recensione

Il ritorno di Rock Band sulla scena musical-giocosa non costituisce soltanto il comeback in grande stile di Harmonix in un genere che, almeno in Occidente, ha praticamente inventato lei. Il ritorno di Rock Band tende a segnare piuttosto l’inizio della rinascita del rhythm game, una seconda giovinezza per le produzioni di questo tipo che, con la quasi concomitante pubblicazione dell’ottimo Guitar Hero Live, sostanzia le proprie radici sull’esigenza dell’utenza console di trovare un medium nell’ambito del quale sfogare la propria, repressa, necessità di fare musica, (ri)producendo fresche melodie mediante impiego di un assortito mix di plasticosi strumenti.

Più che in ogni altra digital creatura, l’appeal di un’opera come Rock Band 4 si misura su elementi poco tangibili, emozionali, sulla capacità del gioco di incontrare i gusti del fruitore, ed è proprio la tracklist a rappresentare uno dei pochi difetti di un codice altrimenti scritto con passione, non privo di difetti, si badi, ma certamente frutto di un processo di perfezionamento che perdura oramai da anni.

La quantità sulla qualità

Analizzando la scaletta dell’ultimo capitolo del franchise, infatti, non si può non storcere il naso di fronte a scelte che, al di là dei gusti personali di ognuno, sanno tanto di “second choice”. Sebbene i nomi delle band proposte costituiscano, come al solito, un melting pot di assolute stelle del rock e di altri artisti meno conosciuti, risulta lapalissiano che qualcosina in più poteva essere fatto in merito alle canzoni selezionate, di qualità decisamente inferiore a quella, siderale, che ci si aspetterebbe in una major release del genere. Nulla da dire, invece, sulla quantità delle stesse, considerando che on disc sono presenti più di sessanta tracce audio.

La compatibilità con quasi tutti gli strumenti prodotti in passato permette anche a coloro i quali avessero comprato la versione stand-alone di Rock Band 4 di fiondarsi subitamente in una modalità single player potenziata in ogni suo comparto, rispetto a quanto esperibile negli episodi precedenti: ilTour propone infatti tantissime sorprese, concedendo al giocatore svariate opzioni per personalizzare tanto il proprio avatar virtuale, quanto la parte giocata vera e propria. Ad esempio, è possibile sfruttare le proprie decisioni per strutturare a piacimento, o quasi, un concerto, esprimendo preferenze in merito a tenore e numero di brani da performare nell’ambito della medesima esibizione.


It’s good to rock together

Sebbene sia comunque divertente da soli, è con la follia generalizzata del multiplayer che Rock Band 4 esprime il meglio di sè. Orfano di qualsivoglia opzione online, la modalità multigiocatore dell’opera Harmonix permette ad un massimo di sei fruitori di prendere parte ad uno dei party game più incredibili che siano stati mai realizzati. Si ammirano così le intime meccaniche relative alla necessità di suonare bene e di concerto, in maniera tale da far schizzare alle stelle il proprio punteggio, si apprezzano maggiormente altre feature, una su tutte la rinnovata tecnica di improvvisazione mediante chitarra (un restyling correlato all’esigenza di rimpiazzare, in qualche maniera, l’esclusione del “Guitar Pro mode” presente nella terza iterazione del franchise).

A livello di gameplay, Rock Band 4 vede inoltre l’introduzione di nuovi metri di giudizio relativi al canto, i quali spalancano finalmente le porte alla possibilità di non seguire pedissequamente la linea melodica principale, costringendo le corde vocali ad emettere suoni comunque intonati all’interno di un determinato range sonoro.


Convincente, ma non troppo

Alla luce delle – poche – innovazioni proposte, delle – tante – mancanze a livello di playlist e di modalità ludiche offerte (l’assenza del multiplayer online è quasi scandalosa), Rock Band 4rimane un buon titolo, ma non quel giocone che ci si attendeva da una software house blasonata come Harmonix. Alcune maldestre implementazioni (una su tutte, la negativa introduzione di un micidiale ritardo nella riproduzione della voce del giocatore allorquando si decida di partecipare al gioco nelle vesti di cantante), un dolorosissimo processo correlato al download manuale dei DLC eventualmente già acquistati su last gen e l’impossibilità di importare parte dei brani della libreria storica del brand, poi, costituiscono imperfezioni in grado di alimentare il dubbio che Rock Band 4 sia stato lanciato sul mercato abbastanza frettolosamente, quasi unicamente per bruciare sul tempo Guitar Hero Live.

Un passo indietro, in definitiva, rispetto a quello che avremmo desiderato e che purtroppo, a meno di patch clamorose, mai sarà.

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