RAD – Recensione

Recensito su PlayStation 4

Un mondo distrutto da ben DUE apocalissi e noi, intrepidi eroi, alla ricerca della speranza e...dell'ennesima mutazione. Ecco la review di RAD!

Inutile nascondersi dietro un dito: l’apocalisse è un affare serio. Soprattutto se, dopo la prima…ne occorre una seconda, addirittura peggiore! Ed è questo in sostanza l’incipit narrativo di RAD, un cumulo di comicità vagamente non-sense incorniciata da un’estetica dannatamente ottantiana, che converge in una scelta geniale di colori, forme e suoni che rimandano perfettamente all’epoca.

Double Fine Productions, da tempo sinonimo di qualità e ricercatezza, si avvicina al mercato degli action con visuale isometrica con un titolo tanto bizzarro quanto interessante: riusciranno a imporsi come una novità?

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RAD è un gioco d’azione con visuale isometrica, con caratteristiche tecnico-meccaniche non troppo dissimili dai tanti ActionRPG che esistono sul mercato, come Diablo o Path of Exile, e una spiccata componente roguelike. Nel gioco, ambientato in uno bizzarro mondo post-apocalittico fermatosi alla cultura degli anni ’80, impersoneremo un eroe solitario chiamato a un oneroso compito: bonificare i territori immediatamente vicini al nostro accampamento, in modo da poter ridare speranza a una terra desolata. Ma… c’è un però [cit.]: il mondo di RAD, com’è semplice intuire, è pressoché invivibile per un normale essere umano.

Perciò, prima dell’inizio della nostra avventura, un oscuro mentore ci renderà “sensibili” alle radiazioni, rendendoci quindi in grado di sopravvivere.

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La caratteristica, com’è lecito attendersi, sarà un mero “escamotage” narrativo per nascondere una geniale reinterpretazione dei canoni ruoleschi applicata da Double Fine: nel gioco, infatti, man mano che affronteremo nemici e accumuleremo punti esperienza, otterremo non livelli ma nuove mutazioni genetiche che, non solo cambieranno esteticamente il nostro personaggio, ma andranno ad avere un impatto diretto sulle sue abilità nell’affrontare i nemici.

Le mutazioni saranno sia attive, le quali quindi ci consentiranno di sbloccare abilità specifiche oltre a far mutare l’aspetto del nostro personaggio, e passive, le quali ci doneranno statistiche extra per affrontare al meglio i pericoli della Fallow Land. I poteri, com’è lecito attendersi, saranno totalmente casuali e in gran numero, rendendo la rigiocabilità di RAD piuttosto ampia, anche visto e considerato che i vari stage saranno creati proceduralmente (anche se, spesso, saranno sostanzialmente “speculari”).

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Naturalmente, il nostro eroe non avrà solo a disposizione i poteri derivanti dalle mutazioni, ma potrà affidarsi anche ad un parco mosse base ma adeguato: con noi, avremo una fida mazza da baseball, oltre che la possibilità di utilizzare un tasto per saltare e un altro per schivare con una utilissima capriola. Come detto, il nostro compito sarà quello di ripristinare l’ecosistema delle nostre lande desolate, attraverso l’attivazione di enormi statue (che ricordano vagamente i famosi volti dell’Isola di Pasqua), le quali rinverdiranno il terreno e, al contempo, ci indicheranno con un fascio di luce la “fine” dello stage, la quale corrisponderà quasi sempre con un boss o più boss finali. Ogni stage, al contempo, presenterà sia una serie di personaggi secondari, i quali ci assegneranno solitamente missioni piuttosto semplice, sia alcuni dungeon specifici che ci consentiranno di ottenere maggiori ricompense e sbloccare nuovi vendor.

RAD è un gioco difficile e roguelike (quindi, con la morte si perdono la stra-grande maggioranza dei progressi fatti), la cui difficoltà è pesantemente legata anche alla fortuna: in linea di massima, tutte le mutazioni saranno piuttosto utili, ma alcune più di altre. In sostanza, l’esperienza di gioco potrebbe acuirsi sensibilmente nel momento in cui sbloccheremmo un potere “meno utile” di altri. Un altro grattacapo, lo daranno alcune sezioni pseudo-platform del gioco, le quali spesso risulteranno piuttosto difficili anche a causa del posizionamento “sfavorevole” della telecamera. Ed è bene sottolineare ancora una volta: in RAD la morte significa game over e bye bye a quanto sin lì ottenuto e raccolto. Unico neo in un gameplay quasi perfetto, è l’assordante mancanza di una modalità cooperativa, la quale avrebbe reso RAD un titolo assolutamente imperdibile.

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Da un punto di vista più squisitamente tecnico, RAD è una sicura gioia per gli occhi: il mondo ottantiano sarà ben riproposto con una saggia scelta di colori, un’estetica generale dei mostri e dei personaggi accattivante, unitamente a una soundtrack che rifà i versi ad alcuni dei brani simbolo del decennio “cotonato”. Il tutto, poi, sarà condito come già esplicitato con uno humour nonsense che pesca in modo particolare dalla cultura nerd e pop dell’epoca: ecco che, ad esempio, le monete in gioco spendibili dai vari mercanti saranno semplici cassette musicali, mentre i Floppy Disk diverranno chiavi necessarie per aprire scrigni e bauli di varia natura.

Unico neo in un mondo altresì estremamente ispirato artisticamente, saranno proprio i nemici, non particolarmente originali e che, per certi versi, faticheremo a distinguere per forme e colori. Da un punto di vista tecnico, RAD potrà contare su di un comparto sicuramente adeguato anche se non privo di difetti: l’esperienza ludica in sé scorre fluida e va in panne pochissime volte (solo parzialmente nelle situazioni più concitate). Un’altra cosa da segnalare sarà l’onnipresenza di schermate di caricamento che, nonostante durino in media una manciata di secondi, saranno in gran numero disseminate per la mappa.


RAD è un gran gioco, che reinterpreta in modo originale e intelligente alcuni concetti base degli action-rpg, iniettandoli in un modo strampalato ma artisticamente ispirato. Un must-have per chi ama il settore: unica grave pecca, la mancanza di una modalità multiplayer.

8

Pro

  • Universo artisticamente ispirato
  • Gameplay originale
  • Piuttosto longevo

Contro

  • Nessun multiplayer
  • Qualche piccolo problema tecnico
  • Livello di difficoltà in parte legato al caso
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