Blue Prince Recensione
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C’è un istante preciso, quando varchi per la prima volta la soglia della villa di Blue Prince, in cui il mondo sembra trattenere il fiato. Non c’è musica invadente ad accoglierti, nessun nemico che ti assale, nessun tutorial lì a rassicurarti. Solo un corridoio elegante, tappeti consumati, legno lucido e dipinti vittoriani che ti osservano.
È il 7 novembre quando Simon P. Jones, giovane erede dalla curiosità vivace, si trova davanti ai possenti cancelli della tenuta di Mount Molly, un’imponente villa che domina dall’alto il villaggio immaginario di Reddington. La recente scomparsa del suo prozio, il barone Herbert S. Sinclair, ha lasciato dietro di sé un’eredità insolita e pieno di enigmi: una villa, insieme ai titoli nobiliari a essa legati, potrà diventare sua, ma a una condizione criptica.
Per ereditare la villa, Simon dovrà scoprire la leggendaria stanza 46, un luogo nascosto tra i corridoi intricati e le stanze mutevoli della villa.
Nessuna mappa, nessuna guida: soltanto il suo ingegno, la pazienza e la capacità di leggere la logica di quella dimora che sembra vivere di vita propria. E così Simon varca il primo portone, ignaro di quanto profondo e intricato sia il labirinto che lo attende, pronto a confrontarsi con enigmi, segreti e misteri che sfidano la realtà stessa della villa.
Dopo pochi passi capisci che la villa ti sta studiando. Che registra ogni tua decisione.

Giorno 1
Prima ancora di iniziare, Blue Prince porta sulle spalle un retaggio particolare. Il suo concept si ispira a “Maze: Solve the World’s Most Challenging Puzzle” (1985), un libro-puzzle leggendario, considerato per anni uno dei labirinti più difficile mai realizzati. Ma non aspettarti una semplice trasposizione videoludica: qui quell’idea si espande.
Blue Prince non ha mappe, armi o abilità. Hai solo la tua capacità di osservare, ricordare e dedurre… o meglio, una mappa c’è, quella che crei tu ogni giorno con i vari “blueprints”, i progetti, ed è evidente l’assonanza che l’autore, Tonda Ros, ha voluto creare tra il nome del gioco e la colonna portante dell’intero gameplay.
Sì, perché quando deciderai di attraversare una porta avrai la possibilità di scegliere, tra 3 progetti, quale di essi disegnare per la stanza successiva, in una mappa 9×5 dove l’ingresso e l’anticamera saranno le uniche stanze con una posizione predefinita.
E questa premessa, nel panorama dei roguelite moderni dominati da combattimenti e build del personaggio, è già una dichiarazione di intenti potente. Blue Prince ti dice che non vincerai con la forza ma con la mente.
A livello estetico, la villa è un trionfo di atmosfera. Immagina un palazzo aristocratico inglese, raffinato e sontuoso, ma contaminato da un surrealismo sottile. Corridoi che sembrano allungarsi quando non li guardi. Stanze che si ripetono. Quadri che sembrano cambiare significato a seconda dell’ordine in cui li incontri.
Ogni ambiente è curato nei minimi dettagli: mobili, tappeti, lampadari non sono soltanto scenografici. Sono parte del linguaggio visivo di Blue Prince, indizi nascosti in bella vista. Il contrasto cromatico è una delle sue magie più eleganti: Il blu domina e ti avvolge, freddo, aristocratico e misterioso; il rosso compare come un taglio improvviso, un simbolo di pericolo e di potere. Non è un semplice gioco di colori, è simbolismo. La villa comunica attraverso la luce e l’architettura, e tu dovrai imparare a leggerla.

Ti sarà capitato di entrare in un roguelite con la mentalità classica: “faccio esperienza, divento più forte, avanzo” Qui no. Qui cresci solo in un modo: con la conoscenza. Ogni giorno la villa cambia disposizione, ma non in modo casuale. Segue regole logiche interne, coerenti e decifrabili, che puoi imparare osservando la posizione delle porte, la tipologia delle stanze, la distanza dalle zone centrali, la geometria degli spazi. Hai un numero limitato di mosse, ogni passo è una scelta, ogni apertura potrebbe essere quella sbagliata.
Se ami ragionare, prendere appunti, cercare pattern, Blue Prince diventa ipnotico. Ogni run è un esperimento, ogni scoperta genera nuove domande. Quando pensi che non ci sia più nulla da trovare, la villa ti smentisce con un sorriso aristocratico.
La tensione psicologica del tempo
Non ci sono nemici e non ci sono trappole mortali, eppure sentirai la pressione. La vera minaccia è il limite delle mosse.
Mentre ti aggiri tra le stanza vellutate e i corridoi silenziosi, il tempo scorre come un peso invisibile. Ogni scelta sbagliata può compromettere l’intera giornata. Ogni deviazione può essere fatale per la tua avanzata. Una tensione raffinata che non spaventa ma ti consuma lentamente.
La musica non ti guida. Ti accompagna, rara e delicata, con melodie sospese che evocano eleganza e inquietudine. Ma la vera protagonista è l’assenza del suono: il silenzio dei corridoi, il rumore dei tuoi passi. È un’esperienza sensoriale.
Arriverà un momento, e se ci arrivi lo ricorderai per sempre, in cui finalmente raggiungerai la meta della tua ossessione. La famosa stanza finale. Non una bossfight ma una rivelazione. Un attimo di soddisfazione purissima, frutto di deduzioni e perseveranza. E poi, contro ogni aspettativa… ti rendi conto che non era la fine.
E quel colpo di scena, rappresenta una delle esperienze più memorabili che tu possa vivere nel gioco. Una porta che credevi chiusa si spalanca su qualcosa di nuovo, e la villa ti invita a restare ancora. Non è uno spoiler, è un invito a continuare anche dopo aver raggiunto per la prima volta la porta finale, perché Blue Prince non sarà nemmeno a metà del suo ciclo in quel momento. D’altronde non avevo sbloccato nemmeno un trofeo se non quello di raggiungere la stanza quarantasei.

Rigiocabilità: una spirale senza fondo
Ti accorgi che vuoi continuare, che vuoi capire ancora di più, che la villa ha ancora segreti. La rigiocabilità non nasce dall’ottenere cose nuove, ma dal desiderio di imparare. Ogni run è un passo in avanti nella tua comprensione. Fino a quando, solo nel post post-game, inizierai finalmente a percepire una lieve ripetitività. Ma se sei arrivato fin lì, significa che la villa ti ha catturato per decine e decine di ore.
Blue Prince non si lascia avvicinare facilmente, se non ami ragionare su schemi, prendere appunti, osservare minuziosamente e dedurre regole.
Inoltre, Blue Prince è interamente in inglese, e non potrà essere tradotto senza distruggere la natura degli enigmi. Se la lingua ti ostacola, l’esperienza può diventare impenetrabile. Ma se appartieni all’altra categoria, quella dei curiosi, dei metodici e degli instancabili decifratori… allora Blue Prince diventa un tempio.
Durante le tue esplorazioni troverai forse qualche glitch, qualche exploit che ti permette di raggiungere stanze con mosse esaurite. Ma invece di rovinare l’esperienza, questi episodi sembrano quasi parte del fascino surreale della villa. Non ci sono punti deboli strutturali ma solo un requisito: tempo e dedizione.

Ma quando ho finito Blue Prince, cosa mi resta?
Alla fine di Blue Prince resta una sensazione rara nel videogioco moderno: il senso di conquista intellettuale. Non hai mica sconfitto mostri od ottenuto equipaggiamenti epici, non hai grindato numeri per sconfiggere il boss più avanzato del gioco. Hai compreso la villa, e con questo non voglio esprimere che chi non dovesse giocarlo o capirlo non sia un intellettuale: Blue Prince non misura il valore di chi gioca se non nella misura della sua curiosità.
Quello che ti rimane addosso è qualcosa di più profondo e sottile: l’idea che tu abbia stabilito un rapporto personale con un luogo fittizio. Non un open-world aperto pieno di icone, non una serie di missioni da spuntare, ma un edificio immaginario che hai imparato a decifrare con pazienza, come faresti con una lingua straniera o un codice segreto, con una logica tutta sua, e il momento in cui finalmente inizi a “parlarle” è uno dei più potenti che un videogioco possa offrirti.
Resta la memoria di quelle piccole epifanie: l’intuizione improvvisa, il collegamento mentale che scatta quando riconosci uno schema, la soddisfazione silenziosa di aver previsto cosa ci sarebbe stato oltre quella porta. Sono attimi che non puoi mostrare a nessuno, che non generano clip spettacolari su Internet, ma che ti appartengono in modo intimo. Un tipo di appagamento che nasce dentro la tua testa, non sullo schermo. E quando un gioco riesce a farti sentire così, capisci che hai vissuto qualcosa di raro.

Recensione Blue Prince – Conclusioni
Blue Prince non è un gioco per tutti. È un’esperienza aristocratica e mentale, lenta, metodica, quasi rituale. Non ti seduce con fuochi d’artificio, non ti premia con potenza o spettacolo. Pretende da te tempo, attenzione, curiosità, e soprattutto disponibilità ad ascoltare. Ma se deciderai di accettare il suo ritmo e la sua natura esigente, ti offrirà una delle esplorazioni più affascinanti e originali degli ultimi anni.
Entrare nella villa significa entrare in un patto: tu ti impegni a comprenderla, e lei, gradualmente, ti rivelerà i suoi segreti. Potresti trovarti lì per ore, giorni, settimane, inseguendo una logica architettonica che sembra sfuggire e poi improvvisamente si chiarisce. E quando ti sorprenderai a pensare alla disposizione delle stanze anche lontano dal controller, quando sentirai il desiderio di fare “solo un’altra run” per verificare un’intuizione, allora capirai che la villa ti ha catturato.
Se entrerai nella villa con la giusta disposizione, ti perderai dentro il suo labirinto. Non solo nello spazio fisico del gioco, ma in un labirinto mentale fatto di deduzioni. Quando finalmente lo comprenderai, quando la mappa invisibile della villa prenderà forma nella tua mente, ti accorgerai che non vorrai più andartene.
Blue Prince è un’esperienza che continuerà a risuonare in te e nella tua mente, anche dopo aver chiuso la porta dietro di te.
Blue Prince è ancora disponibile su GamePass e su PlayStation Plus se volete provarlo prima di acquistarlo.
Blue Prince è un videogioco raro nel suo genere: un raffinato enigma mentale avvolto in una villa elegante e mutevole. Premia la curiosità, la pazienza e il puro ragionamento, offrendo un’esperienza unica e intellettualmente appagante come poche altre negli ultimi anni.
Pro
- Atmosfera straordinaria, elegante e misteriosa
- Enigmi basati sull'osservazione e sulla deduzione, originali e profondi
- Un roguelite diverso dal solito, centrato sulla mente e non sul combattimento
- Livello artistico curatissimo e ricco di simbolismo
- Forte senso di scoperta e soddisfazione intellettuale
- Rigiocabilità altissima
Contro
- Non adatto a chi non ama ragionare e prendere appunti
- Lingua inglese obbligatoria e non semplificabile
- Alcune sezioni possono risultare criptiche o frustranti