Dead Take Recensione
Estate, tempo di film horror nei cinema nostrani, ma anche di Dead Take. Del resto Surgent Studios di film se ne intende perché, questo team di creativi con sede nel Regno Unito, è guidato da Abubakar Salim che, oltre al ruolo di game director, è noto soprattutto per le sue prove attoriali sia al cinema che nelle serie TV.
Con il loro secondo gioco, giunto ad appena un anno dal rilascio di Tales of Kenzera: Zau (di cui potete leggere la nostra recensione), il rapporto di Surgent con la settima arte è ancora più marcato. Siamo infatti di fronte a un titolo che concettualmente e nella sua esecuzione mette attori e film al centro della scena.
Come impostazione Dead Take è un’avventura, simil escape room, dalle tinte thriller horror ma con una spiccata componente psicologica, i cui pilastri sono riassumibili in 4 elementi principali: ricerca di oggetti chiave, risoluzione di enigmi, lettura di documenti e, soprattutto, visione di filmati.
Ormai disponibile da circa un mese in formato digitale sulle principali piattaforme di gaming per PC, Dead Take si propone in maniera allettante come un titolo dal prezzo budget di 14.99 euro e punta a lasciare senza fiato in più di un’occasione. Ne varrà davvero la pena? Andiamo a scoprirlo.

Dead Take Recensione – The Last Voyage
L’incipit di Dead Take potrebbe essere all’apparenza straniante, un po’ onirico e a tratti surreale, ma in realtà fonda le sue basi su una situazione piuttosto semplice. Abbiamo due attori legati da amicizia: la star all’apice della sua carriera Vinny Monroe (interpretato da Ben Starr) e Chase Lowry (interpretato da Neil Newbon) nel suo momento più basso.
Il rapporto tra i due risulterà ambiguo per tutta la durata di Dead Take, ma c’è una cosa che viene messa subito in chiaro: Chase, a differenza di Vinny, non è stato invitato allo sfarzoso party organizzato da Duke Cain, rinomato produttore, sceneggiatore e regista, nella sua sontuosa villa di Hollywood.
Eppure Chase, protagonista della vicenda, si recherà proprio alla magione Cain perché preoccupato dal silenzio di Vinny. Cosa sarà successo in questa festa che sembra una versione moderna di quelle descritte da Kenneth Anger in Hollywood Babilonia? Una breve transizione e comincia il gameplay di Dead Take con i suoi misteri ed enigmi.

Dead Take è un’avventura dagli elementi classici ma allo stesso tempo caratterizzata dalla presenza di full motion video, vero fulcro della narrazione, arricchita da inserti maggiormente interattivi rispetto ad altri titoli analoghi (penso, senza andare troppo indietro nel tempo, a giochi come Her Story o agli altri lavori scritti e diretti da Sam Barlow).
Dead Take – Sulla scia del successo
Il gameplay di Dead Take quindi si fonda sull’esplorazione, lettura di documenti, risoluzione di enigmi e, ovviamente, visione di estratti video relativi a provini, videomessaggi e altri filmati. Il tutto ruota attorno alla figura di Duke Cain, regista tanto talentuoso quanto eclettico, soprattutto nei rapporti con attori, maestranze e persino i suoi affetti.
Per quanto gli enigmi non si dimostrino particolarmente ispirati o complessi, risultano ben congeniati nello spaziare tra la semplicità del recupero di una chiave a situazioni leggermente più elaborate. Ma il vero fulcro del gioco riguarda il ritrovamento di alcune chiavette USB contenenti estratti video, la cui ricostruzione tramite apposito software è fondamentale per comprendere tutte le sotto trame.
Senza soffermarmi sui camei di alto livello (basti pensare alla presenza di Sam Lake, Laura Bailey, Alanah Pearce ecc.), il fulcro del gioco sarà costituito dal montare proprio questi estratti video per sbloccarne di nuovi, arricchendo l’intrigante canovaccio pensato da Surgent all’interno di un’atmosfera parecchio surreale.

Il silenzio che aleggia per l’enorme villa in cui si muoverà Chase verrà spezzato da intermezzi fatti di voci, ricordi e alcuni jump scare che risulteranno essere la parte meno riuscita e convincente del gioco. Il resto delle interazioni avvengono tramite lo smartphone in cui riceveremo messaggi, testuali e vocali, in grado di fornire ulteriori dettagli e indizi.
Che Dead Take si ponga quasi come un film interattivo è evidente anche dalla sua durata esigua, appena 5-6 ore di gioco. Certo non la durata standard di un film, ma poco ci manca. Naturalmente la possibilità di sbloccare trofei (anche se difficilmente mancabili) ne aumenterà leggermente la longevità.
Il titolo è ben localizzato in italiano e, sul fronte audio, si segnala la presenza di un doppiaggio originale, sottotitolato in italiano. L’atmosfera della villa non è arricchita tanto da una colonna sonora memorabile quanto più da un gran corollario di suoni e voci, in grado di rendere l’atmosfera ancora più cinematografica e inquietante.

Dead Take – Titoli di coda
Diciamolo subito, Dead Take è un gioco riuscito e che lascia qualcosa dopo quella manciata di ore di impegno richiesto. Abubakar Salim e Surgent Studios hanno infatti confezionato una vicenda intrigante e che solleticherà il palato non solo dei giocatori avvezzi al genere ma anche quello dei cinefili più raffinati.
Con delle interpretazioni convincenti e ispirate, da parte di tutto il cast, la scelta del full motion video non solo è riuscita ma è un valore aggiunto assoluto all’interno di una trama intrigante ma che non avrebbe restituito lo stesso pathos senza la presenza scenica dei vari personaggi in scena.
Gli enigmi non saranno tantissimi, non saranno complicatissimi e nemmeno così originali, ma garantiranno un giusto livello di sfida che spingerà al raggiungimento dei titoli di coda di una vicenda tutt’altro che banale, in grado di far riflettere sulle tante ombre che circondano, oggi più che mai, il mondo di Hollywood.
Non saranno solo le luci dell’ascesa di Vinny e le ombre del declino di Chase a pesare sulla vicenda ma anche la sfuggevole presenza, pesante e ingombrante, del regista deus ex machina de L’ultimo Viaggio: Duke Cain. Un genio, un regista visionario ma soprattutto un narcisista manipolatore e pronto a tutto per alimentare la sua ambizione.
Insomma, Dead Take costruisce un bel quadretto e si configura come un gioco da prendere per quello che Surgent Studios ha voluto immaginare: un titolo ambizioso e introspettivo, forse troppo breve e dal gameplay limitato ma con grande carattere e determinazione.
Un'avventura in full motion video che omaggia la magnificenza del cinema, puntando il dito sulle sue luci e le sue ombre.
Pro
- Trama ispirata e ben scritta
- Ottime atmosfere
- Cast spettacolare
- Il sistema del montaggio è un plus
Contro
- Molto breve
- Enigmi non sempre convincenti
- Jump scare un po' fuori luogo