Luto Recensione
Luto Recensione | Fin da quando nel lontano 12 agosto 2014 fu lanciata quella fantomatica demo del Silent Hills di Kojima, l’industria dei videogiochi non è mai stata più la stessa.
È incredibile come un piccolo teaser di un gioco mai rilasciato, abbia ancora impatto ad 11 anni dalla sua release, così tanto impatto che alcuni sviluppatori decidono proprio di usarlo come stile artistico, per le proprie opere videoludiche specialmente nel panorama indie.
Anche se proprio per questo motivo, gli sviluppatori indie forse si sono concentrati un po’ troppo su questo stile, lasciando nel corso degli anni un senso di ridondanza non indifferente, sono veramente tanti i titoli che in questo lasso di tempo di 11 anni hanno usato questo schema di stanze che si looppano proprio per emulare lo stile di P.T.
Certo in tutto questo mare di cloni, ne sono uscite delle vere e proprie perle, come il primo Layers of Fear, oppure anche il sottovalutatissimo Silent Hill The Short Message, anche se comunque la maggior parte rimane alla meglio mediocre.
Luto però già dal suo trailer sembrava, che avesse del potenziale che andasse oltre il suo essere un semplice clone di P.T., con dei setting molto particolari ed una palette cromatica che mi ricordava molto quella del sopracitato Layers of Fear, quindi comunque mi sono tuffato a capofitto in questa opera con aspettative abbastanza alte, e la mia reazione è stata a dir poco particolare.
Luto propone un narratore proprio come quello di The Stanley Parable.
Durante buona parte del gioco abbiamo come accompagnamento questo narratore, il cui stile ricorda molto quello del sopracitato The Stanley Parable.
Il problema è che come in un gioco come The Stanley Parable, un’espediente del genere può funzionare perfettamente, dato il suo tono umoristico a tratti anche satirico, in un titolo horror esso cozza fortemente sia con il messaggio che vuole lasciare che con l’intera ambientazione.
Un narratore soprattutto messo con il tono quasi giocoso come lo mette Luto, secondo me rompe buona parte dell’immersione del gioco, infatti io mi sono trovato a disattivare l’audio di esso verso metà gioco, leggendo soltanto i sottotitoli.
Inoltre l’intera presenza di un narratore in un horror psicologico secondo me è completamente sbagliata, perché appunto come dice il nome del genere, l’horror psicologico punta a dare un senso di oppressione al giocatore, e soprattutto un senso di solitudine, per questo di solito questi titoli sono molto silenziosi ed al massimo, si limitano a mettere qualche traccia musicale che contribuisce alla sensazione di ansia del giocatore.
Infine la presenza del narratore, in molti casi viene limitata ad esso che fa commenti di natura ironica verso il protagonista, molto raramente da informazioni veramente utili, limitandosi appunto ad una semplice presenza di disturbo, almeno secondo me.

Un’ottimo comparto artistico.
Se la presenza del narratore rompeva discretamente l’atmosfera orrorifica, al contrario le ambientazioni e più in generale il comparto artistico la rafforzano pesantemente.
Infatti abbiamo veramente delle ambientazioni estremamente variegate, ma che nonostante appunto esprimono questa grande varietà, riescono a rimanere incredibilmente salde alla narrazione ed al tema principale dell’intera opera.
Un parallelismo che mi verrebbe da fare con le ambientazioni di Luto, è quello con MADiSON infatti lo stile artistico è molto simile, ed inoltre entrambi usano quel setting distopico, che ti fa proprio esclamare durante il gameplay, questo non dovrebbe essere qui.
Solo che qui ci scontriamo con un altro problema enorme del gioco, ovvero che Luto dura quanto il meteo.
Infatti Luto dura veramente troppo poco, io personalmente sono riuscito a completarlo in poco più di 2 ore e mezza, e se non avessi speso buona parte del tempo bloccato sui puzzle, probabilmente sarei riuscito a finirlo anche più velocemente.

Un gameplay decisamente particolare che punta fin troppo sullo storytelling.
Nonostante verso la fine del gioco ci siano alcune sezioni interessanti di gameplay, che si differenziano da tutto il resto, il gioco rimane praticamente per il 95% un walking simulator.
L’unica cosa che farete durante quasi tutto il gameplay è camminare e risolvere enigmi, stop non farete assolutamente nient’altro, e tutto questo contribuisce solo a rendere il tutto molto pesante da giocare, non perché il gioco abbia una forte componente ansiogena, ma perché non sta succedendo assolutamente nulla per tutto il tempo.
Sembra che in questo titolo abbiano dato veramente troppa importanza allo storytelling, praticamente trascurando tutto il resto, dimenticandosi che loro stessero sviluppando un videogioco e non stessero dirigendo un’opera cinematografica.
Almeno appunto lo storytelling è di buona fattura, certo non mancano i clichè soliti che ormai si vedono in tutti gli indie ispirati a P.T., però almeno la trama ha una parvenza di originalità e funziona.
Che però questo ci riporta al punto di prima, ovvero che il gioco è troppo corto per poter veramente farci interessare alla trama, ed inoltre le battute finali sono fin troppo rushate per poter dare quel pathos, di cui una storia del genere ha bisogno.
Gli enigmi sono forse la parte più solida di questo titolo, anche perché senza di essi il gameplay sarebbe completamente assente, essi riescono ad esser divertenti e mettono a seria prova il giocatore, e la sua abilità di pensare fuori dagli schemi, però appunto data di nuovo la natura estremamente ristretta del gioco, anch’essi sono veramente pochi.

Tanto potenziale completamente sprecato.
Luto aveva del potenziale sicuramente, data appunto l’incredibile art direction, gli enigmi molto interessanti, e la trama con un buon potenziale.
Che però viene completamente affossato dalla sua durata irrisoria, e dal suo gameplay che praticamente è solo walking simulator con qualche oggetto interagibile.
Questo gioco è una di quelle opere che mi fa dire: Peccato non abbia avuto più tempo di sviluppo, perché il potenziale lo aveva e si vede.
Una vera e propria occasione sprecata.
Una vera e propria occasione sprecata, per un titolo che poteva essere molto di più per il potenziale che aveva.
Pro
- Un'ottima art direction
- Una trama interessante
- Degli ottimi enigmi
Contro
- Una durata fin troppo ristretta
- Un gameplay fin troppo monotono e noioso
- Una trama che non ha tempo di svilupparsi correttamente
- Un narratore che cozza completamente con l'atmosfera del gioco