Murasaki Baby

Presentato al Gamescom 2013, Murasaki Baby è puzzle platform tutto italiano della giovanissima Ovosonico, software house indipendente, che fonda le sue radici nella provincia lombarda di Varese.

Fin dalle prime immagini, Murasaki Baby ha attirato l’attenzione di pubblico e critica, per il suo aspetto tipicamente Goth abbinato alla figura indifesa e innocente della protagonista, uno stile questo, decisamente caratteristico, che permea in ogni suo aspetto, sia esso visivo, auditivo o narrativo.

Murasaki Baby


“Dov’è la mia mamma?”

Baby, questo il nome della protagonista, è una bambina dall’aspetto un grottesco; ha pochi capelli, e sfoggia un sorriso, tutt’altro che smagliante, da una bocca posta poco sopra i suoi occhi. Baby si è svegliata, sola e il tuo compito è quella di guidarla nel suo mondo onirico, cupo e terrorifico alla ricerca della sua mamma; sul vostro cammino incontrerete altri bambini, aiutarli a sconfiggere le loro paure, aiuterà Baby a ritrovare la sua mamma.

Murasaki Baby

Fatto a mano

Disegnato a matita e composto al massimo di quattro colori, Murasaki Baby incuriosisce il giocatore con il suo design gotico e dark, tenendosi sempre a debita distanza da scene forti o macabre. Baby si muoverà, impaurita e diffidente, in questo mondo fantastico, risultato di un tratto forte e deciso di una matita; le sole note colorate, sono i palloncini e gli stati d’animo; questi ultimi, rappresentati come sfondi animati monocromatici, sono l’unico aiuto che avremo durante il gioco. Al di là del design caratteristico, il gioco esibisce una fluidità nei movimenti quasi ipnotizzante, tra gli sfondi colorati e animati che rappresentano gli stati d’animo, e i movimenti della protagonista e degli altri personaggi. Anche il comparto audio, dal canto suo, gioca benissimo il suo ruolo, e la stessa voce di Baby riecheggerà più e più volte attraverso le casse della vostra console; una costante che vi accompagnerà dall’inizio alla fine del gioco.

Murasaki Baby

Mano nella mano, fino alla fine 

Dimenticatevi levette e tasti, Murasaki Baby si gioca in punta di dita. Il vostro ruolo in questo gioco sarà quello di accompagnare Baby attraverso quattro scenari differenti, alla ricerca della sua Mamma; compito che dovrete assolvere conducendo mano nella mano la piccola protagonista, usando, come mezzo, il touchscreen della vostra Playstation Vita. Baby è una bambina indifesa e noi dobbiamo proteggerla, impedite che il suo palloncino viola si buchi o che voli via; per fare ciò, sfruttate gli stati d’animo come se fossero dei veri e propri superpoteri, interagendo con il touchpad posteriore, vi aiuteranno a risolvere gli enigmi che vi separano dal traguardo.

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Intenso ma breve, forse troppo

Si potrebbero scrivere pagine e pagine sulla filosofia e il simbolismo nascosto dietro un gioco come Murasaki Baby, tuttavia, al netto di tutto questo, ciò che vediamo è un buon titolo, tecnicamente meraviglioso il cui difetto principale è un basso livello di sfida. Per tutta la durata della partita, non ci si ferma mai a pensare a cosa bisognerebbe fare per superare l’ostacolo di fronte, e anche all’ultimo quadro, quando ormai il meccanismo di gioco è più che chiaro, nemmeno la concatenazione degli stati d’animo riesce a impegnarci come avremmo voluto. Per questo motivo, il gioco si conclude in un batter d’occhio.

[signoff predefined=”Signoff 1″ icon=”quote-circled”]Da quando fu presentata PS Vita a oggi, pochi giochi, se non addirittura nessuno, ha mai avuto il coraggio di basare l’intero gameplay sulle tre caratteristiche che contraddistinguono la console Sony dalla concorrenza; Murasaki Baby lo fa, e anche bene; peccando solo nell’eccessiva semplicità. [/signoff]

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