Sherlock Holmes: The Awakened – Recensione Sherlock Holmes: The Awakened

In questa sua nuova, ennesima avventura l’arguto Sherlock Holmes, personaggio ideato dalla geniale penna di Sir Arthur Conan Doyle, si trova ad affrontare un caso dai tratti ancor più macabri ed oscuri del solito, confrontandosi con una minaccia al cui confronto l’infernale Mastino dei Baskerville sembrerà il chihuahua di Paris Hilton, con tanto di mortificante fiocchetto rosa.

Il risveglio del male.

Tutto ha inizio a Londra, con un banale caso di sparizione al quale il nostro Holmes si dedicherà più per sfuggire alla noia che per un vero interesse, contando sull’aiuto del suo fidato amico: il Dottor Watson. Grazie alle sue formidabili deduzioni, nonchè alla sua proverbiale, irrefrenabile curiosità, l’investigatore scoprirà presto che alla scomparsa si ricollega una sinistra serie di eventi che, dalle nebbiose banchine londinesi, lo porterà in viaggio per l’Europa e le Americhe, sulle tracce di un’oscura setta veneratrice di Cthulhu, il malvagio Dio dormiente! Per i pochi che non lo sapessero, Cthulhu è una nefasta divinità immaginaria creata da H.P.Lovecraft, un altro geniale scrittore i cui racconti del terrore hanno in realtà poco a che fare con le avventure letterarie di Sherlock Holmes, ma ci sentiamo di garantire che, tutti coloro che storceranno il naso al pensiero dell’ennesimo cross-over azzardato, avranno modo di ricredersi. Nei panni del pragmatico e razionale investigatore, sarete perfettamente a vostro agio anche nelle grottesche ambientazioni legate al culto di Cthulhu e, facendo uso del cervello, vi farete strada anche tra le situazioni più surreali ed intricate.

Le armi di un buon detective.

La logica, l’intuito e lo spirito d’osservazione saranno armi fondamentali nell’affrontare quest’avventura dai tratti inquietanti: impersonando Holmes (ed occasionalmente Watson) dovrete analizzare attentamente tutte le location di maggior interesse per reperire indizi, oggetti e documenti utili, da ricollegare poi alle testimonianze dei personaggi in cui vi imbatterete, per poter così proseguire nell’indagine. Non basterà raccogliere tutto quello che troverete in giro ed ammassare cianfrusaglie e cartacce nell’inventario; spesso dovrete, infatti, analizzare in modo peculiare tracce ed indizi, combinare tra loro gli oggetti e, soprattutto, esaminare con attenzione i documenti e le deposizioni visto che, in alcuni momenti del gioco, Sherlock vi "interrogherà", chiedendovi come proseguire l’indagine in base agli indizi reperiti. A complicarvi la vita ulteriormente, troverete anche la solita miriade di puzzle, che spaziano tra ostici lucchetti, ricerche topografiche, casseforti e, tanto per gradire, pittoreschi disegni realizzati in sangue umano. Nonostante in alcuni passaggi la piega degli eventi si indirizzi fortemente verso l’horror-fantasy, la stragrande maggioranza degli enigmi che vi ritroverete a superare sono logici e razionali, e potranno dunque essere risolti senza dover ricorrere a stravaganti e forzate invenzioni.

 
Fedele, ingombrante Watson.

Tecnicamente, "Il Risveglio della Divinità" è ben realizzato, anche se presenta, di quando in quando, alcune grossolane pecche. Il gioco è integralmente reso in prima persona; questo favorisce l’immersione del giocatore, che si muoverà (usando i tasti WASD come in uno sparatutto) in spazi completamente tridimensionali e ben curati, anche se un po’ scarni (camminare per le strade principali della Londra vittoriana e incontrare solo 2-3 persone non è molto realistico). Capiterà di imbattersi in glitch grafici, come ad esempio l’attraversamento di oggetti solidi in cui si può rimanere a volte incastrati, specchi d’acqua che scompaiono e si tingono di colori a caso ed alcune piccole trascuratezze che possono a tratti rovinare l’atmosfera del gioco. In particolare avremo dei problemi a causa del nostro fido Watson, che tende a seguirci fin troppo da vicino, sbarrandoci la strada negli spazi angusti. Il comparto sonoro, ed in particolare la sezione "doppiaggio", sono molto validi e saranno apprezzati soprattutto dagli anglofoni (la versione italiana gode del solo ausilio dei sottotitoli), che riusciranno a cogliere gli accenti e le espressioni di Holmes e degli altri personaggi.

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