The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia – Recensione

Recensito su PlayStation 4

The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia è il nuovo titolo Bandai Namco sviluppato da NatsumeAtari e dedicato all’omonimo manga di Nakaba Suzuki e che narra di Elizabeth, terza principessa del regno di Lionesse mentre scappa dal castello per sfuggire al golpe messo in atto dai Cavalieri Sacri del regno.

Nel tentativo di salvare il padre e il proprio regno, la giovane principessa si mette in viaggio per cercare l’ordine di cavalieri più temibili e crudeli: sette traditori chiamati Peccati Capitali.

The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia

Come per ogni brand di successo, era solo questione di tempo prima che anche The Seven Deadly Sins si facesse strada nel mercato dei videogiochi con un suo picchiaduro. The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia si presenta infatti come il classico gioco di azione e avventura con combattimenti in tre dimensioni, rivelandosi essere non troppo distante dal gameplay di titoli simili come Dragonball Xenoverse. Questa sua mancanza di originalità potrebbe far presupporre a un difetto, ma non è questo il caso: a volte andare alla ricerca della banalità e del cliché – mettendoci magari un goccio di fanservice – non è sbagliata come idea. Infatti il gioco intero non si regge su particolari meccaniche o su una qualità indiscussa di combo o altri elementi, ma si basa per lo più sui personaggi. Poter controllare gli eroi del fumetto è un’ovvietà, dato che è di questo che stiamo parlando, ma la cosa che più ci ha attirato all’interno del gioco è come siano stati resi questi personaggi a livello di qualità.

Combattere per il proprio regno… divertendosi.

Seppur debole nella varietà di combo il battle system funziona alla grande, divertendo e creando degli scontri niente male anche a livello visivo. La scarsa interfaccia fra i comandi è invece quello che più preoccupa: mentre in giochi simili è possibile mischiare i tipi di attacco fra di loro creando diversi move-set (come nel già citato Xenoverse) in questo caso non è proprio fattibile e la cosa è decisamente limitante. La troppa semplicità delle azioni mina quel senso di spettacolarità che donano gli effetti visivi degli attacchi e i particellari. Per fortuna le magie e le tecniche speciali in particolare sono molto varie e si mostrano nella loro bellezza con coreografie accattivanti ed effetti grafici decisamente piacevoli.

Ogni personaggio ha un’ottimizzazione enfatizzata sul riportare con fedeltà quasi maniacale le potenzialità da lui espresse nel fumetto: i pochi personaggi forti e all’apparenza imbattibili saranno dotati di colpi più letali mentre quelli meno forti saranno comunque in grado di combinare qualcosa nel limite delle loro capacità. Ciò aiuta moltissimo la componente ruolistica del gioco, che ci permette di rivivere le situazioni principali del fumetto “pilotando” la storia: le strategie di gioco si basano molto su questa caratteristica. Conoscendo i personaggi, sapremo fin da subito come farli combattere e dunque anche i loro limiti. Le fate e i maghi non avranno grandi capacità fisiche e baseranno tutta la loro offesa sulla magia che, se esaurita, lascerà i personaggi indifesi.

Per fare un  esempio su tutti basti pensare che Ban, che possiede varie capacità di potenziamento, sarà una facile vittima una volta esaurito il tempo del power up, esattamente come narrato nel fumetto originale. Una fedeltà che abbiamo apprezzato e ci ha permesso di godere molto di più il gioco. Da considerare anche il fatto che, in modo scherzoso, sarà possibile utilizzare anche Hawk il maiale, che tutto sommato presenta delle mosse alquanto particolari e alle volte devastanti.

The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia

Il numero di personaggi disponibili è sufficientemente ampio, anche se si sarebbe potuto fare di meglio, allineandosi di più con il fumetto. Con 25 personaggi in tutto il gioco ci mette a disposizione la quasi totalità dei protagonisti, escludendone qualcuno in modo piuttosto opinabile. Per fortuna la mancanza è bilanciata dall’equilibrio dei protagonisti, che grazie alle loro abilità colmano da soli il vuoto lasciato dai buchi nella trama.

Una narrazione forzata e poco convincente.

La storia principale è palesemente mozzata e per questo motivo The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia non è adatto a chi non si è mai approcciato al manga o all’anime. Il filone narrativo viene invero stravolto, glissando su parecchi particolari come la comparsa di Jericho, personaggio molto importante soprattutto per la storia Ban. Questi stravolgimenti vengono causati dalla scarsa alchimia fra missioni principali e secondarie, soprattutto per quanto riguarda le tempistiche: per esempio, sarà possibile sbloccare le missioni per Elaine e altri personaggi solo una volta andati parecchio avanti con la storyline principale e non in parallelo al corso degli eventi come avviene nel fumetto, fatto che crea un buco piuttosto fastidioso di narrazione. Ed è proprio a causa dell’incedere incerto della trama che The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia cade, perdendo molto del suo appeal soprattutto nel finale: qui per ragioni di trama, dopo un boss che non definiremmo nemmeno difficile ma solamente fastidioso, vi è un’ulteriore boss fight che conclude il gioco bruscamente e che non è nemmeno presente nella storia originale, parendo messa lì giusto per includere un personaggio in più, ovvero Zeldris.

Le missioni secondarie, in ogni caso, sono parecchie e variano abbastanza spesso di contenuto, in modo da non risultare eccessivamente ripetitive. La missione peggio sviluppata è quella dove finalmente possiamo prendere il controllo di Elizabeth, raccogliendo semplicemente oggetti sparsi per la mappa evitando i soldati nemici. Il problema sta nel fatto che l’intero spazio di gioco è composto da cinque grandi aree riferite ai punti cardinali del regno e dalla sua capitale. La grandezza di questa mappa, esplorabile solo sul dorso del Boar Hat, rende fastidiosa e lunga la ricerca delle nuove missioni secondarie da affrontare, non segnalate in altro modo. Completare queste missioni è però essenziale, visto che come detto prima aiutano a riempire il più possibile i buchi della trama e, soprattutto, permettono di ottenere degli item in grado di potenziare i nostri cavalieri.

The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia

Il sistema di potenziamento è composto da una mappa contenente delle caratteristiche da sbloccare, come la sferografia in Final Fantasy X. Per sbloccare tali potenziamenti (che comprendono power up di attacco, difesa e altri aspetti secondari) è quindi necessario prendere parte agli eventi secondari, che ci permetteranno di completare la storia più facilmente. Come sistema è piuttosto semplice da comprendere e facile da completare, permettendo di assegnare liberamente i potenziamenti a tutta la squadra.

Una lama a doppio taglio.

Passando al lato puramente tecnico, le arene di gioco sono un altro punto fondamentale di The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia. Nonostante abbiamo apprezzato la loro fedeltà e l’enorme quantità di dettagli al loro interno, ci dispiace affermare che la bellezza occlude l’efficienza. Alcune di queste mappe si rivelano troppo piccole per ospitare degli scontri fra diverse classi e, come se non bastasse, sono riempite di ostacoli. Questi  (che possono includere rocce, rialzi e così via) rendono il gioco più affascinante e realistico ma sono un danno per i maghi e per coloro che combattono dalla distanza: esaurita la barra magica, quelle classi rimangono inermi davanti a un nemico più potente sul lato fisico e ciò rende l’incontro sleale. Una critica simile è quella mossa contro il puntatore automatico che, fuori da ogni logica, non bersaglia il nemico più vicino, ma uno a caso molto più distante, rendendo il giocatore inerme contro gli avversari alle proprie spalle.

Quest’ultima fasidiosa cosa avviene soprattutto negli scontri contro tanti nemici, simile alla modalità esplorazione dei vecchi Naruto Ultimate Ninja su PlayStation 2: in quei casi il gioco mostra tutti i suoi punti deboli, subendo anche dei cali di frame rate a causa della mole di nemici, il numero di ostacoli animati e non nella mappa e i continui effetti grafici delle mosse dei vari personaggi.

Togliendo i problemi legati al frame rate e agli ostacoli in alcune arene, bisogna ammettere che le aree di gioco sono particolarmente piacevoli anche a livello grafico, con una colorazione incantevole e a tratti realistica: il lato artistico è sicuramente apprezzabile e suggestivo, degno dell’opera originale. Finalmente, un picchiaduro giapponese che sfrutta le potenzialità grafiche della PS4. Le musiche, seppur non memorabili, sono piacevoli e si intonano molto bene con l’ambientazione e le situazioni, purtroppo senza mettere un cerotto sulla ferita lasciata aperta dalla scarsa qualità narrativa del gioco.

Per il livello di sfida, siamo lieti di constatare che il gioco non se la cava male: preoccupati dall’assenza della possibilità di scegliere livello di difficoltà, siamo stati smentitoi dall’ottimo lavoro svolto nel bilanciare ogni personaggio in modo che ogni giocatore possa utilizzare al meglio qualsiasi cavaliere, persino Hawk. Con un briciolo di accortezza, conoscendo i personaggi e le varie battaglie legate a essi all’interno del manga, è possibile affrontare con serenità molte sfide altrimenti difficili. Con i bonus e i malus per lo più bilanciati (tranne per Merlin, lei è semplicemente troppo forte, N.d.r.) le battaglie PVP si basano esclusivamente sulla bravura del giocatore e non solo sulla qualità del personaggio scelto.

The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia


The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia non è un gioco per gli estranei all’opera originale, sebbene abbia un battle system funzionale e capace di divertire come pochi altri. I troppi difetti gli impediscono di spiccare il volo, soprattutto quelli riguardanti la trama, ben lontana dalle capacità narrative di un Naruto Ultimate Ninja Storm. Peccato per l’occasione sprecata.

6.8

Pro

  • Personaggi fedeli ed equilibrati
  • Graficamente piacevole
  • Battle system efficace e divertente
  • Buona varietà e numero di missioni secondarie
  • Livello di sfida apprezzabile, ma in generale basso

Contro

  • Pessima gestione della narrazione
  • Arene alle volte eccessivamente piccole e con troppi ostacoli
  • Missioni secondarie noiose da trovare nella mappa e mal gestite
  • Non adatto a chi non conosce l'opera originale
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2 Commenti

    1. Zeldris ovviamente è nel manga, ma cronologicamente parlando Meliodas si doveva scontrare con il Comandamento della Verità, Galand, che mena per bene tutti i Sins presenti. Lo scontro fra Meliodas e Zeldris avviene molto tempo dopo. Galand è il primo comandamento visto dai protagonisti.

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