Gamescom 2012 – Rayman Legends

Dopo il successo ottenuto da Rayman Origins lo scorso anno era normale attendersi eventualmente un flop da parte di Rayman Legends quest’anno: bissare un capolavoro al giorno d’oggi, soprattutto continuando a soggiacere alle regole di mercato, soprattutto se quello videoludico, non è mai stato facile. Ubisoft però, così come Michel Ancel, restano fuori dal coro sovente – non pensiamo, però, ad Assassin’s Creed, l’emblema della monotonia videoludica – e la nostra sessione di hands on di Rayman Origins su Nintendo Wii U alla Gamescom di Colonia ha fugato diversi dubbi.

Partiamo con il dire che Rayman Origins sarà esclusiva per Wii U e sarà compreso nella line-up di lancio, senza però avere una data precisa né per il titolo né per la console: non ci sono segreti, effettivamente. Semplicemente non si sa. La decisione è particolare, condivisibile, discutibile, ma indubbiamente avrà la sua motivazione: dopo aver spopolato, quindi, su Xbox360, su Playstation 3, su PsVita e, anche se meno, su 3DS, l’uomo melanzana si preoccuperà di giustificare l’acquisto della nuova casalinga della grande N. L’abbiamo valutata killer application, per ora, ma nonostante questo Legends ci ha dato la possibilità di storcere il naso diverse volte.

Ubisoft ha indubbiamente percorso una strada fino a un bivio, al quale ha dovuto scegliere che storia dare a Rayman: un secondo capitolo identico a Origins, frenetico, sfrenato, colorato, musicale, o aggiungere qualcosa di più, magari con maggior componente action – sì, purtroppo l’hanno fatto – e andando a intaccare anche l’armonia del titolo in sé. Iniziamo la prova di Rayman Legends in tre giocatori e uno di questi è ovviamente Murphy: è proprio su quest’ultimo che si posano tutti i dubbi del gioco. Si potrà giocare in singleplayer o saremo costretti a chiamare un amico per avere un’esperienza di gioco totale? Rispondiamo subito a questo dubbio, che sicuramente attanaglia tutti coloro i quali hanno goduto di Origins, che si è guadagnato il titolo di platform dell’anno. Sarà possibile giocare da soli, guidando Rayman, attraverso il controller del Wii U, ma il gioco in sé risulterà essere monco.

La presenza di Murphy è abbastanza essenziale per il raggiungimento di determinati obiettivi. Durante l’intero livello vi saranno funi da spezzare, per far cadere tronchi sui quali saltare, situazioni ambientali che soltanto Murphy potrà ricreare, come delle manopole da far girare e quindi permettere agli altri di raggiungere luoghi diversi, e, infine, sarà il perfetto accompagnamento nei livelli musicali, che rappresentano, a ora, indubbiamente uno dei pregi di questo nuovo capitolo. Murphy, infatti, sarà impegnato a comparire su schermo tramite il touchscreen del pad del Wii U colpendo, come in uno dei più ovvi ritmici, gli obiettivi al momento giusto scatenando non solo un suono da batteria, che quindi porterà il ritmo, ma modificando anche alcuni aspetti fondamentali per il gioco. Tra questi, a esempio, sarà possibile far scorrere Murphy sugli Electoons gialli per renderli viola, così da far aumentare la loro valutazione: proprio come si faceva in Origins trasformandoli in rosso per qualche istante. Potete benissimo intuire che senza il secondo giocatore, quindi, Rayman Legends sarà monco. Comunque ai nostri interrogativi sul singleplayer non abbiamo avuto risposte troppo profonde essendo stata la demo preparata il multiplayer. Ubisoft, quindi, dimostra di avere una maniacale necessità di offrire un prodotto da giocare in comunità, in compagnia, dimenticando che spesso il videogioco è anche evasione e una scusa per passare del tempo da soli divertendosi come meglio si crede. 

Parlando dell’esperienza videoludica in sé è impossibile non avanzare una leggera, ma esclusivamente perché Origins ha realmente dettato legge, critica alla decisione di aumentare la componente action. In uno dei livelli provati – in totale erano tre, di cui uno musicale – a circa metà stage ci troveremo a dover fronteggiare non solo dei nemici che ci si pareranno davanti, ma anche altri che arriveranno da dietro e degli altri che scaleranno le mura del castello con delle scale, arrivando praticamente dalla parte inferiore dello schermo. Niente di difficile o di estremamente pericoloso, dato che gli avversari verranno sbaragliati in pochi istanti, ma indubbiamente qualcosa di ridondante. Il ricordo di Rayman che corre nei livelli di Origins con il dorsale destro perennemente premuto e colpisce soltanto chi gli ostacola la strada è ancora troppo forte per sopportare di dover interrompere la nostra corsa e ingegnarsi in una battaglia con diversi avversari. Una decisione che potrebbe non risultare vincente, ma che dovrà essere analizzata in sede di recensione indubbiamente.

Terminiamo con le note positive, specificando però che le precedenti non vogliono risultare negative, ma esclusivamente segnalare dei nei che potrebbero risultare fatali. I colori delle ambientazioni e del gioco in sé sono decisamente migliorati e la differenza grafica tra le due versioni è abbastanza visibile: un’illuminazione più attiva e delle realtà più cartoonesche rendono questo Rayman Legends ancora più bello da giocare. Così come i livelli musicali – anche se, purtroppo, la colonna sonora è praticamente identica a quella di Origins, se non con delle modulazioni diverse – rappresentano un vero piacere per le orecchie: correre all’impazzata a ritmo di musica, mentre uno dei tre giocatori comandava Murphy, era indubbiamente di grande spessore artistico, degno di questo titolo e prodotto. 

Al termine dalla nostra demo, comunque, abbiamo decisamente constatato che per ora Rayman Legends, tra i vari titoli che abbiamo potuto testare qui alla Gamescom per Wii U, rappresenta, come detto anche in precedenza, la killer application per la nuova console Nintendo. Una volta, inoltre, acclarato che la modalità singleplayer può ancora offrire qualcosa di importante e assicurarsi un posto decisamente più importante di quella multiplayer, avremo sicuramente un prodotto di pari qualità rispetto a Origins, ma senza nulla di più. Non possiamo aspettarci un capolavoro ogni anno dopotutto.

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