Bye Sweet Carole Recensione
Ho appreso dell’esistenza di Bye Sweet Carole di recente e il gioco di The Little Sewing Machine mi ha subito incuriosito nello stesso modo in cui ha probabilmente incuriosito te; tramite l’art design. L’idea di un puzzle horror in stile Clock Tower animato con un artstyle simile a Biancaneve (e alla Disney dell’epoca d’oro in generale) è curiosa.
Ci sono ovviamente dei rischi in un progetto del genere, primo tra tutti il riuscire a realizzare un Clock Tower moderno, considerando come gli stessi creatori originali della serie abbiano fallito a riproporre la formula. Poi c’è la pura e semplice difficoltà del creare un’opera animata di livello, aggravata dalla complessità aggiunta dell’interattività del videogioco.
Bye Sweet Carole Recensione
“Se le cose non ci appaiono come vorremmo, proviamo a guardarle da un’altra angolazione” è una delle tante frasi ricorrenti nella sceneggiatura di Bye Sweet Carole e a differenza di altre che non riescono ad avere l’impatto desiderato, questa mi è rimasta. Non perché sia particolarmente illuminante o profonda, ma perché incapsula bene il mio rapporto con la nuova opera di Chris Darril.
Molti aspetti del gioco non appaiono come vorrei, eppure se guardo la mia esperienza da una diversa angolazione non posso che ritenermi soddisfatto dalle ore investite per vedere il finale della storia di Lana. Complice anche un prezzo molto conveniente di venti euro, devo affermare come Bye Sweet Carole sia un titolo da provare.
Per quanto nel corso della recensione mi dovrò soffermare su alcuni obiettivi difetti, vi invito a giocarlo. La sua struttura Clock Tower-iana non è per tutti e potreste trovarvi davanti a un frustrante capitolo 4, ma vale la pena spingersi fino alla conclusione.
Meraviglia statica
Diversamente da quanto faccio di solito, voglio iniziare la recensione dal comparto grafico. Normalmente sono altri gli aspetti di un videogioco che reputo essenziali nella mia esperienza. La grafica deve semplicemente essere all’altezza e non detrarre dagli elementi più importanti che possono essere il combat system, il level design o il narrative design, in base al videogioco.
Per Bye Sweet Carole la situazione è un po’ diversa, sia per le premesse con cui probabilmente vi avvicinerete (e mi sono avvicinato) al gioco sia per la struttura stessa dell’avventura. In breve, Little Sewing Machine punta tutto sulla presentazione, sulla ricreazione di un cartone animato dell’epoca d’oro Disney in forma interattiva.

In alcuni capitoli è solamente questo l’appeal principale del gioco, cosa che implica come l’art design sia stato considerato elemento cardine anche del game design. Purtroppo, non sono convinto sia in grado di reggere a pieno il peso dell’intera esperienza.
Bye Sweet Carole è una meraviglia da vedere, tanto da sembrare quasi impossibile. Di rado vediamo cose di questo tipo in ambito videoludico e quando escono sono generalmente punta e clicca molto semplici. Lana invece può muoversi all’interno di livelli bidimensionali, interagire con gli oggetti al suo interno e persino intraprendere del semplice platform.
Un qualsiasi screenshot del gioco vi mostrerà un frame incredibile…peccato che la meraviglia sia solo statica. Il gioco è stupendo quando è fermo ma zoppica molto in movimento. Nonostante la premessa di Bye Sweet Carole sia quella di essere un cartone animato interattivo, pecca nell’essere un buon cartone animato.
Le animazioni sono poche, mancano molti frame d’intermezzo, non c’è tentativo di mimare lip sync (spesso i dialoghi finiscono prima o dopo delle animazioni). Questi difetti sono principalmente nelle cutscene di dialogo, mentre nel giocato la situazione migliora drasticamente, ma considerando la verbosità dei capitoli d’intermezzo, non è possibile soprassedere alla scarsa qualità delle animazioni.
Verbosità e Amore
Il secondo grande pilastro di Bye Sweet Carole è la storia. Se nel comparto grafico devo chiudere un occhio e guardare la situazione da un’altra angolazione, per quanto riguarda la narrazione devo fare la stessa cosa, posizionandomi in modo da poter vedere solo alcuni capitoli e soprassedendo su lunghe spiegazioni che appaiono poco genuine considerando le tematiche in cui va a infilarsi.
Seguiamo le avventure di Lana, una ragazza cresciuta all’interno del Bunny Hall, un orfanotrofio che prepara giovani donne a diventare delle gentildonne per poi sposarsi nell’alta società inglese. La narrazione segue tre filoni paralleli, i quali si intrecciano negli ultimi due capitoli.
Il primo e principale è quello della scomparsa di Carole, migliore amica di Lana, la quale è fuggita dall’orfanotrofio lasciandosi dietro delle lettere che rappresenteranno il principale obiettivo dei vari livelli. Il secondo riguarda la tematica della nascita del femminismo, mostrato dalle lenti di personaggi ancora incastrati a pieno nel modello patriarcale.
L’ultimo parla del regno di Corolla, un mondo parallelo dal quale il nemico principale, Mister Kyn, e la spalla di Lana, il Signor Baelsie, arrivano nella realtà della protagonista, con l’obiettivo di portarla a Corolla e farle ereditare il regno come legittima principessa.
“Se le cose non ci appaiono come vorremmo, proviamo a guardarle da un’altra angolazione” è la frase perfetta per rappresentare il mio dubbio sulla storia. Generalmente ci sono due principali punti di vista che mi piace adottare quando ripenso a una storia, di qualsiasi tipo.

Posso concentrarmi su dove arriva o su come ci arriva. Se mi concentro sul “come”, Bye Sweet Carole è uno sceneggiato salvato in calcio d’angolo prima da un level design divertente nella sua semplicità, poi da un finale che compie una difesa d’aria da far impallidire Paolo Maldini.
Nella breve durata dell’avventura il gioco cerca di fare molto, ma soffre di gravissimi problemi di esposizione. I dialoghi sono pessimi, con lunghissime spiegazioni molto condiscendenti sia sul fragilissimo world building sia sui temi principali di crescita ed emancipazione.
L’intera narrazione avviene durante questi dialoghi, con un utilizzo molto limitato dei vantaggi narrativi portati dal videogioco come medium. In alcuni frangenti mi è sembrato di vedere quello che una parte di videogiocatori lamenta (a torto) sulla trama di Silent Hill f quando sostengono l’opera di Ryukishi07 cerchi di trasmettere arrogantemente la tematica dell’emancipazione femminile mascherando il tutto dietro a un sottile velo narrativo.
Anche per quanto riguarda i temi da romanzo di formazione ci sono dialoghi molto pacchiani che parlano di cosa significhi crescere e della paura di farlo. Tutte tematiche estremamente interessanti e di cui vale la pena parlare, è importante però il come e Bye Sweet Carole inciampa malamente… fino al momento in cui decide di correre.
Quanto detto di negativo sulla storia scompare infatti negli ultimi due capitoli. Non solo il gioco sfrutta bene la sua interattività e la struttura del videogioco per mostrare la superficialità con cui le donne sono trattate ma l’intreccio narrativo diventa estremamente interessante e in una mezz’oretta scarsa prende tutto ciò che Bye Sweet Carole sembrava incapace di dire e lo urla a squarciagola.
Le tre tematiche funzionano molto bene ma sono mal sviluppate. Il loro potenziale si vede benissimo nel finale che sinceramente mi ha lasciato molto soddisfatto e anche commosso, andando a capitalizzare sui migliori elementi del romanzo di formazione, facendo leva sulla realtà femminile del diciannovesimo secolo per arricchire il viaggio di Lana.

Semplicità con qualche spigolo
Nel level design, Bye Sweet Carole è sorprendentemente solido considerando le limitazioni portate dall’artstyle. Si tratta di un puzzle game bidimensionale, tecnicamente categorizzabile come puzzle platformer in stile Limbo (come per esempio Little Nightmares III di cui vi ho parlato di recente).
Nel corso di dieci livelli l’avventura scorre liscia, con enigmi divertenti per quanto sempre molto semplici, ambientati in luoghi esteticamente appaganti. Purtroppo però anche in questo ambito c’è qualcosa che non funziona a pieno e quel qualcosa sono i nemici.
Bye Sweet Carole è pieno di nemici “stalker” dai quali puoi solo nasconderti e alcuni funzionano. Quello di capitolo 5 per esempio è fantastico, con molti scenari variegati con i quali gioca con la mente di Lana e del giocatore ma mai troppo presente e quindi mai frustante.
Altri invece sono il contrario. Nemici basilarissimi che fungono solo da perdita di tempo, incapaci di creare tensione ma molto prolifici nel dispensare frustrazione agendo ad semplici perdite di tempo nel mentre ti dirigi da punto A al punto B per completare un qualche enigma.

Bye Sweet Carole Recensione di un gioco particolare su cui tirare delle conclusioni. Ha delle obiettive limitazioni lato gameplay, una scrittura molto ingenua per una parte consistente dell’avventura e delle animazioni non all’altezza del resto del comparto estetico in stile Disney. Però è anche un titolo dal finale fantastico, con un level design abbastanza raro nell’industria moderna e degli scorci fantastici da ammirare.
Non posso dire di trovarci davanti a un capolavoro, ma se proviamo a guardare il titolo di Sewing Machine dalla giusta angolazione, c’è molto da amare in Bye Sweet Carole.
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Bye Sweet Carole è un'esperienza molto bella...vista dalla giusta angolazione
Pro
- Ottimo finale
- Molto originale
- Level design semplice ma divertente
- Bellissimo da vedere...
Contro
- ..tranne nelle cutscene di dialogo
- Scrittura altalenante
- Alcune gimmick frustranti