Once Upon a Katamari Recensione

Recensito su PlayStation 4

Once Upon a Katamari Recensione Cover

Sono passati cinque anni da quando ho potuto recensire la remaster di Katamari Damacy, gioco che mi ricordò l’epoca d’oro dei giochi sperimentali giapponesi, legato principalmente alla generazione Playstation 2. Allora, parlai di quanto mi mancassero progetti di questo tipo, giochi esterni al panorama indipendente ma comunque fortemente autoriali nelle loro peculiarità.

Lo adorai e fui altrettanto felice di vedere l’annuncio di We Love Katamari REROLL + Royal Reverie, remaster del secondo gioco di cui vi parlai a sua volta, confermando il mio entusiamo. Tuttavia, non pensavo avremmo mai visto un nuovo Katamari. Le remaster furono gradite ma realisticamente, saranno costate veramente poco da produrre, complice l’artstyle immortale dei due giochi.

Once Upon a Katamari Recensione

Invece ecco che Bandai Namco e RENGAME annunciano Once Upon a Katamari durante un Nintendo Direct, primo titolo originale del franchise in quattordici lunghissimi anni, se non si conta il titolo per Apple Arcade uscito sempre quest’anno e di cui non ho esperienza.

In un’industria in cui i Tripla A stanno cadendo sempre più spesso in disgrazia e i giochi indipendenti o medio budget fungono da baluardo della creatività artistica, Once Upon a Katamari è un gioco fuori luogo, pubblicato da Bandai Namco ma testardo nel suo inseguire la solita, folle, esperienza katamari.

Once Upon a Katamari Recensione Cover livelli classici
La mappa per i livelli “sempre più grande” è molto bella e porta alla solita, ridicola escalation.

Rotolando tra le epoche e tra le gimmick

Once Upon a Katamari è essenzialmente il gioco perfetto per un fan della saga che cerca un nuovo sequel. L’esperienza alla base è sempre quella ma la realizzazione della formula di gameplay cerca di evolvere, senza però stravolgere nulla di ciò che ha reso i primi giochi così divertenti.

Il compito è sempre quello, nei panni del Principe, si dovranno arrotolare oggetti vari per costruire delle sfere giganti, così da arrotolare oggetti più grossi e così via, fino all’estrema esagerazione. Lo scenario utilizzato per contestualizzare l’avventura è quello di un viaggio nel tempo, causato come sempre dal Re Katamari che ha danneggiato la pergamena della storia dell’universo.

L’obiettivo è ripararla creando le stelle nel cielo e poi arrotolandole in un katamari per colmare il buco nella pergamena. Si tratta di una variante della solita storia, utile principalmente per dare vita alla comicità del gioco e dare un contesto ai livelli tematici, vera e propria novità di Once Upon a Katamari.

Once Upon a Katamari Recensione Sottomarino
Alcuni livelli hanno gimmick particolari tra cui il cambiare in base alle tue azioni.

Invece di arrotolare città giapponesi moderne, espandendosi man mano fino a inglobare l’intero mondo, si dovranno arrotolare…città del Giappone medioevale. Ci sono varie epoche in Once Upon a Katamari ma funzionano tutte come supporto allo stage principale, quello dove avranno luogo i classici livelli “Più grande possibile” e “Più veloce possibile”, ossia il Giappone medioevale.

Questa struttura è interessante perchè va ad arricchire la parte più “hit or miss” dei Katamari, cioè i livelli Gimmick. Il loop del level design è essenzialmente questo: si inizia da un livello in cui l’obiettivo è fare la sfera più grossa possibile in un certo limite di tempo, si prosegue nella variante dello stesso livello in cui si deve arrivare a una certa dimensione ma con tempo potenzialmente infinito, poi si passa a due o tre livelli gimmick.

Queste gimmick si collocano nel genere di “arrotola certi oggetti con delle limitazioni” e in passato condividevano spesso le mappe con i livelli principali. La scusa del viaggio nel tempo serve a dare un tema per staccare i vari livelli gimmick e ambientarli in mappe completamente diverse, creando anche gimmick specifiche per le varie epoche.

Once Upon a Katamari Recensione Socrate
I livelli gimmick portano una buona varietà e non annoiano, pur essendo molti più che in passato.

Nella zona preistorica per esempio è tutto gigante e l’obiettivo è arrotolare dei dinosauri o cucinare del cibo per i cavernicoli (l’accuratezza storica è ovviamente perfetta, Once Upon a Katamari è destinato ad essere una fonte primaria per gli storici mondiali), nella zona greca bisogna arrotolare i grandi filosofi, leggendo le loro citazioni più famose una volta presi.

Ciò funge da doppio vantaggio per il gioco, non solo permette di espandere il level design di Katamari, usando la formula base di appiccicare l’ambiente per creare nuovi obiettivi, ma anche per proporre nuovi assurdi scenari. Personalmente è un’idea che ho apprezzato e un buon modo di togliersi dal problema di cosa fare con Katamari dopo aver già arrotolato l’universo in We Love Katamari REROLL.

Nuovi collezionabili…meno ispirati

Un elemento essenziale dei Katamari è quello di avere collezionabili nascosti nei livelli e Once Upon a Katamari espande il lato collechtaton dell’esperienza, inserendo non solo i classici cugini e regali, ma anche tre corone per livello…e non intendo per mappa, come nei due giochi per Playstation 2, ma ogni collezionabile è unico per ogni variante del livello.

Questo porta con sé sia cose positive che negative. Se da una parte è molto comune rigiocare i livelli per cercare eventuali collezionabili mancati (cosa incentivata dal gioco stesso, in quanto ad una seconda run fornirà uno scanner che aiuta nella ricerca) dall’altra il ritmo di gioco mi è sembrato a tratti lento e ripetitivo.

Once Upon a Katamari Recensione Luce
Tornano anche alcuni livelli simili a vecchie gimmick.

La formula Katamari è semplice e Once Upon a Katamari, come i suoi predecessori, non è un gioco lungo ma è più longevo dei due Reroll, cosa molto positiva a mio parere…durante una prima giocata. A livello di completismo invece ho trovato questo nuovo gioco molto meno interessante rispetto ai giochi per Playstation 2, complice la banalità delle corone rispetto ai cugini.

I cugini ci sono ovviamente, però ne ho riconosciuti pochi nuovi…e non metto la mano sul fuoco sul fatto ci siano design originali in quanto non ricordo a memoria tutti i cugini dei REROLL e non ho giocato Touch My Katamari, quindi è possibile non ci siano nuovi collezionabili di quel tipo.

Solita esperienza, solita follia

In definitiva, Once Upon a Katamari è un nuovo Katamari, con qualche novità molto carina ma senza scelte in grado di alterare molto l’esperienza. Il che è un bene o un male in base alla vostra posizione riguardo ai giochi precedenti. Per me è un bene. Non si tratta di un sequel pigro ma potrebbe sembrarvi così nel caso non siate fan della serie.

La voglia del team di creare qualcosa di speciale lo si vede dalla varietà degli stage, dai tentativi di creare nuove gimmick da affiancare ai livelli classici ma anche dalla colonna sonora. Infatti le nuove tracce di Once Upon a Katamari sono bellissime e mantengono benissimo lo stile a cui sono stato abituato dai vecchi giochi.

Once Upon a Katamari è un altro Katamari, nel bene e nel male. Nuove gimmick arricchiscono l’esperienza per i fan della saga e le nuove canzoni sono deliziose, ma l’esperienza è molto fedele a Katamari Damacy. Personalmente, sono sempre stato fan della saga e Once Upon a Katamari era esattamente ciò che serviva dopo quattordici anni di pausa.

9
Once Upon a Katamari è un altro divertentissimo Katamari

Pro

  • La formula Katamari funziona sempre
  • I nuovi livelli gimmick sono divertenti
  • Colonna sonora memorabile

Contro

  • Completismo ripetitivo
  • La follia di Damacy è difficile da superare
Vai alla scheda di Once Upon a Katamari
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