Overwatch – Recensione Versione PC

Vi abbiamo parlato di Overwatch mesi fa in un nostro Hands On, ve ne abbiamo parlato recentemente in sede di lancio con la nostra recensione e ve ne parliamo ancora, perché a quanto pare parlare di Overwatch non è mai abbastanza. Per chi fosse caduto oggi dalle nuvole, stiamo parlando di uno dei giochi più pubblicizzati e più anticipati dell’anno, un gioco che ha battuto ogni record in fase di beta testing registrando numeri a livello di partecipazione fuori da ogni previsione. Battendo in questa sede titoli come Destiny e The Division, si è prepotentemente candidato come miglior gioco dell’anno senza troppi problemi.

A contribuire al largo successo di Overwatch è stato sicuramente un certosino ed eccellente sistema di pubblicizzazione da parte di Blizzard che, pur rilasciando uno sparatutto totalmente orientato verso il multiplayer, ha saputo creare una forte community attorno al suo titolo ancor prima della sua uscita. Questo grazie, ad esempio, a una lore ben costruita ed entusiasmante (di cui potete leggere nella nostra altra recensione) divulgata con fumetti ed eccellenti short movie da fare invidia ai film Pixar. Overwatch non ha una modalità storia o campagna singleplayer, eppure tutti conoscono la storia dei vari personaggi: la rivalità tra Hanzo e Gengji, tanto per citarne una, è già un cult e lo era prima ancora che il gioco fosse rilasciato.

Overwatch - PC - Recensione

Tuttavia il grande hype attorno a Overwatch sarebbe potuto essere una lama a doppio taglio: alla fine dei conti sarebbe potuto essere semplicemente un altro sparatutto e tanta anticipazione si sarebbe ben presto trasformata in delusione. La bravura e genialità di Blizzard, e probabilmente la ragione principale del successo del suo titolo, sta nel non aver lasciato nulla al caso  curando in maniera maniacale tutti i dettagli. Ecco quindi che nella mappa che faceva da setting allo scontro tra Hanzo e Genji ci sono tracce del loro combattimento, oppure la mappa Route 66 è dedicata a McCree che va contro la sua vecchia gang. Questi sono solo alcuni, ma ci sono tanti altri dettagli e accortezze (sopratutto a livello di gameplay che vedremo più avanti) che rendono un gioco normale un grande gioco. Sì perché alla fine dei conti stiamo parlando di un bel gioco, ma comunque niente di straordinario o mai visto.

Overwatch può essere considerato un incrocio tra uno sparatutto e un MOBA (anche se di MOBA ha veramente poco). È senz’altro uno sparatutto, e questo è evidente, però abbandona i canoni tipici di quel genere eliminando il loadout del proprio personaggio a favore di personaggi “già fatti”, proprio come in un MOBA. Addio quindi alla customizzazione tipica degli shooter e benvenuto modello MOBA: personaggi con un nome, un background e sopratutto delle abilità proprie e uniche. Ogni personaggio è dotato di fuoco primario, due skills e una ultimate, il più delle volte devastante e al limite dello scorretto. Ogni personaggio è quindi unico all’interno del roster e ha delle debolezze, dei punti di forza e sopratutto un ruolo all’interno del team. I ventuno personaggi attualmente disponibili si dividono infatti in quattro ruoli: Offensivo, Difensivo, Tank e Supporto. Non serve spiegare cosa fa ogni ruolo, ma è importante notare come avere un team equilibrato è fondamentale per il successo durante la partita. Per quanto banale come possa sembrare, questo concetto è particolarmente vero in Overwatch e il motivo è semplice: ogni personaggio, come detto, ha delle debolezze e dei punti di forza e questo fa si che chiunque può essere counterato da un altro, e per farlo abbiamo la possibilità di cambiare il nostro alter ego a ogni respawn o tornando all’inizio della mappa. Ecco quindi che un semplice sparatutto diventa un gioco di strategia ed equilibri, dove una scelta sbagliata ha come conseguenza il dominio della partita da parte di uno solo dei nostri avversari. Contando che gli avversari sono cinque, bisogna stare molto attenti alle proprie scelte.

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Nella creazione dei personaggi, Blizzard ha fatto un buon lavoro nel non crearne di troppo simili tra loro, lasciando ampia varietà e unicità nella scelta del personaggio che andremo a utilizzare e quindi nel tipo gameplay che affronteremo. Alcuni personaggi sono abbastanza semplici e immediati, facili da capire anche per chi non fosse un esperto giocatore di shooter e/o MOBA. Altri invece sono un incubo per la loro complessità e decisamente sconsigliati per chi inizia ora a giocare. Tutti comunque offrono almeno un minimo di curva di apprendimento prima di essere utilizzati al massimo delle loro potenzialità, ma non si tratta di un problema insormontabile. Il processo di apprendimento risulta comunque veloce e soddisfacente: riuscire a capire, ad esempio, come utilizzare al meglio le skill di Tracer non è immediato, ma una volta apprese riusciremo in trick molto divertenti e sicuramente molto soddisfacenti.

Nonostante la loro unicità all’interno del roster, però, alcuni personaggi sembrano fin troppo simili ad altri di altri giochi. Mercy e Torbjörn ad esempio ricordano tanto personaggi di Team Fortress 2, mentre altri emanano un senso di familiarità meno evidente ma comunque presente, come se Blizzard avesse preso spunto in modo più o meno voluto dal mondo geek e videoludico in generale. Con un minimo di fantasia, D.Va sembra un mini Titanfall, McCree sembra uscito da Red Dead Redemption, Gengji da Metal Gear, Lùcio sembra un moderno Eddie Gordo e così via. Non è qualcosa che da fastidio, anzi, in un certo senso è anche divertente giocare a “trova le somiglianze”.

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Come sempre accade quando è Blizzard a metterci le mani, trovare un difetto tecnico in un loro gioco è un’impresa parecchio complicata. E difatti trovarne in Overwatch non è facile. Il gioco gira perfettamente su PC come su PS4, senza mai un calo di FPS, un crash o altro. Visivamente è perfetto, ogni scelta di colori o design è azzeccata e impeccabile. Un discorso tutto loro meritano le mappe che a livello di design sono praticamente perfette. Tutte spronano all’esplorazione essendo ricche di vie secondarie e passaggi poco evidenti capaci di metterci in una situazione di vantaggio rispetto agli avversari. È molto importante conoscere le mappe per sapere da dove possono arrivare i nemici e poter essere preparati, ma è un lavoro che richiede tanto tempo ed esperienza. L’enorme lavoro sul design è ciò che fa fare a Overwatch il vero salto di qualità e lo differenza e rende superiore alla competizione: senza tanta profondità delle mappe, Overwatch sarebbe un gioco casual alla stregua dei vari Team Fortress, Loadout, Paladins ecc.

Nonostante tutto, siamo comunque riusciti a trovare dei difetti. Il primo e più evidente è un problema di bilanciamento fra gli eroi. Alcuni risultano più forti di altri, e per quanto i fan di quegli eroi dicano che basta saperli counterare, anche con il counter giusto alcuni eroi restano un po’ più forti di altri. Blizzard naturalmente lavora incessantemente su questo punto di vista, ma questi sono problemi che stanno nella natura dei giochi competitive: ci sarà sempre uno o più personaggi leggermente più forti di altri. Il secondo e più fastidioso problema è quello riguardante il Tick Rate. Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando, il Tick Rate è la frequenza con cui il server aggiorna il gioco. Se ad esempio un server ha un rate di 64, vuol dire che manda sessantaquattro pacchetti al secondo al client. Questi pacchetti contengono update dello stato del gioco e tra questi ci sono informazioni riguardanti la posizione di oggetti e personaggi in un dato momento. Nel nostro caso, il client ha un rate di 20, per cui anche se il server ha un rate più alto, il gioco sarà comunque aggiornato venti volte al secondo: troppo poco per uno sparatutto e sopratutto troppo poco per uno frenetico come Overwatch. Il risultato è quel fastidioso fenomeno di venire colpiti anche se abbiamo, ad esempio, già girato un angolo per prendere copertura. Blizzard ha intenzione di rendere Overwatch un gioco competitive, ma problemi come questo sono davvero seri se visti in quell’ottica e qualcosa va fatto per risolverli.

Overwatch - PC - Recensione

Un ultimo appunto che ci sentiamo di fare a Overwatch è quello riguardante il prezzo. Siamo sicuramente di fronte a un gioco eccellente, ma comunque non unico. Ha della competizione e per la maggior parte si tratta di competizione con giochi Free-To-Play. Possono essere meno belli, meno pubblicizzati, ma esistono. Se volessimo essere maliziosi, diremmo che Blizzard abbia fatto leva sul suo nome per giustificare il prezzo così alto di 40 € (solo per la versione base), tanto tutti l’avrebbero comprato ugualmente. Ma volendo pure soprassedere su questo fatto, quello che davvero non abbiamo gradito è stata la presenza di micro-transazioni per l’acquisto di oggetti cosmetici all’interno del gioco. È vero che tutto quello che può essere comprato con i soldi veri può anche essere ottenuto con le lootbox o con la moneta in-game, ma è tutto dominato da drop a caso e risulta piuttosto frustrante. Ci sembra insomma una caduta di stile chiedere tanti soldi per l’acquisto del gioco e poi proporre anche acquisti in-game.

Overwatch - PC - Recensione

Overwatch è sicuramente il gioco di punta di questa stagione, il più atteso, il più giocato, quello di cui si parla di più. E giustamente. È eccellente sotto quasi tutti i punti di vista: personaggi, lore, design. Trovare dei difetti è stato difficile, ma li abbiamo trovati. Niente a cui Blizzard non possa provvedere, probabilmente anche in tempi brevi vista la loro intenzione di rendere Overwatch un gioco competitivo. Se la barriera del prezzo d’acquisto non è un problema per voi, non vi resta che acquistare questa piccola perla e passare un’estate sicuramente molto impegnata.

8

Pro

  • Lore ben costruita
  • Graficamente e tecnicamente perfetto
  • Molto divertente

Contro

  • Tick Rate
  • Prezzo e microtransaction
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