Daymare: 1998 – Recensione PlayStation 4

Recensito su PlayStation 4

La fine degli anni ’90, videoludicamente parlando, è stata un’età dell’oro sotto molti aspetti, tra i quali è sicuramente da ricordare lo sdoganamento dei survival horror al grande pubblico delle console. Quello che fino ad allora era stato tentato – in maniera riuscita, ma ormai dimenticata – da Alone in the Dark, era stato ripreso tra il ’96 e il ’98 da Capcom con la serie Resident Evil, che negli anni successivi avrebbe dato il via alla produzione di massa di una serie infinita di cloni.

Daymare: 1998 – già disponibile per gli utenti PC e in approdo ora anche sull’attuale generazione di console – nasce proprio con l’intento di omaggiare i survival horror dei primi anni, proponendoci una storia, un gameplay e un feeling generale dell’esperienza quanto più fedele a quello che gli utenti PsOne ancora oggi ricordano con nostalgico affetto. Il risultato è un’esperienza terrificante… aggettivo da intendersi sia in senso buono che – purtroppo in alcuni frangenti – anche cattivo del termine.

Daymare: 1998

Tre storie, tre incubi

Il lungo filmato introduttivo di Daymare: 1998 trasporta immediatamente il giocatore nel mood degli horror anni ’90: un virus in grado di mutare gli umani in violenti non-morti, un laboratorio sotterraneo da cui il virus sfugge, dei soldati pronti a tutto per portare al proprio capo la potentissima arma batteriologica. Insomma, gli ingredienti ci sono tutti e, incredibilmente, sono remixati abbastanza sapientemente da offrire una trama che nonostante essere palesemente ispirata a Resident Evil riesce ad appassionare.

La narrazione risulta interessante anche per il mix di personaggi che è possibile impersonare durante l’avventura: partendo dallo spietato agente Liev, per passare poi al controllo della guardia forestale Samuel e dell’agente speciale Raven, assistere agli eventi attraverso gli occhi dei tre protagonisti rende l’esperienza sempre avvincente. A dire il vero Samuel è il personaggio emotivamente più forte dei tre perché, tralasciando le motivazioni personali che lo spingono a gettarsi nella mischia (che vi lasciamo scoprire per evitarvi importanti spoiler, N.d.R.), rispetto agli altri due che sono agenti addestrati è l’unico con una caratterizzazione che favorisce l’empatia, permettendo al giocatore di immedesimarsi maggiormente in un povero signor nessuno con evidenti problemi psicologici, che di punto in bianco si ritrova a imbracciare un’arma e a far saltare la testa agli zombi.

Daymare: 1998

La trama, anche se raccontata frettolosamente in alcuni punti salienti che avrebbero meritato una migliore gestione del ritmo, resta comunque il principale punto di forza di Daymare 1998: vi basti sapere che all’interno del gioco è possibile trovare i classici documenti ma che, in aggiunta, molti di essi riporteranno un codice da inserire sul sito degli sviluppatori per poter accedere a corposi file che vi permetteranno di approfondire ulteriormente tutti i retroscena della trasformazione in zombi degli abitanti di Keen Sight. Una lore smisurata e forse eccessiva – non saranno molti i giocatori che leggeranno tutti i documenti – ma che dimostra l’attenzione che Invader Studios ha riposto nella sua creatura.

Daymare: 1998

Enigmi, proiettili e (pochi) caricatori

Un altro piacevole aspetto del ricalcare i survival horror alla Resident Evil 2 è la presenza degli enigmi: Daymare 1998, durante le circa 8 ore necessarie a completare l’avventura, ne propone di interessanti e dal giusto grado di sfida, alcuni dei quali richiederanno un’attenta esplorazione dell’area di gioco e un discreto utilizzo di materia grigia per essere risolti. La presenza di questi puzzle controbilancia l’azione in maniera egregia, riportando la mente ai fasti di un’epoca che, purtroppo – e lo abbiamo visto con il recente Resident Evil 3 Remake – difficilmente riuscirà a imporsi nuovamente in un mondo di giochi horror sempre più improntati sull’azione.

Altra caratteristica fondamentale di Daymare:1998 è la gestione delle armi: tutto l’inventario – contenente al solito armi, munizioni, oggetti curativi e oggetti importanti – è visibile attraverso un mini computer al polso dei protagonisti che, una volta aperto, non ferma l’azione di gioco. Come accadeva in Dead Space, quindi, aprire l’inventario è già di per sé un rischio, perché bisogna comunque sempre tenere un occhio sulla zona circostante per assicurarsi che non arrivino nemici. Pregevole poi il caricamento delle armi, gestito in maniera decisamente realistico: i proiettili nell’inventario vanno combinati con i caricatori a disposizione e, cambiando velocemente un caricatore che contiene ancora dei proiettili, questo cadrà a terra. Se non lo raccoglierete a fine scontro, lo perderete insieme ai preziosi proiettili inesplosi e data la scarsità di questi ultimi, fondamentali soprattutto ai livelli di difficoltà più elevati, vi consigliamo sicuramente di non lasciare nulla indietro. È possibile fare un cambio caricatore più lento, azione con la quale il personaggio ripone il caricatore in uso nell’inventario prima di sostituirlo con quello pieno: ovviamente questa non è una scelta consigliabile nella concitazione di uno scontro, con il gioco che spinge a utilizzare ogni momento di tranquillità per rifornire il proprio armamentario e farsi trovare così sempre pronti al successivo attacco.

Daymare: 1998

In tutto questo, ottimo, sistema, segnaliamo comunque qualche neo: per un breve periodo il gioco ci ha impedito di ricaricare la pistola perché, anche se avevamo proiettili nell’inventario, eravamo rimasti senza un caricatore di riserva, con il personaggio che si rifiutava di riporre quello vuoto (che avrebbe lasciato l’arma senza caricatore) siamo stati costretti a evitare gli scontri finché non abbiamo trovato un nuovo caricatore da utilizzare. Segnaliamo anche una strana distribuzione degli oggetti in game, che ci ha visto scovare parecchie fiale per aumentare la percezione e la stamina dei personaggi, a fronte di una penuria di oggetti curativi: ai livelli di difficoltà più elevati, dove è imperativo fuggire agli zombi più deboli per risparmiare proiettili, è facile venire presi e feriti, e qualche medikit in più avrebbe di certo reso l’esperienza meno frustrante.

Daymare: 1998

1998 anche in grafica?

Invader Studios è un piccolissimo team formato da una dozzina di persone e il lavoro svolto per ottimizzare Daymare: 1998 è encomiabile. Fatta questa premessa, anche se il risultato è lodevole dobbiamo segnalare come l’Unreal Engine 4 sia stato sfruttato solo in parte: se l’illuminazione e la realizzazione tecnica di alcune ambientazioni è davvero riuscita, come contraltare abbiamo dei modelli poligonali (soprattutto i volti) dei personaggi che sembrano dei pupazzi di plastica, con animazioni ed espressioni del viso che paiono davvero realizzate nel 1998. Per quanto il tutto funzioni – e, in un certo senso, rientri nell’ottica di restituire un’esperienza quanto più vicina ai Resident Evil di fine anni ’90 – il comparto tecnico meritava sicuramente un’attenzione maggiore. È qui che si nota il gap più grande tra questa produzione e quelle di uno studio gigantesco come Capcom: piccoli particolari come la rifinitura delle icone, la leggibilità e usabilità dell’inventario, la comodità della mappa, le animazioni quanto si usa un oggetto,… sono tutti piccoli elementi di cui alla lunga in Daymare: 1998 si sente la mancanza.

Sebbene il problema sia già stato risolto, vi segnaliamo che alla ricezione del codice per la recensione siamo incappati in un bug grafico che faceva letteralmente scomparire alcune parti della mappa, rendendo di fatto il titolo ingiocabile in alcuni punti. Gli sviluppatori sono corsi immediatamente ai ripari con una patch correttiva che ha reso l’intera esperienza decisamente più godibile e bella da vedere, ma siamo stati costretti a cancellare e reinstallare il gioco per far sì che tutto funzionasse a dovere. Se sarete acquirenti al day one del gioco, pertanto, vi consigliamo di attendere il download di tutti gli aggiornamenti prima di iniziare la vostra prima run, in maniera tale da permettervi di godere appieno del lavoro di affinamento fatto dagli sviluppatori.

Chiudiamo con un plauso al comporto sonoro: degli effetti sonori splendidamente realizzati si accompagnano a musiche altrettanto ispirate, che trasmettono la giusta angoscia e fanno sì che la memoria torni con nostalgia a quel Resident Evil 2 che tutti a suo tempo abbiamo amato alla follia.

Daymare: 1998


Daymare: 1998 fa di tutto per mantenere la promessa di farci vivere un’esperienza il più possibile vicina ai Resident Evil degli anni ’90. Con una telecamera alla Resident Evil 4, zombie coriacei, pochi proiettili (da gestire con un sistema estremamente realistico), diversi enigmi e una trama ben scritta che si dipana mettendo il giocatore nei panni di ben tre personaggi differenti, le premesse ci sono tutte. Peccato per la mancanza di alcune rifiniture al gameplay e al comparto tecnico, che avrebbero permesso al titolo di rivaleggiare contro mostri sacri tripla A come i recenti remake dei primi due Resident Evil. Se siete fan dei survival horror vecchio stile resta comunque l’esperienza più vicina a quel grandioso periodo storico, in grado di regalarvi un nostalgico salto nel passato di una discreta longevità. Il nostro consiglio è di farvi un giro senza troppe aspettative, in modo da godervi il titolo per quello che è: una celebrazione di un tempo in cui l’horror faceva ancora paura.

7.6

Pro

  • Tutto lo spirito dei primi survival horror
  • Enigmi dal giusto grado di sfida
  • Interessante la gestione realistica dei proiettili
  • Storia profonda e ben raccontata...

Contro

  • ...ma frettolosa in alcuni momenti
  • Meritava piccoli affinamenti nel gameplay
  • L'Unreal Engine 4 graficamente poteva fare di più
Vai alla scheda di Daymare: 1998
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