Clive Barker’s Hellraiser Revival Provato – Gamescom 2025

A differenza dei suoi orrorifici compagni di genere, Pinhead non è mai stato principale protagonista di un videogioco, ed evidentemente Saber Interactive e Boss Team hanno detto "È ora!"

Hellraiser Revival Provato - Gamescom 2025

Tratto da una novella di Clive Barker chiamata “The Hellbound Heart”, Hellraiser è sicuramente da annoverare fra i volti più noti del genere horror, complici i chiodi che gli penetrano la faccia. Dal 1987 sono arrivati 11 film, sul grottesco personaggio, tutti ruotanti attorno ad un misterioso cubo e alle creature che “risolvere” il cubo comporta. Dopo una collaborazione con Dead by Deadlight, Hellraiser è pronto a prendere il palco come principale protagonista di un suo gioco.

Lavorare al primo vero gioco di Hellraiser è stata un’avventura che mi ha portato nei meandri più oscuri della mia immaginazione”, ha dichiarato Clive Barker. “La dedizione dimostrata da Saber e Boss Team Games è davvero notevole. Si sono immersi nell’universo di Hellraiser, catturandone l’essenza – il fascino seducente della sofferenza, la bellezza nel grottesco – e hanno forgiato una narrazione che invita giocatrici e giocatori a “varcare la soglia”. Sono ansioso che sia i curiosi che i dannati possano sperimentare questo nuovo capitolo del mito di Hellraiser, dove ogni momento è in bilico tra incubo e rivelazione“.

Hellraiser è il franchise horror per eccellenza e si presta perfettamente a un videogioco”, ha dichiarato Matthew Karch, CEO e co-fondatore di Saber Interactive. “Saber ha già avuto successo con IP horror in passato, e lavorare insieme a Clive per creare un gameplay teso e una nuova storia che approfondisce le profondità contorte del dolore e del piacere è stata una vera gioia. Non vediamo l’ora di aprire le porte dell’inferno”. [fonte]

In Clive Barker’s Hellraiser Revival siamo Aidan, costretto a sbloccare i poteri oscuri della Configurazione Genesi, il cubo misterioso di cui parlavo prima, per salvare la sua ragazza dal più letterale degli inferni. Come Aidan, dovremo usare le abilità del cubo per sopravvivere al patto fatto con il facciachiodato Pinhead (doppiato da Doug Bradley, uno dei Pinhead forse più memorabili e sicuramente più amati di sempre) e combattere contro il culto che adora lui e gli altri cenobiti.

Clive Barker’s Hellraiser Revival Provato – Gamescom 2025

La creatura di Clive Barker non è mai stata solo un racconto dell’orrore, ma una riflessione disturbante sul piacere, sul dolore e sull’abisso che si apre quando i due concetti si confondono fino a diventare indistinguibili. Con Clive Barker’s Hellraiser Revival, il franchise torna a vivere in forma videoludica, e lo fa senza compromessi: l’esperienza non cerca di rassicurare o alleggerire la tensione, ma punta a replicare la stessa densità opprimente e carnale che da sempre contraddistingue i film sui Cenobiti.

Le prime impressioni, raccolte da una demo di circa un’ora, mi raccontano di un titolo che prende molto sul serio il materiale originale, rinunciando a facili scorciatoie di genere. Non è un survival horror “alla Resident Evil”, che era un po’ la mia paura iniziale, né un’avventura narrativa più tradizionale: Clive Barker’s Hellraiser Revival vuole immergerti in un viaggio disturbante, difficile da sostenere a lungo, ma per questo fedele allo spirito dell’opera da cui prende vita.

La storia si apre con una scena audace, quasi destabilizzante per il medium videoludico: un rapporto sessuale esplicito tra Sunny e il suo partner, dove l’intreccio fra piacere e dolore porta la donna a cercare nuove sensazioni attraverso l’oggetto proibito per eccellenza, il celebre cubo, perché degli uncini reciprocamente ficcati sotto pelle l’uno all’altra evidentemente non bastano.

L’apertura del manufatto, come da tradizione, richiama i Cenobiti, e la protagonista viene trascinata in un inferno di carne e metallo, dopo essersi offerta a loro, accettando il dolore infinito che promettono.

Noi vestiamo i panni del partner di Sunny, costretto a seguirne le tracce in un viaggio che presto si complica
Noi vestiamo i panni del partner di Sunny, costretto a seguirne le tracce in un viaggio che presto si complica

Noi vestiamo i panni del partner di Sunny, costretto a seguirne le tracce in un viaggio che presto si complica: oltre ai Cenobiti, vere e proprie forze ultraterrene che non incarnano il male ma un ordine superiore, bisogna affrontare anche una setta umana che li venera. Questa organizzazione compie atrocità in nome del culto, aggiungendo uno strato narrativo che mette l’uomo e i suoi desideri perversi sullo stesso piano dei demoni dimensionali, se non persino in un reame di malvagità ancora più ostile e meno sensata, o giustificata.

Non tifare per nessuno

Un aspetto interessante è l’assenza di personaggi realmente con cui empatizzare.

Sunny stessa, così come il protagonista e i membri della setta, appaiono mossi da pulsioni più che da idee vagamente coerenti, o ancora meno da ideali. È una scelta coraggiosa, insolita per un videogioco, che come medium tradizionalmente cerca di offrire figure con le quali ci si possa identificare. Qui, invece, il coinvolgimento nasce dal disgusto, dall’attrazione per il proibito e dal senso di condanna incombente. Incombente ma, ipocriticamente, desiderata quindi meritata.

Uno degli aspetti che più colpiscono è la fedeltà con cui Clive Barker’s Hellraiser Revival tratta la mitologia di Barker. I Cenobiti non sono mai stati pensati come “cattivi” in senso stretto, e il gioco lo ricorda costantemente: essi sono portatori di un ideale, espressione di un ordine che trascende morale e umanità. Non ci sono buoni contro cattivi, ma esseri intrappolati tra pulsioni contraddittorie e conseguenze inevitabili.

Questa ambiguità morale, spesso difficile da tradurre in gameplay, diventa qui parte integrante dell’esperienza. I Cenobiti non vengono affrontati come boss da sconfiggere, almeno non per la prova che ho avuto modo di giocare. Sono più presenze ineluttabili, inevitabili. Sono come il dolore e il piacere: ci sono sempre state. La fedeltà all’opera e al mondo narrativo di Barker non si limita alla narrativa: l’estetica degli ambienti e il sound design riprendono e aggiornano le suggestioni del film originale.

Visivamente sto comunque parlando di una delle esperienze più mirate al disgusto che io abbia giocato da un po’ a questa parte
Visivamente sto comunque parlando di una delle esperienze più mirate al disgusto che io abbia giocato da un po’ a questa parte

Visivamente sto comunque parlando di una delle esperienze più mirate al disgusto che io abbia giocato da un po’ a questa parte. Cadaveri divelti, mutilati, ricuciti in posizioni e combinazioni “particolari”, mani tagliate, mandibole rimosse. Se siete sensibili, Clive Barker’s Hellraiser Revival non è proprio per voi. La demo provata mi ha messo davanti ad una progressione chiara: fase esplorativa, puzzle ambientali, crafting e una sequenza di fuga culminante in un incontro con un Cenobita.

Le meccaniche di base non cercano di reinventare il genere: ci si può inginocchiare, correre, osservare e interagire con oggetti. Il crafting, almeno in questa fase, è ridotto agli oggetti curativi, eliminando elementi più complessi per mantenere il focus sulla sopravvivenza immediata. I puzzle ambientali spaziano da semplici recuperi di chiavi a enigmi più articolati, come la decodifica di quadri per ottenere combinazioni.

Il cuore dell’esperienza, però, è la fuga, nel mio caso prima dal complesso dominato dalla setta e poi dall’inferno di Hellraiser. Qui la tensione cresce in modo quasi insostenibile, senza pause né momenti di decompressione. L’incontro con il Cenobita alla fine della demo non rappresenta tanto uno scontro in senso tradizionale, quanto un’apoteosi dell’esperienza: trovarsi di fronte a un’entità che non puoi davvero fermare, ma solo evitare, rafforza l’idea di impotenza che permea tutto il gioco.

Dal punto di vista grafico, Hellraiser Revival è un titolo già solido, con modelli e ambienti dettagliati
Dal punto di vista grafico, Clive Barker’s Hellraiser Revival è un titolo già solido, con modelli e ambienti dettagliati

Alt(r)a tensione

L’aspetto forse più riuscito di Clive Barker’s Hellraiser Revival è l’atmosfera. A differenza di altri horror contemporanei, che alternano momenti di calma a esplosioni di terrore, il titolo mantiene costantemente la tensione alta. Non c’è respiro, non c’è tregua. Questa scelta, se da un lato è coerente con l’opera di Barker, dall’altro solleva dubbi sulla sostenibilità dell’esperienza nel lungo periodo. Nel senso di quante ore consecutive uno riesce a giocarci…

Il design gotico, il sound design disturbante e la rappresentazione dell’inferno cenobita contribuiscono a un senso costante di oppressione che sì si alterna a letterali dungeon nel mondo umano, ma un momento di respiro non c’è davvero mai. Ogni corridoio, ogni stanza sembra voler soffocare, torturare, tanto che persino le sonorità metalliche e stridenti sembrano quasi un sollievo, nell’amplificare la sensazione di disagio.

Dal punto di vista grafico, Clive Barker’s Hellraiser Revival è un titolo già solido: i modelli e gli ambienti risultano dettagliati, con qualche incertezza nelle animazioni facciali e nel sincronismo del doppiaggio, difetti comunque attesi in una versione pre-alpha come quella che ho giocato. Ho l’impressione che il comparto tecnico sia in grado di sostenere senza difficoltà l’ambizione estetica del progetto, lasciando al team il compito di rifinire i dettagli per evitare stonature in un’esperienza che fa dell’immersione totale il suo punto di forza… e forse la sua più orrorifica debolezza.

Longevità e sostenibilità dell’esperienza

Uno dei miei principali interrogativi, che purtroppo mi sono insorti solo dopo la prova e distante da un dev da tortuare con le mie domande, riguarda la durata complessiva. Se Clive Barker’s Hellraiser Revival si manterrà costantemente su questi livelli di tensione per 5-6 ore, l’esperienza potrebbe risultare intensa ma sostenibile, ma se il runtime dovesse avvicinarsi alle 10 si rischierebbe di diventare troppo oppresso, alienando anche i più coriacei fra i survival horrorist.

Hellraiser Revival è un progetto che mi ha colpito per la fedeltà con la quale ripropone l'estetica e i temi di Hellraiser
Hellraiser Revival è un progetto che mi ha colpito per la fedeltà con la quale ripropone l’estetica e i temi di Hellraiser

L’assenza di momenti di pausa è al tempo stesso un pregio e un rischio: rende l’opera coerente e radicale, ma limita la varietà del ritmo. Sarà interessante capire se il team sceglierà di introdurre, magari nelle fasi più avanzate, segmenti di maggiore respiro – e in grado di darne a chi ha le mani strette sul pad – senza tradire lo spirito dell’opera.

Hellraiser Revival Provato – Conclusioni

Clive Barker’s Hellraiser Revival è un progetto che mi ha colpito per la fedeltà con la quale ripropone l’estetica e i temi di Hellraiser. In un panorama horror spesso tentato dal compromesso, Clive Barker’s Hellraiser Revival abbraccia fino in fondo l’universo disturbante di Clive Barker, senza edulcorarlo. L’esperienza proposta è estrema, opprimente, e per questo affascinante, seppur preoccupante proprio per quanto in là si spinge.

Mi rimangono legittimi dubbi sulla durata del gioco, ma sono anche sicuro che se il team saprà – o riuscirà a – calibrare il ritmo e rifinire gli aspetti tecnici, il risultato potrebbe essere uno degli horror più memorabili degli ultimi anni in fatto di coraggio e gore messo a schermo. Clive Barker’s Hellraiser Revival, nell’ora in cui si è manifestato davanti ai miei occhi, si è rivelato insomma un’opera disturbante nella sua completa fedeltà alle sue radici.

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